La scienza aguzza la vista
Se ci guardiamo intorno vediamo che siamo circondati da oggetti che sono stati progettati, nel corso del tempo e grazie all’ingegno di una moltitudine di persone, in modo da adattarsi sempre meglio all’uso che ne facciamo: sono fatti su misura per la realtà della vita quotidiana. Infatti, mano a mano che la nostra vita quotidiana cambia, molti spariscono per finire nei musei, sostituiti da oggetti più moderni ed efficienti.
Osserviamo per esempio gli occhiali. Hanno le aste curve alle estremità, per poter essere comodamente appoggiate sul padiglione auricolare, e la curva tra le due lenti serve per essere posata sulla radice del naso. Le lenti devono avere la curvatura concava o convessa, che si adatta agli occhi per correggere la vista. Oggi basta entrare in un negozio e comprare un paio di occhiali: probabilmente nessuno riflette su quanto tempo sia stato necessario per arrivare a questo risultato (a cominciare dall’invenzione e dal perfezionamento del vetro) e su quante persone vi abbiano contribuito nel corso dei secoli.
Alla radice c’era un problema di salute, l’abbassamento della vista, che ha spinto alcune persone a trovare una soluzione. I materiali utilizzati erano a loro volta stati inventati molto tempo prima da altre persone e per altri scopi: in pratica una collaborazione a distanza, una condivisione di esperienze trasportata attraverso i secoli.
Anche ora, nel bel mezzo dell’emergenza Covid-19, ci avvaliamo dell’esperienza di un’infinità di persone del passato e del presente. Come viene spesso ricordato dal dott. Tedros, direttore generale dell’OMS, è solo con la collaborazione di tutti che potremo difenderci con successo da questa grave minaccia.
Bisogna accettare con umiltà che è passato troppo poco tempo per poter conoscere veramente bene questo nuovo nemico dell’umanità. Ci vorranno ancora molti mesi – e tanto lavoro da parte degli scienziati di tutto il mondo – prima di poter affermare con una certa sicurezza di conoscere veramente questo virus, che oltretutto va seguito costantemente perché può cambiare: questo richiederebbe una revisione delle misure adottate per contrastarlo.
Il prof. Christian Drosten, direttore della virologia del Carité di Berlino, ha paragonato la nostra situazione, in cui siamo costretti a reagire nonostante la mancanza di molti dati, a quella di chi deve costruire una nave mentre già sta navigando.
Per costruire questa nave in particolare, cioè per progettare le mosse con cui speriamo di riuscire a difenderci dalla minaccia, bisogna innanzitutto prendere atto che le nostre azioni devono adattarsi alla realtà, perché sicuramente non sarà la realtà a adattarsi alle nostre azioni.
L’esempio degli occhiali insegna che la loro funzionalità dipende esclusivamente dall’adattamento alla realtà: la forma della montatura si appoggia alla perfezione alle orecchie e al naso, la qualità e la smerigliatura del vetro hanno i requisiti che servono a correggere il difetto di vista di chi li porta. Allo stesso modo il nostro comportamento deve adattarsi alle caratteristiche del virus, cercando naturalmente di trovare anche dei compromessi, indispensabili per non danneggiare altri aspetti della nostra vita. Il tutto però deve avere come linea guida la realtà per come è, e non per come vorremmo che fosse. Questa realtà si scopre con il metodo scientifico e non con le opinioni senza fondamento. Altrimenti, alla fine, la natura ci presenterà il conto; e potrebbe essere molto salato.
Trovo sconfortante osservare come alcuni scienziati si siano apparentemente innamorati di un loro copione personale, come se il virus non aspettasse altro che pronunciare le proprie battute per poi uscire buono buono dal palcoscenico. Non siamo nel mezzo di una soap opera, dove un personaggio ormai indesiderato può essere allontanato per qualche mese o anche per sempre (contratto permettendo) adattando semplicemente il copione: basta fargli fare un lungo viaggio in un Paese lontano, trovargli un nuovo posto di lavoro in un’altra città o addirittura deciderne la morte.
Per proteggere le persone vulnerabili che fanno parte della nostra società dobbiamo fare tutti la nostra parte, sia gli esperti che la popolazione, e finché non conosceremo veramente bene tutti i punti deboli e di forza di questo virus sarà più saggio essere sempre prudenti.
Argomenti correlati:
CoronavirusLa Rubrica della Mamma