Occorre premettere che numerosi studi hanno rilevato varie microplastiche nelle feci umane, il che suggerisce un’ingestione involontaria da diverse fonti. Ad ogni modo, le ricerche sull’entità dell’assunzione di microplastiche e sui potenziali effetti sulla salute umana sono in corso di svolgimento in diversi istituti internazionali.[1]
Come abbiamo spiegato nella scheda “Le microplastiche fanno male alla salute?”, le microplastiche sono minuscoli frammenti che si formano dalla degradazione della plastica e hanno dimensioni minime, non più di cinque millimetri. Le nanoplastiche, invece, hanno un diametro inferiore ai cento nanometri (un nanometro è un milionesimo di millimetro): sono invisibili a occhio nudo, perché più piccoli delle cellule del corpo umano.
Ciò premesso, micro e nanoplastiche sono riconosciute come un insieme molto diversificato di contaminanti di importanza globale. Sono state confermate molteplici fonti, per esempio i cosmetici e le vernici, oltre alle microplastiche generate dall’abrasione di oggetti più grandi durante l’uso, tra cui tessuti e pneumatici, e dalla frammentazione di detriti più grandi nell’ambiente.[2]
Le microplastiche sono presenti nel cibo che mangiamo, nell’acqua che beviamo e nell’aria che respiriamo. Sono state rilevate in diversi tessuti e organi del corpo umano, con prove emergenti di potenziali effetti. Come spiega a Dottore ma è vero che Ferdinando Scavizzi, dell’Istituto di Biochimica e Biologia Cellulare del CNR di Monterotondo, Roma, uno studio italiano “ha rivelato per la prima volta profondi effetti tossici associati all’esposizione a nanoplastiche di polistirene (PS-NP) inalate nel sistema olfattivo di topi da laboratorio. Abbiamo scoperto che le PS-NP inalate possono diffondersi in vari organi, come il cervello, i testicoli, i polmoni e il grasso viscerale”.[3]
Anche le gomme da masticare possono contenere polimeri plastici, sia di origine vegetale sia sintetica, che migliorano consistenza e sapore. Durante la masticazione, queste sostanze possono rilasciare microplastiche che vengono ingerite insieme alla saliva, quindi l’ingestione di microplastiche masticando una gomma è del tutto plausibile.[1]
Perché si è parlato di recente dei pericoli delle microplastiche nei chewing gum?
L’argomento è diventato di attualità perché uno studio sperimentale, interessante sebbene sia stato condotto su un campione molto ridotto, ha analizzato gomme da masticare naturali e sintetiche masticate per periodi da 2 a 20 minuti. I ricercatori hanno raccolto e analizzato la saliva con tecnologie specifiche per individuare la presenza di microplastiche. Sebbene di dimensioni molto modeste, la ricerca ha attratto l’attenzione di diversi media rivolti al pubblico generale.[4]
Quali sono stati i risultati?
Ogni grammo di gomma può rilasciare fino a 637 particelle di microplastica, e circa il 94% di queste viene rilasciato entro gli 8 minuti iniziali di masticazione. Le dimensioni medie delle particelle rilevate nello studio erano di circa 45 micrometri, anche se è possibile che particelle più piccole siano sfuggite all’analisi. Le microplastiche più comuni appartenevano al gruppo delle poliolefine, usate frequentemente nei materiali plastici.
Ci sono differenze tra gomme naturali e sintetiche?
Sorprendentemente, non sono state osservate differenze significative nel rilascio di microplastiche tra le gomme di origine naturale e quelle sintetiche. Questo suggerisce che la composizione vegetale non garantisce automaticamente l’assenza di microplastiche.
Quindi, mangiare una gomma è pericoloso?
Lo studio indica che le gomme da masticare potrebbero essere una fonte diretta di esposizione a microplastiche, anche se i rischi per la salute legati a questa esposizione non sono ancora del tutto chiari. Ulteriori ricerche sono necessarie per comprendere meglio le implicazioni a lungo termine. Tuttavia, è ragionevole adottare un approccio prudente, soprattutto per chi fa un uso frequente di gomme da masticare.
Argomenti correlati:
InquinamentoMedicina