Un noto medico oncologo statunitense ha pubblicato su Twitter la fotografia di una bustina di un preparato a base di curcuma accompagnata da una domanda ai colleghi: consigliereste questo prodotto ai vostri pazienti? Le risposte non si sono fatte attendere e la più divertente è arrivata da un medico del Tennessee: “Siamo andati a cena dai miei genitori ma mia madre non aveva curcuma nel mobiletto delle spezie: ne aveva, però, in alcune capsule di un prodotto erboristico in bagno. Le abbiamo messe nel sugo e il pollo è venuto benissimo”. Insomma, ad oggi non ci sono prove sufficienti per raccomandare la curcuma per prevenire o curare il cancro, ma la ricerca per verificare il suo effetto antinfiammatorio sta proseguendo [1].
Dottore, cos’è la curcuma?
Come abbiamo detto, la curcuma è un ingrediente gastronomico. Qualcuno la chiama zafferano indiano e, comunque, nei Paesi dove è più usata prende ovviamente nomi diversi. È una spezia coltivata in molte zone dell’Asia e appartiene alla famiglia dello zenzero. Insieme ad altre spezie, è uno dei principali ingredienti del curry in polvere.
A chi è venuto in mente che la curcuma possa curare il cancro?
Attenzione: “curare il cancro” è un’espressione insidiosa. Sia perché “il cancro” non esiste ma esistono tante malattie diverse che costituiscono il terreno di studio – e di trattamento – dell’oncologia. Sia perché quando si parla di malattie oncologiche il termine “cura” è molto ambizioso.
La curcuma ha attratto l’attenzione di alcuni ricercatori che hanno notato una minore frequenza di determinate patologie oncologiche in alcuni Paesi in cui le persone utilizzano maggiormente la curcuma nella loro dieta. Parliamo comunque dell’assunzione di livelli di curcumina tra i 100 e i 200 milligrammi al giorno per lunghi periodi di tempo.
Cosa dicono gli studi sugli effetti della curcuma su alcune forme di cancro?
Sono stati condotti per lo più studi su animali che hanno mostrato effetti benefici della curcuma contro il cancro del colon, dello stomaco e della pelle [2]. È importante ricordare che non tutti i risultati degli studi su animali possono essere considerati trasferibili all’uomo. In altri studi effettuati in laboratorio si è evidenziato un rallentamento della replicazione delle cellule tumorali trattate con la curcuma e in altri – condotti su popolazioni molto ridotte – un’attività biologica in alcuni pazienti con cancro al pancreas [3].
Una serie di ricerche ha evidenziato un problema, cioè che la curcuma non viene assorbita facilmente e questa caratteristica potrebbe ostacolare il suo impiego terapeutico, anche qualora se ne dimostrasse inequivocabilmente l’efficacia. Recentemente, dei ricercatori dell’università dell’Illinois hanno pubblicato sui Proceedings of the National Academy of Sciences, un’importante rivista scientifica, metodi e risultati di uno studio che potrebbe aprire nuove prospettive a questo riguardo [4].
Però, sebbene anche siti affidabili come quello della Fondazione Veronesi abbiano una posizione possibilista in merito alle proprietà antinfiammatorie della curcuma [5], quel che è certo è che abbiamo bisogno di un numero maggiore di studi clinici sull’uomo prima di poter considerare la curcuma come trattamento per il cancro.
Anche se non si sa se fa bene o no, che male faccio ad aggiungere curcuma alla mia dieta?
Se il gusto piace, la curcuma utilizzata in cucina è molto sicura. Ma non sappiamo quanto sia sicura la curcuma quando viene usata per ragioni mediche. Finora, la ricerca sembra dimostrare l’assenza di effetti collaterali, beninteso nelle limitate quantità che assumiamo quando la aggiungiamo in cucina per insaporire una pietanza.
Nel maggio 2019 l’Istituto Superiore di Sanità ha segnalato che l’uso di integratori alimentari a base di curcuma è stato associato a ventuno casi di epatite acuta colestatica che si sono risolti favorevolmente. L’analisi del Ministero della Salute ha evidenziato che le cause sono verosimilmente da ricondurre a particolari condizioni di suscettibilità individuale, di alterazioni preesistenti, anche latenti, della funzione epato-biliare o anche alla concomitante assunzione di farmaci. Gli eventi segnalati hanno coinvolto preparati ed estratti di curcuma diversi tra di loro e si sono verificati dopo l’assunzione di dosi molto variabili di curcumina, spesso associata ad altri ingredienti volti ad aumentarne l’assorbimento.
Nel caso di persone che hanno un tumore, è essenziale tenere presente che alcune ricerche suggeriscono una possibile interferenza della curcuma con l’attività di alcuni farmaci chemioterapici [6]. Anche se si tratta di studi un po’ datati, resta un interrogativo sulla possibilità che la curcuma possa influenzare il risultato della chemioterapia.
Uno studio condotto da ricercatori olandesi ha messo in evidenza una ridotta esposizione al tamoxifene e all’endoxifene nelle pazienti sofferenti di cancro della mammella che assumevano curcuma: in altre parole, aggiungere curcuma alla propria dieta può ridurre l’efficacia di alcune importanti terapie oncologiche.
Quindi?
Possiamo dire che alcuni progetti di ricerca sono ancora in corso. Ad oggi, non ci sono prove sufficienti per raccomandare la curcuma nella prevenzione o nella terapia di patologie oncologiche. Come sempre, chi fosse comunque interessato a saperne di più dovrebbe parlarne con il proprio medico: sempre, prima di usare qualsiasi integratore a base di erbe.
Argomenti correlati:
AlimentazioneCancroMedicinaPatologie e disturbiRicercaTerapie