L’AIDS è una malattia inventata?

29 Novembre 2019 di Fabio Ambrosino (Pensiero Scientifico Editore)

“L’HIV non causa AIDS. Il virus HIV non è mai stato fotografato e isolato. I test dell’HIV sono falsi. L’AIDS è una truffa”, “La grande truffa dell’AIDS sta per scoppiare?”, “AIDS non esiste”: sono solo alcuni degli slogan altisonanti che ancora oggi continuano a circolare sul web e in parte trattati nella scheda “L’AIDS non è più una minaccia?”. “Da quasi 30 anni si dà credito all’ipotesi virale dell’AIDS, sebbene fin dall’inizio scienziati e premi Nobel si siano opposti a tale asserzione: è giunto il momento di fare il punto della situazione, depotenziando un dogmatico paradigma, che ha assunto misure religiose”. “Tutto quello su cui la medicina ufficiale si basa nell’affermare la presenza di questa patologia nell’uomo è il famoso ‘test del virus HIV’. Ma cosa individua effettivamente questo test nessuno lo può affermare con certezza, tanto meno la medicina ufficiale”. Secondo la classificazione di Wikipedia si tratta di “ipotesi alternative sull’AIDS”, cioè “congetture, in buona parte collegate a varie teorie del complotto, secondo le quali l’AIDS non sarebbe causato dal retrovirus HIV, o addirittura il virus stesso non esisterebbe. (…) Ipotesi comunemente catalogate come pseudoscientifiche in quanto infondate, essendo il nesso causale tra HIV e AIDS ampiamente dimostrato dalla letteratura scientifica” [1].

Il negazionismo, cioè la negazione dell’evidenza e la fabbricazione di prove a sostegno delle proprie teorie, fa parte della nostra storia e della scienza [2]. Il senso è quello di costruire delle teorie alternative a quelle ufficiali fino a negare l’esistenza di determinati fenomeni. Teorie che non sono provate per definizione e che vengono spesso elaborate in occasione di eventi tragici, atti terroristici, disastri civili e ambientali o fenomeni che suscitano forte impressione nell’opinione pubblica anche per effetto dell’ampia diffusione da parte della stampa e dei media in generale. Solo per fare alcuni esempi è successo con la teoria darwiniana che per alcuni sarebbe infondata, una teoria non scientifica che si regge su presupposti di carattere filosofico e religioso [3]; con il primo sbarco sulla Luna che secondo alcuni reduci negazionisti non sarebbe mai avvenuto, e le storiche riprese sarebbero opera del regista Stanley Kubrick [4]; con l’Olocausto che sarebbe in realtà un’enorme finzione volta a demonizzare la Germania e a sostenere le politiche per la creazione e la difesa dello Stato d’Israele [5]; e più recentemente, nel 2001, con l’attacco alle Torri Gemelle la cui demolizione non sarebbe stata causata dallo schianto degli aerei ma da un presunto esplosivo posto negli edifici prima dell’11 settembre [6].

aids

Perché negare l’esistenza dell’AIDS?

Il negazionismo dell’AIDS essenzialmente origina da aspetti culturali e politici legati alla storia di questa malattia che all’inizio era percepita come una malattia che colpiva solo gli uomini che fanno sesso con altri uomini, i tossici, le minoranze razziali e le classi sociali più disagiate. La conseguenza è stata che l’AIDS veniva etichettato come uno stigma sociale nonostante le evidenze dimostrassero che è causato dall’HIV, che come tutti i virus infetta uomini e donne, indipendentemente dal ceto sociale, dalle preferenze sessuali e dall’etnia. L’AIDS è stato così usato strumentalmente come arma politica per colpire le minoranze sociali e questo a sua volta ha favorito da parte di esse un atteggiamento di difesa che negava l’esistenza dell’AIDS, teorizzando che fosse un’invenzione dei “poteri forti”.

“Questi elementi” racconta Giovanni Maga, biologo che dirige il laboratorio di Enzimologia del DNA e Virologia molecolare dell’Istituto di Genetica molecolare del CNR di Pavia, “possono, almeno in parte, spiegare l’origine del movimento negazionista che, va detto, nei primi anni seguenti alla scoperta del virus poteva anche avere una sua parziale giustificazione, soprattutto per l’incertezza esistente riguardo alla storia naturale del virus HIV e ai meccanismi con cui scatenava la malattia. Fatto del tutto normale in presenza di un nuovo virus, di cui nulla era noto. Anzi, il dibattito, a volte molto vivace, tra gli scienziati era una dimostrazione della loro volontà di vagliare criticamente ogni ipotesi prima di considerarla accettabile. L’esatto contrario di quanto verrà poi rimproverato dai negazionisti al cosiddetto ‘establishment’ o ‘lobby’ scientifica dell’AIDS” [7].

Quindi secondo i negazionisti l’AIDS è una malattia inventata?

L’idrossiclorochina può essere usata per prevenire Covid-19 intSono state avanzate diverse teorie alternative, basate sui pregiudizi e non sui fatti, alcune sostenute anche da uomini di scienza. Per esempio secondo il professor Jakob Segal, biofisico dell’Accademia delle Scienze della Germania Est, l’HIV sarebbe stata un’arma biologica prodotta segretamente dagli americani nei laboratori della NASA e sfuggita al loro controllo [8]. Nel 1990 Segal pubblicò un libro dal titolo AIDS: le tracce portano al Pentagono. Due anni dopo si scoprì che questa notizia era stata confezionata dai servizi segreti del blocco sovietico a scopo propagandistico, negli ultimi anni della Guerra Fredda. Ma non bastarono le dichiarazioni ufficiali né le scuse dell’allora presidente sovietico Michail Gorbaciov al presidente statunitense Ronald Reagan per convincere tutte le persone che si trattava di una truffa: la “bufala” aveva ormai già preso piede.

Sicuramente la teoria complottistica più nota e influente è quella sostenuta da Peter Duesberg, uno scienziato di fama mondiale, pioniere nel campo dello studio dei virus e dei tumori, che negli anni Settanta e Ottanta contribuì alla scoperta degli oncogeni (geni cellulari che, quando difettosi, promuovono i tumori) e alla teoria della carcinogenesi virale. A partire dagli anni Ottanta, Duesberg ritrattò gran parte delle sue precedenti posizioni e dichiarò apertamente che i retrovirus sono in realtà degli innocui parassiti virali. Se i retrovirus sono innocui la causa dell’AIDS non poteva essere un retrovirus, cioè l’HIV. Scegliendo di anteporre le sue convinzioni personali alle evidenze scientifiche, Duesberg teorizzò che non ci fosse un nesso causale tra HIV e AIDS (o tra qualsiasi retrovirus e qualsiasi patologia): l’HIV esiste naturalmente ma è innocuo, l’AIDS è una sigla inventata che in realtà raggruppa patologie diverse e indipendenti tra di loro. Nel suo libro, Inventing the AIDS virus, pubblicato nel 2004, sostiene la sua teoria partendo dalla considerazione che manchi l’evidenza sperimentale della relazione causale tra HIV e AIDS [9] e che i lavori di Gallo e Montagnier abbiano semplicemente isolato l’HIV in pazienti colpiti dall’AIDS. Ancora oggi i siti negazionisti ripetono che nessuno scienziato è in grado di dimostrare che l’HIV causi l’AIDS, perché non esiste un lavoro che abbia dimostrato questo nesso causa-effetto. “Ma in questo caso (una volta tanto) i negazionisti hanno ragione, anche se non per i motivi che credono. Infatti, non esiste il lavoro che dimostra che l’HIV causa l’AIDS, così come non esiste il lavoro che dimostra che fumare può provocare il cancro (è vero, potete verificarlo con qualsiasi oncologo). Il punto è che simili lavori non esistono per nessuna teoria scientifica”, chiarisce Giovanni Maga. “La ricerca scientifica, infatti, funziona in questo modo. Nessuna acquisizione è basata su di un unico lavoro. Nessuna teoria viene considerata dimostrata da un’unica evidenza sperimentale. I lavori originali di Gallo e Montagnier, che riportavano l’isolamento del virus HIV da pazienti AIDS, hanno aperto la strada alla formulazione di un’ipotesi di lavoro, la cui fondatezza è stata messa alla prova da migliaia di studi successivi” [7].

Perché preoccuparsi di chi nega la realtà di questa patologia?

Le idee dei gruppi negazionisti hanno avuto conseguenze tragiche, influenzando le scelte dei capi di governo e illudendo le persone che si trovano a convivere con il virus o che sono a rischio di contagio. Si tratta di un atteggiamento pericoloso e come tale deve essere combattuto. Molte persone malate di AIDS sono morte perché indotte a rifiutare le terapie dalle teorie negazioniste. Queste persone, convinte che l’HIV fosse innocuo, hanno anche trasmesso il virus ad altri individui. Ciò che preoccupa è che l’approccio pseudoscientifico utilizzato dai negazionisti, con affermazioni non sostenute da evidenze sperimentali e con una forzatura dei dati scientifici presi fuori contesto per supportare l’idea complottista, colpisce l’immaginario collettivo e facilmente può fare presa su persone che non hanno una preparazione scientifica di base.

Oggi grazie ai progressi della ricerca sono stati fatti grossi passi avanti nella lotta all’AIDS, non si ha la cura risolutiva ma si hanno gli strumenti per controllare l’infezione da HIV. “Ciò che limita grandemente la nostra capacità di contenere, anzi, fermare l’epidemia, più degli impedimenti tecnici o dei limiti scientifici, sono l’ignoranza e il pregiudizio. Ignoranza, innanzitutto, come atteggiamento mentale che porta, appunto, a ignorare il problema dell’AIDS. Ma anche come scarsa conoscenza e quindi incapacità di comprendere realmente cosa sia questa malattia. Pregiudizio, come percezione della malattia quale elemento stigmatizzante dei malati, che porta a utilizzare l’AIDS come fattore di discriminazione sociale. Ignoranza, pregiudizio e, di conseguenza, paura dell’AIDS generano l’aberrazione ultima: il negazionismo”, conclude il biologo Maga. “La scienza ci donerà presto un mondo libero dall’AIDS. Ma noi, già oggi, possiamo liberare il mondo dall’ignoranza, dal pregiudizio e dalla paura dell’AIDS. Il virus HIV si è dimostrato un avversario molto difficile da battere, ma la sua sconfitta è certa. Un solo tragico errore la può ritardare: ignorarlo”.

Autore Fabio Ambrosino (Pensiero Scientifico Editore)

Fabio Ambrosino ha conseguito un master in Comunicazione della Scienza presso la Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati (SISSA) di Trieste. Dal 2016 lavora come Web Content Editor presso Il Pensiero Scientifico Editore/Think2it, dove collabora alla creazione di contenuti per siti di informazione e newsletter in ambito cardiologico. È particolarmente interessato allo studio delle opportunità e delle sfide legate all’utilizzo dei social media in medicina.
Tutti gli articoli di Fabio Ambrosino (Pensiero Scientifico Editore)