23 Aprile 2021 di Ulrike Schmidleithner

Il pozzo artesiano

Tutti si ricorderanno le serie TV che hanno accompagnato la nostra infanzia e adolescenza. Quando capita di vederne qualche episodio riaffiorano dei bei ricordi. Le serie con cui sono cresciuta io sono Star Trek, Daktari, Flipper, Lassie, Fury (Furia), Bonanza, La casa nella prateria, Tarzan, per menzionare solo quelle che mi sono rimaste più impresse. Sono qualcosa di simile a fiabe moderne in cui gli eroi si confrontano con problemi da risolvere. Non di rado le minacce sono gravi e a volte con il rischio di perdere la vita. Per fortuna c’è quasi sempre un happy ending, almeno per i protagonisti, e questa certezza è un importante supporto psicologico per lo spettatore, specialmente quando si tratta di bambini. Penso che le serie TV siano state uno stimolo a farsi un’opinione su alcuni temi come l’amicizia, l’importanza dell’unità familiare, l’altruismo, i valori del lavoro, l’amore per il prossimo, l’orrore della discriminazione e l’emarginazione di individui o persone appartenenti a minoranze etniche e tanti altri.

Qualche giorno fa mi è capitato di riguardare un vecchio episodio di Bonanza (una serie western) che a mio parere ha qualche somiglianza con la grave situazione che stiamo vivendo attualmente. È l’episodio 21 della terza stagione e il titolo è “Gift of Water”, trasmesso negli USA per la prima volta l’11 febbraio 1962. La serie Bonanza è conosciuta per porre attenzione a cruciali problemi sociali e pressanti dilemmi morali.

Il pozzo artesiano - area desertaIn questo episodio la minaccia non è un virus bensì una grave siccità, e le prime immagini mostrano i corpi senza vita di alcuni capi di bestiame su un terreno screpolato dalla prolungata assenza di pioggia. Nel periodo in cui è ambientata la serie (all’incirca dal 1861 al 1868) una grave siccità colpì davvero il Nord America nella vasta regione chiamata Far West e nelle Grandi Pianure, quindi la vicenda raccontata si basa su fatti storici autentici. Questa siccità è durata circa dieci anni, da metà degli anni Cinquanta a metà degli anni Sessanta del diciannovesimo secolo. I dati storici sono anche stati confermati da David Stahle dell’University of Arkansas grazie alle ricerche dendroclimatologiche (cioè quelle che esaminano gli anelli di accrescimento degli alberi per studiare il clima del passato) [1].

Il luogo principale che vede in azione i protagonisti della serie, cioè la famiglia Cartwright (il padre Ben e i figli Adam, Hoss e Little Joe) è la fattoria di una piccola famiglia di contadini in grande sofferenza per la prolungata assenza di pioggia. Le riserve d’acqua stanno per esaurirsi ma nonostante il destino avverso non intendono abbandonare la proprietà che hanno costruito con il sudore e tante rinunce. Non vogliono proprio arrendersi e nemmeno perdono tempo ad autocommiserarsi.

Naturalmente ci sono tante altre famiglie nella pianura che soffrono per la siccità, che ormai dura da molto tempo. La loro vita è gravemente minacciata da questa situazione, frutto di un fenomeno fisico, quindi da Madre Natura in una veste poco materna verso i figli della Terra. Non è soltanto un problema di natura economica: queste famiglie rischiano addirittura di morire.

La storia che viene raccontata nell’episodio “Gift of Water” vede nascere un conflitto tra le famiglie della pianura, che vogliono salvare la propria vita, e gli abitanti dell’altopiano, dove l’acqua ancora c’è perché protetta dalle montagne. Questi ultimi temono grossi guai, incluse perdite economiche, a causa di una massiccia invasione da parte delle popolazioni colpite dalla siccità e il loro bestiame. Ognuno pensa solo al proprio tornaconto e, come è tipico per questo tipo di fiction, presto entrambe le parti non vedono altra via di uscita che l’uso delle armi. L’odio verso “quelli là” che vogliono invadere e rubarci i nostri terreni e “quelli là” che vogliono farci morire di sete viene attizzato come la brace nel caminetto.

Ma torniamo ora ai Ganther, la famiglia di contadini al centro della spirale degli eventi che si svolgono davanti agli occhi dello spettatore della serie. Come già detto, rifiutano di arrendersi e di abbandonare la propria terra, loro unico mezzo di sostentamento. Il padre, Jason Ganther, è a conoscenza di un fenomeno chiamato pozzo artesiano, ed è convinto che se riesce a scavare abbastanza in profondità troverà dell’acqua, così la sua famiglia sarà salva. Hoss – che viene a conoscere la famiglia casualmente, quando chiede da bere per sé e il suo cavallo mentre sta tornando a casa – decide di aiutarli nell’impresa e con il tempo vengono coinvolti anche gli altri membri della famiglia Cartwright. Lavorano con grande impegno e ottimismo e via via a ciascuno di loro viene qualche buona idea per ottimizzare il progetto “trivelliamo un pozzo”.

Nel frattempo le altre famiglie della pianura sono così disperate che gli uomini si dirigono con i loro fucili verso gli altopiani per prendere possesso di terreno in cui non manca l’acqua, e garantire così la sopravvivenza delle proprie famiglie stremate dalla siccità. Sono pronti al confronto armato che li aspetta e sono consapevoli che ci saranno vittime da entrambe le parti. Per evitare questo massacro, Ben Cartwright, che è un ricco proprietario terriero, offre loro terreno agricolo dove possano rifarsi una vita e si appresta ad accompagnarli verso queste terre.

Il pozzo artesiano - Cavalli al lavoro per scavare un pozzoPoco dopo la loro partenza gli sforzi di Jason Ganther e dei figli di Ben Cartwright vengono ripagati, e finalmente attraverso i tubi affondati nel terreno con l’ausilio di una trivella riescono a pompare la preziosa acqua. Anche se non è un pozzo artesiano – perché l’acqua non esce zampillante ma solo con l’ausilio di una pompa – l’impresa è stata coronata dal successo. Hoss raggiunge a cavallo suo padre e il gruppo di contadini, li informa che l’acqua è stata trovata, quindi tutti possono tornare alle proprie fattorie, trivellare pozzi identici e riprendere il lavoro.

Essendo una specie di fiaba moderna, l’importante non è se un’impresa così sia verosimile o no: quello che conta è il modo in cui è stato affrontato un problema. Grazie all’istruzione, la curiosità e la mente aperta Jason Ganther sapeva dell’esistenza dei pozzi artesiani e ha agito basandosi su una nozione scientifica. Gli altri contadini invece pensavano di risolvere i loro problemi con la forza e le armi. Ancora peggio si sono comportati gli abitanti degli altopiani: per paura di una perdita economica (e nemmeno della vita) hanno bloccato l’accesso, con i fucili in braccio, pronti a uccidere famiglie innocenti di contadini che volevano solo evitare di morire a causa della siccità.

I problemi causati dal Covid-19 sono naturalmente molto diversi da quelli causati dai gravi episodi di siccità del Nord America nel Diciannovesimo secolo, e non ci sono sparatorie tra le varie parti in causa. Però c’è qualche somiglianza per quanto riguarda le reazioni emotive. Non si spara con proiettili ma con parole offensive, si cercano colpe, si litiga e si giudica. Ma non sarebbe molto meglio collaborare per trivellare un pozzo, anche se è molto faticoso e richiede tanti sacrifici? Unire le idee per fare qualcosa di utile per tutti? Per esempio le vaccinazioni sono un tipo di pozzo artesiano e in questo caso l’acqua è già uscita zampillante. Per i farmaci c’è ancora bisogno di continuare a trivellare.

Quando sento la gente protestare contro le varie misure, come le mascherine, penso che le persone che hanno subito problemi gravi – come la siccità di cui ho parlato – sarebbero state molto felici di dover seguire delle misure così semplici per mettersi in salvo.

Bibliografia

Autore Ulrike Schmidleithner

Una mamma che segue dall’inizio del 2002 con grande passione la questione vaccini. In tutti questi anni ha approfondito ogni aspetto di questo tema. Conosce praticamente tutti gli argomenti usati dalle persone contrarie alle vaccinazioni. Ha controllato accuratamente ciascuno di questi assunti e ha scritto moltissimi articoli sul suo blog Vaccinar...SI’! e sulla pagina Facebook omonima, per spiegare in modo pacato e comprensibile anche a chi non ha studiato medicina come stanno realmente le cose secondo il parere della comunità scientifica. Ha sempre fatto controllare i suoi articoli da uno o più esperti per assicurare la correttezza scientifica, che è indispensabile per un tema così importante. Sul nostro sito cura “La rubrica della mamma” in cui si rivolge ai genitori stando al loro fianco.
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