Sempre più persone scelgono di usare dolcificanti al posto dello zucchero, per perdere peso o per tenere sotto controllo la glicemia. Di recente, tuttavia, uno studio ha sollevato dubbi sugli effetti che queste sostanze potrebbero avere sulla salute del cervello.
Tra notizie circolate online e articoli scientifici, molti si chiedono: usare dolcificanti ogni giorno può aumentare il rischio di perdere la memoria o di sviluppare problemi cognitivi?
Dottore, quali dolcificanti sono stati studiati?
Lo studio più recente sull’argomento è stato pubblicato a settembre 2025 sulla rivista Neurology. I ricercatori hanno seguito per otto anni 12.772 adulti in Brasile, con un’età media di 52 anni. Hanno analizzato il consumo quotidiano di sette diversi dolcificanti: aspartame, saccarina, acesulfame-K, eritritolo, xilitolo, sorbitolo e tagatosio [1]. Tutti questi sono usati in alimenti, bevande light e prodotti “senza zucchero”.
I ricercatori hanno scoperto che le persone che consumavano più dolcificanti avevano un declino cognitivo più rapido: fino al 62% in più rispetto a chi ne assumeva meno, l’equivalente di circa 1,6 anni in più di invecchiamento cerebrale. L’effetto si è però manifestato solo nei soggetti con età inferiore a 60 anni [1, 2].
Quindi lo studio dimostra che i dolcificanti fanno male al cervello?
No, lo studio non dimostra un rapporto di causa-effetto. Si tratta di una ricerca osservazionale: sebbene sia emersa una relazione tra consumo di dolcificanti e peggioramento delle funzioni cognitive, non si può stabilire con certezza che siano proprio queste sostanze a causare il danno. Inoltre, il consumo è stato valutato solo all’inizio dello studio, con il rischio che le abitudini siano cambiate nel tempo.
Va però detto che non è la prima volta che alcuni dolcificanti vengono messi in relazione con effetti negativi sulla salute: studi precedenti avevano già segnalato un possibile legame con problemi cardiovascolari o metabolici [3]. Questo nuovo studio suggerisce che un uso frequente, soprattutto nei soggetti con meno di 60 anni e in quelli con diabete, possa non essere del tutto innocuo.
Cosa si può fare per ridurre i rischi?
Il messaggio più importante è che anche i dolcificanti vanno usati con moderazione. Se una persona sta cercando di ridurre lo zucchero può essere utile usare prodotti light o dolcificanti naturali, ma è meglio evitare di abusarne ogni giorno. Alcuni esperti consigliano di allenare il gusto a sentire meno il bisogno del dolce, privilegiando alimenti freschi e non processati [4].
Inoltre, è importante leggere le etichette degli alimenti: molti prodotti apparentemente sani, come yogurt o bevande alla frutta, contengono dolcificanti artificiali. Chi ha il diabete o altre patologie dovrebbe parlarne con il proprio medico, per valutare l’uso più adatto di questi prodotti.
Dottore, ci sono dolcificanti più sicuri di altri?
I dati dello studio suggeriscono che il tagatosio potrebbe avere un profilo più sicuro, almeno per quanto riguarda la funzione cognitiva. Anche altri dolcificanti di origine naturale, come la stevia, sono generalmente considerati meno problematici, se usati occasionalmente. Gli studi in questo settore sono però spesso di scarsa qualità e non ci sono evidenze certe [5].
In generale, si può concludere che non esiste un dolcificante perfetto: ognuno può avere effetti diversi a seconda della dose, della frequenza d’uso e delle condizioni di salute della persona. Per questo, è sempre meglio scegliere con consapevolezza e, se possibile, ridurre in generale la voglia di cibi e bevande troppo dolci. Se poi volete saperne di più sui dolcificanti, potete leggere la nostra scheda “Usare dolcificanti al posto dello zucchero fa bene alla salute?”.
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