Il web costituisce una fonte inesauribile di informazioni mediche e consente di effettuare ricerche su qualsiasi sintomo percepito. In alcuni casi, però, i risultati di queste ricerche non sono affidabili come possono sembrare. Infatti, le caratteristiche degli algoritmi dei motori di ricerca influenzano la qualità delle informazioni a cui si viene esposti, in quanto la gerarchia dei risultati dipende anche dalla frequenza con cui una certa ricerca viene effettuata.
Ad esempio, uno studio della Microsoft Research che ha preso in considerazione più di 40 milioni di pagine web relative a questioni mediche e messo in relazione i dati con i risultati di una survey su 515 individui ha dimostrato l’esistenza di un collegamento tra patologie relativamente rare, come i tumori cerebrali, e sintomi molto comuni, come il mal di testa [1].
Non sorprende quindi l’emergere di un problema come la cybercondria – declinazione moderna del problema dell’ipocondria – definibile come la tendenza a effettuare continue ricerche online di informazioni mediche associate a un progressivo incremento dei livelli di ansia relativi alla propria salute [2].
Quante persone si informano sulla propria salute attraverso internet?
La tendenza a interrogare Google, piuttosto che il proprio medico, in merito a problematiche relative alla propria salute è estremamente diffusa: secondo i risultati di un sondaggio realizzato nel 2013 su più di 3000 cittadini statunitensi, circa 8 persone su 10 cominciano a informarsi su un sintomo o una condizione medica attraverso un motore di ricerca come Google, Bing o Yahoo [3].
Per quanto riguarda l’Italia, invece, secondo un sondaggio della IBSA Foundation for Scientific Research, l’88% dei nostri concittadini (il 93,3% delle donne) si affida al web per trovare informazioni sulla propria salute, metà dei quali affidandosi ai primi risultati della ricerca e senza verificare se le fonti siano affidabili o no [4].
Cos’è la cybercondria?
Il termine cybercondria indica l’aumento dei livelli di ansia causato da eccessive e ripetute ricerche relative alla propria salute su internet. Spesso definita come un corrispettivo dell’ipocondria in un’epoca digitale, questa condizione fa quindi riferimento a un insieme di comportamenti e stati emotivi anormali o patologici.
“In altre parole – spiega Vladan Starcevic, uno dei maggiori esperti del campo a livello mondiale – la cybercondria non è solo la tendenza a fare ricerche circa la propria salute su internet, che è ormai un dato normale della vita moderna” [2].
L’aumento dell’ansia associato alle troppe ricerche su internet è stato messo in evidenza da diversi studi [5,6,7], mentre altri hanno indicato in alcuni elementi – tradizionalmente associati all’ipocondria – dei fattori di rischio per lo sviluppo della cybercondria, come l’intolleranza per l’incertezza [8], il bisogno di spiegazioni “perfette” dei sintomi [9] e un’attenzione selettiva nei confronti delle informazioni riguardanti la salute [10].
Ammesso che io esageri, mi devo preoccupare?
Oltre alla possibilità di sviluppare un vero e proprio disturbo d’ansia, la tendenza a fare troppe ricerche su internet può avere anche delle ricadute sulla propria salute fisica. Ad esempio, le informazioni ottenute attraverso il Web possono influenzare le scelte delle persone circa la possibilità di consultare un medico, rischiando così di affidarsi esclusivamente ai motori di ricerca per decidere se e come sottoporsi a test e trattamenti.
Uno studio realizzato di recente da un gruppo di ricerca di Taipei ha dimostrato che la scelta di informarsi attraverso internet influenza i processi attraverso cui il medico prende le decisioni, la percezione di auto-efficacia e la tendenza a cercare secondi pareri [11].
Infine, le ricerche online possono avere un effetto sul modo in cui le persone riflettono sul proprio benessere, influenzando i loro comportamenti in termini di dieta, esercizio fisico e altre attività che potrebbero fare del bene alla propria salute.
Argomenti correlati:
DiagnosiMedicinaPrevenzione