La gluteoplastica è pericolosa?

19 Maggio 2023 di Rebecca De Fiore (Pensiero Scientifico Editore)

La gluteoplastica è pericolosaCon il termine gluteoplastica si intende l’intervento chirurgico per il sollevamento del gluteo brasiliano, anche se sarebbe forse più corretto dire “alla brasiliana” perché è a questo modello estetico che si ispirano i medici chirurghi che eseguono questa procedura. Stiamo parlando della procedura chirurgica estetica in più rapida crescita nell’ultimo decennio [1]. Diventata popolare negli ultimi vent’anni, nei soli Stati Uniti c’è stato un aumento delle procedure di oltre l’800% solo nell’ultimo decennio, da 7.382 nel 2011 a 61.387 nel 2021, secondo i dati dell’American Society for Aesthetic Plastic Surgery.

Come si svolge l’intervento di gluteoplastica?

Esistono diverse tecniche, alcune delle quali prevedono l’impianto di protesi.

Ma l’approccio più diffuso, spiega un circostanziato approfondimento uscito su Il Post, “consiste nel rimuovere grasso da parti del corpo del paziente – come addome, fianchi, cosce, ginocchia, braccia – per poi iniettarlo nel sedere, così da aumentarne le dimensioni, sollevarlo e modellarne il contorno per renderlo più compatto. Non è un’operazione chirurgica a cui sottoporsi a cuor leggero: è eseguita con anestesia locale e in alcuni casi generale, dura dalle due alle sei ore e richiede una convalescenza piuttosto lunga, di almeno tre settimane” [2].

In alcune circostanze le differenti tecniche – protesi e lipofilling (prelievo di grasso dall’addome e trapianto nella zona dei glutei) – sono utilizzate in modo combinato.

Cosa fa preferire l’inserimento di protesi?

Le persone molto magre potrebbero non avere abbastanza grasso da prelevare e le protesi potrebbero essere l’unico modo per ottenere l’aumento di dimensioni desiderato. Queste possono dunque essere una buona opzione per alcuni pazienti ma è importante considerare i rischi aggiuntivi, tra cui un rischio più elevato di infezione. Le protesi possono anche avere un aspetto meno naturale rispetto a un filling [3].

Perché la gluteoplastica potrebbe essere un intervento pericoloso?

La gluteoplastica è pericolosaLe complicanze dell’intervento sono probabilmente il risultato di numerosi fattori, tra cui la natura tecnicamente impegnativa dell’intervento, durante il quale “il chirurgo utilizza la liposuzione per rimuovere il grasso dall’addome, dai fianchi o dalla schiena di un paziente anestetizzato. Il chirurgo utilizza quindi una siringa collegata a una cannula per reiniettare o ‘innestare’ il grasso nei glutei.

La cannula viene inserita ripetutamente in profondità sotto la pelle, partendo da alcuni piccoli punti di incisione per distribuire il grasso in diverse aree. Si tratta di una procedura spesso condotta ‘alla cieca’ e durante la procedura possono inavvertitamente essere lesionati vasi sanguigni o addirittura può essere iniettato il grasso direttamente in tali vasi se la cannula è spinta troppo in profondità.

Il grasso può viaggiare attraverso il flusso sanguigno fino al cuore e ai polmoni e il decesso per embolia polmonare può avvenire a poche ore dall’intervento o addirittura sul setting operatorio” [1]. La tecnica impegnativa richiede un’elevata professionalità che è obbligatorio sia sempre garantita.

Cosa intende dire, Dottore, quando dice che non sempre è garantita un’elevata professionalità per interventi come la gluteoplastica?

Purtroppo, l’incredibile aumento dell’interesse per queste procedure ha fatto sì che in alcune nazioni un maggior numero di chirurghi non abilitati oppure non specializzati in Chirurgia plastica eseguisse l’intervento [4]. Quando procedure del genere non sono eseguite da medici chirurghi accreditati ed esperti i rischi a cui è esposto il paziente sono molto maggiori del normale. Negli Stati Uniti, dati recenti suggeriscono che la mortalità sta solo aumentando, soprattutto nel sud della Florida dove sono localizzati centri di chirurgia plastica a basso costo e gestiti da personale non certificato [5].

A parere dei medici chirurghi più esperti, il problema è dovuto in parte al fatto che personale tecnico o infermieristico esegue parti fondamentali dell’intervento chirurgico al posto dei medici [5]. Questo è più frequente nei contesti in cui prevale la spinta commerciale motivata dal profitto e non dalla sicurezza dei pazienti, che determina un volume di attività maggiore di quello previsto dagli accordi tra le autorità governative e i centri sanitari [5]. La preoccupazione è tale che, nel Regno Unito, la British Association of Aesthetic and Plastic Surgery aveva invitato i propri iscritti a non eseguire questo tipo di intervento [6].

La gluteoplastica è pericolosaUn aspetto importante riguarda il consenso informato, perché la chirurgia estetica non ha finalità terapeutiche e questo importante elemento dev’essere chiaramente spiegato alla persona che si sottopone all’operazione. Anche per questo, la comunicazione tra il medico chirurgo e il paziente non deve trascurare l’illustrazione delle tecniche di esecuzione e dei materiali utilizzati, spiegando i rischi e i benefici dell’intervento chirurgico, nonché le possibili complicazioni e l’impossibilità di prevedere con esattezza quale sarà il risultato finale in termini di miglioramento del difetto da correggere. Una comunicazione adeguata può mettere il paziente nella condizione di poter decidere in modo consapevole e informato se sottoporsi o meno all’operazione.

Da cosa dipende il desiderio di avere un fondoschiena di forma diversa?

Credo che più che a un medico dovremmo chiederlo a un antropologo come Alvaro Jarrin, che ha scritto un libro interessante: The biopolitics of beauty [7]. La chirurgia estetica dei glutei è nata in Brasile, e “nell’immaginario collettivo”, scrive Jarrin, “pensiamo che i brasiliani siano ossessionati dal sedere”. In realtà, è superfluo sottolineare come non tutte le donne brasiliane abbiano il sedere della forma idealizzata. Né tutte le donne brasiliane desiderano questo tipo di fondoschiena.

La popolarità di questo tipo di chirurgia estetica dipende da fattori di tipo sociale [6] e, più in generale, dalla idealizzazione di modelli estetici tanto aggressivi quanto mutevoli: se negli anni Novanta la musa poteva essere una super-modella come Kate Moss, da qualche anno l’immaginario si è orientato su personaggi dal fisico diverso come Kim Kardashian o Jennifer Lopez [6]. Se vogliamo, la questione centrale è che negli ultimi decenni si sta facendo strada l’idea che il corpo non sia più un dato immutabile ma… un progetto.

Cosa intende dicendo che il corpo è inteso come “un progetto”?

Gli psichiatri, psicoterapeuti, filosofi, antropologi che studiano i disturbi del comportamento alimentare ci ricordano che la vita espone tutti a un confronto inesauribile tra noi stessi e le immagini del corpo che i media ci propongono incessantemente [8]. In un libro uscito da poco, la psichiatra Laura Dalla Ragione osserva che “l’enfasi posta dai media sul culto del corpo esercita una grande pressione sul pubblico, provocando un senso di frustrazione e minando l’autostima di coloro che non riescono ad accettare di avere un corpo imperfetto o che non si vedono mai abbastanza adeguati”. Tenendo presente, poi, che il nostro corpo non corrisponde quasi mai alla realtà, ma è ciò che appare a noi stessi. In questa situazione complessa si innestano le pressioni commerciali, che spesso inducono bisogni al solo fine di sfruttare l’insicurezza e le fragilità individuali per finalità di tipo sostanzialmente economico, utilizzando sempre di più i social media.

I social media possono svolgere un ruolo pericoloso?

La gluteoplastica è pericolosaRispondere affermativamente sarebbe imprudente. Sicuramente, di fronte all’esposizione a rigidi ideali di bellezza irrealistici, la propria identità può restare scossa o entrare in crisi: può sorgere un senso di inadeguatezza di fronte alla proposta di modelli a cui apparentemente non esistono alternative. I media raccontano storie a senso unico e questo vale anche per i canoni della bellezza.

Troppe volte ci dimentichiamo delle nostre risorse, dei nostri talenti e sminuiamo la nostra originalità, fatta talvolta anche da visibili o meno visibili difetti. Esistono studi che sembrano dimostrare una relazione tra il tempo trascorso sui social media e l’insoddisfazione per il proprio aspetto [9]. Ma sarebbe imperdonabile giudicare i social media senza valutare le straordinarie opportunità che offrono in termini di dialogo tra le persone, confronto tra diversi punti di vista e – soprattutto – costruzione di reti capaci di sostenere le personalità più fragili.

In conclusione, è importante sentirsi ed essere parte attiva, non subire passivamente sia i social sia le proposte di una “medicina impossibile” come quella che aveva descritto uno tra i più autorevoli esperti di bioetica internazionali, Michael Callahan [10].

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Autore Rebecca De Fiore (Pensiero Scientifico Editore)

Rebecca De Fiore ha conseguito un master in Giornalismo presso la Scuola Holden di Torino. Dal 2017 lavora come Web Content Editor presso Il Pensiero Scientifico Editore/Think2it, dove collabora alla creazione di contenuti per riviste online e cartacee di informazione scientifica. Fa parte della redazione del progetto Forward sull’innovazione in sanità e collabora ad alcuni dei progetti istituzionali con il Dipartimento di epidemiologia del Servizio sanitario regionale del Lazio.
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