19 Novembre 2021 di Ulrike Schmidleithner

Chi ha aiutato il tenente Colombo?

LRDM ColomboNella trama dei polizieschi, i punti di forza e di debolezza degli esseri umani hanno un ruolo importante. I punti deboli sono spesso essenziali per la nascita e lo svolgimento del racconto, mentre alla soluzione si arriva di solito grazie ai punti di forza dell’umanità – cioè l’intelligenza, la conoscenza, il pensiero logico, la nobiltà d’animo.

La competenza, basata su una profonda conoscenza ed esperienza in una materia specifica, è fondamentale per il successo della nostra specie; mentre al contrario l’incompetenza e l’ignoranza sono fonte di guai, anche molto seri. Ovviamente, nessuno può essere competente in tutte le discipline, ma siamo tutti in grado di rivolgerci a qualcuno che ha le conoscenze che a noi mancano. Sarebbe un controsenso interpellare una persona incompetente: non ci sarebbe nessun reale vantaggio per noi. Le persone che lo fanno cercano in realtà di soddisfare, spesso involontariamente, il desiderio di vedere confermata la propria opinione. Per questo si rivolgono di solito a qualcuno da cui si attendono la risposta che corrisponde al proprio modo di pensare. È molto facile trovare risposte su misura: internet, in particolare, è come un grande supermercato in cui si entra con un carrello e si scelgono i prodotti che più ci aggradano. 

Il pericolo è quello di affidarsi a gente impreparata, che diffonde mezze verità o addirittura falsità. Al supermercato si può mettere nel carrello un tipo di pasta o una marca di detersivo invece di un’altra, ma quando si tratta di cercare su internet informazioni che riguardano la salute, una scelta sbagliata può significare mettere a rischio se stessi, i propri cari e – quando si tratta di malattie trasmissibili – perfino l’intera società.

Raramente questo fenomeno è stato così evidente come da quando è iniziata la pandemia di Covid-19. È doloroso sentire o leggere ogni giorno tanta disinformazione e vedere che molte persone si lasciano influenzare o si sentono confuse al punto da non sapere più a chi dare retta. Purtroppo è un grave problema che ha causato e continua a causare morti premature, o comunque grandi sofferenze per chi si ammala e per i loro familiari.

Per tornare ai polizieschi (che mi hanno già offerto vari spunti di riflessione di cui ho parlato ne La Rubrica della Mamma, ad esempio in “I limiti dello scetticismo), vorrei portare all’attenzione un episodio di una vecchia e bellissima serie televisiva che sicuramente molti conoscono e amano: Colombo, prodotta dal 1968 al 2003. 

Il nome di questo episodio è L’uomo dell’anno [1]. 

È consuetudine che il tenente Colombo, interpretato magistralmente da Peter Falk, si immerga nel leitmotiv che lui individua come sottofondo del delitto su cui deve indagare. Sa che rimarrà sempre solo un dilettante per quanto riguarda quel leitmotiv, anche se volenteroso di imparare, ma questo approccio gli servirà anche per comprendere l’ambiente particolare in cui il piano criminale è stato concepito, maturato e infine eseguito. Alcune volte approfondisce solo quel poco che gli basta per scartare un certo filone di indagine, ad esempio nell’episodio in cui ha preso un’unica lezione di golf per abbandonare subito dopo questo nuovo “hobby”, dopo aver trovato un piccolo ma significativo indizio sufficiente a fargli capire che l’insegnante di golf poteva essere cancellato dalla lista dei sospettati [2]. Ma Colombo riconosce sempre i propri limiti e sa quando deve rivolgersi a un vero esperto per una consulenza a regola d’arte. Magari tutte le persone comprendessero i propri limiti! 

Nell’episodio di cui vorrei parlare, L’uomo dell’anno, l’omicida è Adrian Carsini, proprietario di un’azienda vinicola e rinomato sommelier. Certo, essere un esperto non esclude che si possa avere un pessimo carattere o diventare addirittura un assassino, come appunto Carsini nell’episodio di Colombo. Anche gli esperti sono essere umani, con le stesse debolezze di tutti gli altri. Ma rimane comunque il fatto che la conoscenza in quella specifica materia c’è, ed è da considerare un valore indipendente. 

In L’uomo dell’anno questo fatto viene evidenziato – o si può forse dire “sfruttato” – in modo geniale da Colombo. L’assassino diventa inconsapevolmente il teste principale, contro se stesso, grazie alla sua perizia da esperto. Con la sua grande competenza come sommelier, scopre che la bottiglia di un prezioso Porto – servito a fine cena nel ristorante di lusso in cui Colombo l’ha invitato – è stato esposto a una temperatura estremamente alta, che ne ha rovinato il bouquet. Quello che Carsini non sa, quando esprime ad alta voce la sua rabbia verso il ristorante che ha commesso un tale crimine contro i vini, è che quella bottiglia proviene dalla sua cantina. Colombo ha furbescamente  sottratto la bottiglia durante un sopralluogo, con l’intenzione di verificare un suo sospetto. L’aumento della temperatura nella cantina durante una giornata in cui si era registrato un caldo record nella zona, mentre l’assassino si trovava in Europa per procurarsi un alibi, avrebbe inchiodato il colpevole. Ma chi poteva scoprire, assaggiando i vini pregiati nella cantina di Carsini, che erano stati sottoposti a una temperatura tanto alta da alterarne il sapore? Colombo sapeva che solo Carsini stesso lo avrebbe saputo con sicurezza: aveva quindi il suo esperto a disposizione. Colombo ha saputo separare due caratteristiche di quella persona, cioè essere un grande esperto di vini e contemporaneamente un sospetto omicida. Inoltre, è stato un diverso tipo di competenza, cioè quella di investigatore, a innescare le reazioni di Carsini, quelle reazioni che lo hanno tradito. Ognuno di loro aveva un’ottima – ma non intercambiabile – preparazione in un campo specifico.

Riporto una parte del dialogo finale di L’uomo dell’anno:

Colombo: “Lo confesso. Quella bottiglia di porto al ristorante apparteneva a lei. L’avevo data io al sommelier. Il resto l’ha fatto lei.” 

Carsini (ridacchiando): “E come, se l’ho fatto, altro che! Però che ironia. Io sono forse uno dei pochi di questa terra in grado di dire che quel vino era rovinato e Le ho detto che dipendeva dal fatto che fosse stato surriscaldato.” 

Colombo: “Certo, ci vuole un palato competente.”

È questo il punto: scegliere qualcuno che è veramente competente. Questo non vuol dire automaticamente che deve essere un professore universitario: nella serie Colombo il tenente risolve gli enigmi per esempio anche grazie a un esperto di macchine fotografiche e di sviluppo delle pellicole [3], a un’addestratrice di cani [4], a un prestigiatore [5] ecc. Tutte persone che hanno acquisito una conoscenza, grazie alla loro dedizione e dopo lunghi anni di studi e di pratica. Non è qualcosa che si possa improvvisare da un giorno all’altro, e non la si può nemmeno comprare con i soldi. 

Per tornare ai problemi della disinformazione riguardo alla pandemia e ai vaccini, è di vitale importanza saper scegliere a chi affidare la propria salute. Non basta un’infarinatura, anche se acquisita con le migliori intenzioni, a ottenere la competenza necessaria per prendere la migliore decisione possibile. Bisogna cominciare a pensare come Colombo, che non disdegna certo di approfondire un tema ma che sa perfettamente di rimanere comunque un dilettante, ed è consapevole che, quando la cosa si fa seria, deve assolutamente rivolgersi a esperti, consultarsi con loro e seguire le loro indicazioni. La finalità nel suo caso è di consegnare il colpevole alla giustizia ed evitare che sia un innocente a pagare le colpe di un altro. La nostra finalità è invece ridurre al minimo i rischi di salute per noi, i nostri cari e la comunità a cui apparteniamo.

Bibliografia

  1. L’uomo dell’anno (terza stagione)
  2. Una trappola di Colombo (prima stagione)
  3. Una mossa sbagliata (quarta stagione)
  4. Un delitto pilotato (settima stagione)
  5. Una ghigliottina per il tenente Colombo (ottava stagione)

Autore Ulrike Schmidleithner

Una mamma che segue dall’inizio del 2002 con grande passione la questione vaccini. In tutti questi anni ha approfondito ogni aspetto di questo tema. Conosce praticamente tutti gli argomenti usati dalle persone contrarie alle vaccinazioni. Ha controllato accuratamente ciascuno di questi assunti e ha scritto moltissimi articoli sul suo blog Vaccinar...SI’! e sulla pagina Facebook omonima, per spiegare in modo pacato e comprensibile anche a chi non ha studiato medicina come stanno realmente le cose secondo il parere della comunità scientifica. Ha sempre fatto controllare i suoi articoli da uno o più esperti per assicurare la correttezza scientifica, che è indispensabile per un tema così importante. Sul nostro sito cura “La rubrica della mamma” in cui si rivolge ai genitori stando al loro fianco.
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