Chi si ammala di Covid-19 potrebbe, fino a un anno dalla fine della malattia, avere un rischio maggiore di sviluppare il diabete. In una notizia pubblicata su Nature [1] si spiega che c’è qualche incertezza riguardo alla possibilità che la maggiore o minore gravità dei sintomi sofferti dal paziente abbia un ruolo: in altre parole, non è chiaro se anche dopo un’infezione da SARS-CoV-2 con sintomi lievi la probabilità di “diventare diabetici” aumenti rispetto a quella di coloro che non hanno mai avuto la malattia.
Dottore, cosa dicono gli studi pubblicati fino a oggi sul maggior rischio di diabete dopo aver avuto Covid?
Una ricerca che ha coinvolto quasi 200 mila persone è stata pubblicata all’inizio del mese di maggio 2022 su Lancet Diabetes & Endocrinology [2], una rivista specialistica di ambito endocrinologico – la disciplina a cui fa riferimento chi studia e cura i pazienti diabetici. In realtà, non si tratta del primo studio che avanza questa ipotesi: tra gli altri, anche una ricerca condotta sui cittadini statunitensi assistiti dalle strutture sanitarie della Veterans’ Administration aveva dimostrato che l’infezione da SARS-CoV-2 è associata a un rischio più elevato di diabete [3].
Lo studio del Lancet Diabetes & Endocrinology ha esaminato le cartelle cliniche di oltre 180.000 persone sopravvissute per più di un mese dopo aver contratto Covid-19 e le ha successivamente confrontate con le cartelle cliniche di due gruppi, ciascuno dei quali comprendeva circa quattro milioni di persone non ammalate di Covid-19, sia prima che durante la pandemia. I risultati di questa analisi indicano che chi si era ammalato di Covid-19 aveva circa il 40% di probabilità in più di sviluppare il diabete fino a un anno dopo rispetto ai gruppi di controllo.
Cosa vuol dire in concreto quel 40% di maggior rischio?
Vuol dire che per ogni 1.000 persone studiate in ciascun gruppo, circa 13 individui in più nel gruppo di chi aveva contratto Covid-19 ha ricevuto una diagnosi di diabete.
Come spiega l’articolo pubblicato da Nature, “la probabilità di sviluppare il diabete aumentava con l’aumentare della gravità della Covid-19. Le persone ricoverate in ospedale o in terapia intensiva presentavano un rischio circa triplo rispetto ai soggetti di controllo che non avevano sofferto la Covid-19”. Uno degli autori dello studio uscito sulla rivista del gruppo del Lancet [2], precisava però che “anche le persone con sintomi lievi e senza precedenti fattori di rischio per il diabete avevano maggiori probabilità di sviluppare la condizione cronica. Tra le persone affette da Covid-19 che hanno avuto bisogno di ricovero, 8 persone in più su 1.000 studiate hanno sviluppato il diabete un anno dopo rispetto alle persone che non hanno sofferto la malattia. Le persone con un elevato indice di massa corporea, una misura dell’obesità e un fattore di rischio considerevole per il diabete di tipo 2, avevano un rischio più che doppio di sviluppare il diabete dopo un’infezione da SARS-CoV-2” [1].
Sono “numeri” che destano una certa inquietudine.
Dottore, perché sono dati così preoccupanti?
Da una parte c’è la preoccupazione per chi, a causa di questa relazione tra le due patologie, si aggiungerà al già elevato numero di persone soffrenti di diabete. Dall’altra parte, però, dato lo straordinario numero di casi di Covid-19 che si stanno registrando a livello globale, anche un modesto aumento del rischio di diabete potrebbe corrispondere a una crescita davvero allarmante del numero di persone a cui viene diagnosticata la malattia in tutto il mondo.
Fortunatamente, però, le caratteristiche degli studi che hanno avanzato queste ipotesi lasciano qualche margine di dubbio che può confortare.
Dottore, nei metodi degli studi cosa potrebbe suggerire prudenza nel considerare i risultati?
I due studi prima citati sono stati condotti tra le persone assistite dalla Veterans’ Administration. Si tratta di un’organizzazione che si prende cura dei militari statunitensi. “Veteran”, in inglese, è il soldato in congedo, il “veterano”, come sentiamo dire talvolta nei film americani.
E quindi?
E quindi i risultati potrebbero non essere applicabili a gruppi di persone composte da individui con caratteristiche diverse. Consideriamo infatti che, nella stragrande maggioranza, i veterani statunitensi sono uomini bianchi e anziani, spesso in sovrappeso e con la pressione arteriosa elevata. Si tratta di fattori di rischio per lo sviluppo di diabete, “indipendenti” dalla Covid-19. Allo stesso tempo, in questo tipo di studi il ricorso a gruppi di controllo di persone “sane” (o comunque che non hanno avuto sintomi da Covid-19) espone al rischio di includere in quello stesso gruppo di confronto delle persone che il Covid-19 lo avevano sì contratto, ma in modo asintomatico. E questo potrebbe falsare i dati.
Senza contare, paradossalmente, che all’apparente aumento del diabete tra le persone guarite dalla Covid-19 potrebbero aver contribuito anche i casi di diabete già esistenti, ma non diagnosticati fino a quando le persone non si sono rivolte alle cure mediche per la Covid-19.
Insomma: la ricerca clinica è affascinante ma è piena di insidie. Per questo occorre essere sempre cauti nel considerarne i risultati.
Perché Covid-19 potrebbe essere un fattore di rischio per il diabete?
Esistono molte teorie plausibili sulle ragioni per cui Covid-19 potrebbe causare il diabete, ma nessuna è stata dimostrata [4]. Una possibilità è che l’infiammazione causata dal virus possa portare all’insulino-resistenza, che è una caratteristica del diabete di tipo 2. Un’altra spiegazione è nella eventualità che il coronavirus possa infettare le cellule produttrici di insulina attraverso l’ACE2, il recettore a cui si lega per introdursi nelle cellule, causandone la morte o modificandone il funzionamento [4]. Ma siamo ancora al momento della formulazione delle ipotesi e diversi studiosi raccomandano prudenza.
Vuol dire che questa relazione tra Covid-19 e diabete potrebbe non essere confermata?
Intendiamoci: anche se una relazione – o meglio un’associazione – fosse confermata, resterebbe da dimostrare una relazione di causa-effetto. È possibile che Covid-19 provochi un aumento temporaneo della glicemia, che poi si risolve con il tempo [4]. Uno studio statunitense condotto su 594 persone a cui è stato diagnosticato il diabete durante il ricovero in ospedale per Covid-19 ha rilevato che i livelli di zucchero nel sangue sono spesso tornati alla normalità dopo la dimissione dall’ospedale, senza alcun trattamento [5]. Sappiamo anche che il desametasone, uno steroide usato per trattare le persone affette da Covid-19 grave, causa aumenti temporanei della glicemia [6].
Dottore, in conclusione cosa consiglierebbe?
Consiglierei di fare attenzione a quelli che sono considerati i sintomi tipici del diabete: avere sete, andare spesso a fare pipì, sentirsi stanchi e dimagrire. Chi avesse dei dubbi dovrebbe parlarne col proprio medico, che è sicuramente la persona migliore dalla quale ricevere indicazioni.
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