Gli adolescenti non corrono rischi su Internet?

29 Ottobre 2019 di Rebecca De Fiore (Pensiero Scientifico Editore)

adolescenti internetGli adolescenti hanno la tendenza a trascorrere molto tempo davanti a un computer o con un telefono in mano: la banca dati Istat Giovani.Stat informa che oltre l’80% dei ragazzi tra i 15 e i 17 anni usa il computer e più del 30% lo fa tutti i giorni [1]. Internet ha reso il computer un formidabile strumento interattivo con cui è possibile comunicare, giocare, ascoltare musica, vedere film, apprendere e informarsi. Perfino diventare famosi.

L’accessibilità della rete attraverso un dispositivo che abbiamo sempre vicino a noi ha contribuito ad accrescere il tempo trascorso su internet e, secondo alcuni, a creare un senso di dipendenza dal web. Jeanne M. Twenge, docente di Psicologia all’università di San Diego, ha chiesto ai propri studenti come mai tenessero il cellulare vicino al letto: “Le loro risposte hanno delineato un’ossessione. Quasi tutti dormivano col telefono accanto: sotto il cuscino, sul materasso o comunque a portata di mano. Controllavano i social e guardavano video subito prima di andare a letto e agguantavano il telefono non appena aprivano gli occhi (per forza: lo usavano come sveglia, tutti quanti). Il telefono era l’ultima cosa che vedevano la sera e la prima al mattino. Se si svegliavano nel cuore della notte, finivano spesso per dare uno sguardo al cellulare. Ne parlavano come un tossico parlerebbe del crack” [2].

Ma la straordinaria opportunità di stabilire connessioni può paradossalmente avere anche un effetto opposto: quello di isolare l’utente [3]. E in certi casi metterlo nei guai. Internet, infatti, non è stato creato pensando ai più giovani e alla loro inesperienza, legata principalmente all’età, come lo sono anche il bisogno di sperimentarsi e la non comprensione delle dinamiche di funzionamento degli strumenti che utilizzano: tutti elementi che possono aumentare la sovraesposizione e la vulnerabilità degli adolescenti. L’assenza della presenza fisica e un supposto anonimato, la mancanza di limiti spazio temporali, la velocità di comunicazione a distanza, possono favorire lo scambio relazionale e affettivo, ma possono, in alcuni casi, anche portare ad amplificare aggressività e forme di violenza tra pari.

Sicuramente, più gli adolescenti utilizzano Internet, beneficiano delle opportunità online e acquisiscono competenze digitali, più si espongono a rischi. L’esposizione a rischi, però, non conduce necessariamente a esperienze negative, dannose e dolorose. Secondo una ricerca di EU Kids Online condotta dall’Università Cattolica per il Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca tra novembre e dicembre 2017, per molti adolescenti il contatto online con contenuti e situazioni comunicative rischiose può tradursi in una maggiore resilienza ai rischi, cioè una maggiore capacità di affrontare e gestire situazioni pericolose [4]. Qualcosa di simile a ciò che accade, comunque, anche per i rischi che si corrono offline nella vita di ogni giorno.

Il rischio di medicalizzare una serie di comportamenti umani, non necessariamente espressione di patologia, impone particolare cautela. Anche per questo ancora oggi esiste un problema di definizione e classificazione della cosiddetta “Dipendenza da Internet”. È interessante comunque notare come dalla seconda metà degli anni Novanta sia aumentato esponenzialmente ogni anno il numero di articoli sull’argomento su PubMed, database che raccoglie la letteratura scientifica biomedica dal 1949 a oggi. Il primo articolo sulla dipendenza da Internet incluso su PubMed è di Michael O’Reilly, pubblicato nel 1996 sul Canadian Medical Association Journal col titolo “La dipendenza da Internet: un nuovo disturbo entra in medicina” [5]. Se nel 1996 erano disponibili solo 3 articoli, nel 2005 ce ne erano 32, nel 2015 quasi 300 e oggi si trovano 3106 risultati.

Dottore, ho dei figli adolescenti: cosa può capitare loro?

Si sente parlare sempre più spesso di cyberbullismo, un termine che intende un insieme di azioni aggressive e intenzionali, di una singola persona o di un gruppo, realizzate mediante strumenti elettronici (sms, mms, foto, video, e-mail, chat room, siti web, telefonate). L’obiettivo è provocare danni a un coetaneo incapace di difendersi. Secondo il rapporto di Save the children il 10% dei ragazzi intervistati è stato vittima di bullismo online o offline, il 6% è stato vittima di cyberbullismo e il 19% ha assistito su Internet a episodi di prepotenza e sopraffazione [6].

Per gli adolescenti è a rischio anche la sfera della sessualità?

Internet e le tecnologie digitali facilitano la sperimentazione di sé e l’instaurarsi di nuove relazioni anche a sfondo sessuale. Spesso, però, queste opportunità possono tramutarsi in comportamenti rischiosi con serie conseguenze, anche tra gli adolescenti. Il 42% delle ragazze chatta spesso con qualcuno conosciuto in Internet e al 14,5% è capitato di scoprire che qualcuno con cui si è entrati in contatto in Internet non era la persona che diceva di essere e utilizzava una falsa identità.

Chiamati a esprimere la propria opinione in merito, gli adolescenti i intervistati da Save the Children [6] ritengono che tra i propri amici sia abbastanza diffusa l’esposizione e la condivisione di immagini con riferimenti sessuali. Ricevere messaggi contenenti riferimenti al sesso è ritenuta un’abitudine diffusa tra i propri amici per il 28,8% delle ragazze e per il 38,8% dei ragazzi. Inoltre, il 19,5% delle ragazze e il 23,8% dei ragazzi adolescenti pensano che tra gli amici avvenga la condivisione di video o fotografie in cui si è seminudi o nudi per ricevere in cambio regali.

Dottore, dalle ricerche condotte che consigli possiamo trarre?

I genitori dovrebbero vigilare sulla percezione che i ragazzi hanno in merito alla sicurezza online. Dallo stesso rapporto prima citato, infatti, emerge che alla domanda “Condividere materiale intimo e riservato destinato a restare in una cerchia ristretta è sicuro?“ il 25,9% delle ragazze e il 32,2% dei ragazzi ritiene che sia “Sempre sicuro, tanto lo fanno tutti”, mentre il 37,8% delle ragazze e il 42% dei ragazzi pensano che sia “Sicuro solo se lo restringi a una o più persone di cui ti fidi anche se non le conosci di persona”.

Percentuali che aumentano se il materiale intimo viene condiviso tra conoscenti: la metà dei ragazzi è d’accordo che sia “Sicuro solo se conosci personalmente la/le persona/e con cui lo condividi”. Ancora, un ragazzo su tre è d’accordo che sia “Sicuro se ti fai promettere che non sarà diffuso”. Infine, è alta la percentuale di ragazzi e ragazze che, pur non considerandolo sicuro, sono d’accordo sul fatto che “A volte non puoi farne a meno, non hai scelta”: la pensa così il 40,3% delle ragazze e il 46,3% dei ragazzi, testimoniando in questo modo la forte pressione sociale tra pari [4].

Dottore, dovrei impedire l’accesso a internet ai miei figli?

Come scrive uno degli autori che in maniera più convincente ha esplorato le nostre relazioni con la tecnologia digitale, “se ci interessa vivere con la tecnologia nel modo migliore, dobbiamo riconoscere che la questione principale non è quali dispositivi specifici usiamo, ma per cosa li usiamo. I media digitali sono tecnologie della mente e dell’esperienza, se vogliamo sfruttarli appieno e in modo costruttivo, dobbiamo prima di tutto comprenderli parlando non di tecnologia in astratto, ma delle esperienze che essa consente” [7].

Teniamo conto, poi, che bloccare l’accesso a Internet a un ragazzo, oltre che dannoso, costituisce un compito praticamente impossibile. È indubbio tuttavia che l’utilizzo delle diverse potenzialità di Internet richieda consapevolezza e maturità. Una situazione che mette un genitore di fronte al compito di contribuire a costruire le condizioni per cui tale maturità può essere raggiunta e per monitorarne e valutarne l’evoluzione.

L’importante, quindi, è che i genitori educhino i ragazzi a un uso corretto della rete seguendo delle linee guida in base all’età. Federico Tonioni, coordinatore dell’ambulatorio Internet addiction disorders del Policlinico Gemelli di Roma, ha suggerito alcune accortezze che dovrebbero guidare i genitori che abbiamo figli a seconda di età diverse: fino ai 10 anni, fino ai 13 anni e dai 14 anni in poi. Attenzione, però, perché nessuna linea guida può sostituire l’attenzione che come genitori possiamo prestare per costruire e mantenere una relazione con i nostri figli, basata su una comunicazione autentica e una condivisione delle esperienze, accompagnata dal bisogno spontaneo di sostenerli, informarli e proteggerli [8].

Riportiamo qui le linee guida utili da adottare con i ragazzi dai 14 anni in poi.

  1. Gli adolescenti dovrebbero avere un accesso pressoché illimitato a contenuti, siti web o attività.
  2. Ricorda loro quali informazioni personali non dovrebbero essere condivise via Internet.
  3. Parla con i tuoi figli del rischio di poter incappare in truffe online se non si è sufficientemente prudenti.
  4. Incoraggiali a spiegare e a parlartene se qualcosa o qualcuno in Internet li fa sentire a disagio o minacciati.
  5. Negozia un elenco di regole chiare e ragionevoli per l’utilizzo di Internet: tipologie vietate di siti, orari e tempi di utilizzo, informazioni condivisibili online, ecc.
  6. Monitora sempre che le attività online non sostituiscano completamente il tempo dedicato allo studio, alle attività sportive, alle uscite con gli amici e ad altri interessi o passioni.
  7. Parla con i tuoi figli adolescenti dei contenuti online per adulti (siti per adulti) e della pornografia.
  8. Informati sui siti web da loro frequentati.
  9. Chiedi loro di insegnarti ciò che non conosci sulla Rete (o sui siti che frequentano) e che invece loro sanno o padroneggiano; tale comportamento stimola una comunicazione aperta e ricca di curiosità reciproca.
  10. Insegna ai tuoi figli un comportamento online etico e responsabile e a non usare un linguaggio offensivo o mandare messaggi volgari anche se provocati.
  11. Assicurati che ti consultino prima di effettuare qualsiasi transazione finanziaria online.
  12. Parla con i ragazzi del gioco d’azzardo online e dei potenziali rischi di questa attività.
  13. Parla con I tuoi figli del fatto che possono esistere siti con contenuti che promuovono l’uso di droghe o altri comportamenti devianti e pericolosi; confrontati con loro sui rischi legati a tali pratiche.
  14. Stimola i tuoi figli a pensare in maniera “critica” e a sviluppare una propria opinione su quello che vedono o leggono.
  15. Stimolali a riflettere su temi importanti come la protezione o la tutela della privacy.
  16. Lascia che il computer (fisso o portatile) entri nella loro stanza solo a seguito di una loro esplicita richiesta e di una progressiva maturazione mostrata nella competenza d’uso.
  17. Stimola i fratelli maggiori a insegnare ai più piccoli come usare Internet e a cosa stare attenti quando navigano.
  18. Fai sapere che un modo per proteggersi in incontri nuovi (compresi quelli con persone conosciute precedentemente solo in Rete) è di non andare mai in case private sconosciute e anzi di favorire i primi appuntamenti in luoghi pubblici, facendosi accompagnare da un amico, fissando indirizzo e orario e condividendolo con te o con altre persone.
  19. Infine, ricorda che alcuni dei consigli suddetti sono riferiti all’uso di Internet tramite pc, che può essere fisso o portatile, ma esistono numerosi e nuovi strumenti tecnologici capaci di connettersi alla Rete (telefoni cellulari, console per videogiochi, televisori di nuova generazione, ecc.), quindi è indispensabile estendere le linee guida a tutti gli strumenti capaci di connettersi.

In conclusione, che fare?

Probabilmente, la sola cosa è accettare la sfida di riuscire a essere sereni e realmente felici anche nell’era digitale. Cercando, come dice Chatfield [7], di scoprire insieme come possiamo diventare – noi e i nostri figli – in un’epoca di interconnessioni sempre più intense e numerose. Tenendo il computer acceso e la mente lucida.

Autore Rebecca De Fiore (Pensiero Scientifico Editore)

Rebecca De Fiore ha conseguito un master in Giornalismo presso la Scuola Holden di Torino. Dal 2017 lavora come Web Content Editor presso Il Pensiero Scientifico Editore/Think2it, dove collabora alla creazione di contenuti per riviste online e cartacee di informazione scientifica. Fa parte della redazione del progetto Forward sull’innovazione in sanità e collabora ad alcuni dei progetti istituzionali con il Dipartimento di epidemiologia del Servizio sanitario regionale del Lazio.
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