Per anni il nostro modo di seguire una serie TV si è basato su una programmazione standard che prevedeva la trasmissione di un singolo episodio al giorno o a settimana, senza possibilità di recuperare quelli persi. Poi sono arrivati Netflix, Amazon Prime e le altre piattaforme di streaming e in poco tempo tutto è cambiato. Spesso, infatti, questi servizi pubblicano le serie TV a blocchi di episodi – le “stagioni” – offrendo all’utente la possibilità di guardarli uno di seguito all’altro. Il risultato, come è facile immaginarsi, è che alcune persone non riescono più a fermarsi. Tale forma di dipendenza è l’evoluzione patologica del cosiddetto binge watching, così definito sulla scia di altri comportamenti come il binge eating (le cosiddette “abbuffate” di cibo) e il binge drinking (l’assunzione veloce ed esagerata di alcol).
Di recente queste abbuffate di serie TV sono tornate alla ribalta della cronaca. Dalle evidenze riguardanti gli ultimi due anni, infatti, sembra che nel corso della pandemia di Covid-19 comportamenti di questo tipo siano diventati più frequenti.
Dottore, in quali casi il binge watching può diventare problematico?
Nel 2013 il termine binge-watch è stato proposto come una delle “parole dell’anno” dall’Oxford English Dictionary, stando a indicare la diffusa tendenza a guardare più episodi di una serie TV in una singola sessione. Negli anni seguenti, tuttavia, alcuni ricercatori hanno cominciato a esprimere la loro preoccupazione per una possibile deriva patologica di questo comportamento, che porterebbe alcune persone a sviluppare una vera e propria dipendenza da serie TV [1].
“Il binge watching problematico non dipende dal numero di episodi visti (anche se molti esperti concordano che devono essere almeno due) o dalla quantità di ore passate davanti alla TV o al computer”, ha sottolineato Mark Griffiths, esperto di dipendenze comportamentali della Nottingham Trent University, in un articolo uscito recentemente su The Conversation [2]. “Come per altre dipendenze il fattore discriminante è se il binge watching sta avendo un impatto negativo sulla vita della persona”. Griffiths propone sei situazioni che permettono di capire se ciò sta accadendo, sottolineando come il riscontro di alcune di queste possa essere indicativo di un binge watching problematico mentre la presenza di tutti e sei gli elementi mostri una dipendenza da serie TV:
- il binge watching è l’aspetto più importante della vita della persona (salienza);
- il binge watching viene utilizzato per modificare il proprio umore, al fine di sentirsi meglio o fuggire temporaneamente da qualcosa di negativo (cambiamento dell’umore);
- il binge watching compromette aspetti chiave della vita della persona, come le relazioni, l’educazione o il lavoro (conflitto);
- il numero di ore passate quotidianamente a guardare serie TV aumenta nel tempo (tolleranza);
- la persona mostra segni di astinenza (psicologica o fisiologica) se non può fare binge watching (astinenza);
- la persona riesce a sospendere temporaneamente il binge watching ma quando ritorna a guardare una serie TV rientra nel circolo vizioso (ricaduta).
Chi sono i soggetti più a rischio?
Qualche mese fa un gruppo di ricercatori polacchi ha sottoposto 645 giovani, tutti di età compresa tra i 18 e i 30 anni e con l’abitudine a guardare più episodi di una serie TV di fila, a un questionario sviluppato appositamente per valutare la gravità del binge watching [3]. Questo prevedeva domande come “Quanto spesso non porti a termine i tuoi doveri per guardare serie TV?” o “Quanto spesso ti senti triste o irritato perché non puoi guardare una serie TV?” o “Quanto spesso rinunci a dormire per guardare altri episodi?”. Oltre un dato punteggio-soglia il binge watching viene considerato problematico.
Andando a valutare le caratteristiche psicologiche dei partecipanti che erano rientrati in questa categoria i ricercatori hanno potuto individuare quelle più tipiche di questa dipendenza. In particolare i soggetti con una tendenza allo sviluppo di un binge watching problematico sono risultati essere quelli con difficoltà nel controllare gli impulsi, incapacità di prevedere e valutare le conseguenze del proprio comportamento, tendenza a utilizzare il binge watching come strategia per evitare i problemi o la solitudine. Inoltre, dai risultati è emersa una relazione tra binge watching problematico e sintomi ansiosi e depressivi: più gravi i sintomi, più grave il binge watching. Un’evidenza, questa, che ritorna anche in altri studi realizzati ad esempio in Taiwan, Stati Uniti e Portogallo [4,5,6].
Dottore, ma è vero che durante la pandemia il binge watching è diventato più frequente?
Pare proprio di sì. Già al termine del primo lockdown (maggio 2020) un sondaggio a cui avevano partecipato circa 500 giovani adulti residenti nel Sud-est asiatico aveva individuato un peggioramento del fenomeno [7]. In particolare, il 73,7% dei partecipanti aveva riportato un aumento considerevole del tempo dedicato al binge watching con un incremento di 3-5 ore nel 17,3% dei casi e di 5-11 ore nell’11,5% dei casi. Inoltre, il 39,1% dei partecipanti riportava un disturbo del sonno, il 32,3% di non essersi presentato al lavoro in qualche occasione e il 28,1% di essere entrato in conflitto con qualcuno a causa del binge watching. Il 27,6%, infine, dichiarava di aver provato a tenere sotto controllo questo comportamento ma senza riuscirci.
Un altro gruppo di ricerca statunitense ha invece realizzato un sondaggio online utile a valutare il binge watching prima e dopo l’inizio della pandemia, lo stress riguardante Covid-19 e il peso corporeo. I risultati, relativi a 466 adulti, hanno messo in evidenza un aumento della frequenza degli episodi di binge watching durante la pandemia, con la percentuale di persone che dichiaravano una frequenza elevata (“3-4 volte alla settimana” o “per 3 o più ore al giorno”) cresciuta dal 14,6% al 33,3%. Un incremento, questo, risultato maggiore nelle persone con alti livelli di stress ed elevato peso corporeo [8].
Da un altro sondaggio realizzato in Asia su 105 persone, infine, è emerso che durante il lockdown la maggior parte dei partecipanti utilizzava lo smartphone per il binge watching delle serie TV Netflix, indicando come motivo scatenante di questo comportamento la grande disponibilità di titoli presenti sulla piattaforma e la cosiddetta sindrome da “un altro episodio” [9].
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