Il 28 luglio ricorre il World Hepatitis Day, la Giornata Mondiale dell’Epatite, occasione per aumentare la consapevolezza su come proteggersi da una grave minaccia per la salute. Nel bollettino diffuso dall’Istituto Superiore di Sanità si legge che nel 2023 sono aumentati i casi di epatite A, B ed E, mentre solo l’epatite C è meno diffusa rispetto all’anno precedente [1]. Il numero dei decessi per epatiti nel mondo resta ancora alto: nel 2022 sono stati circa 1,3 milioni; 200mila in più rispetto al 2019 [2].
Per contrastare la diffusione delle epatiti e contrastare il trend di crescita dei contagi occorre conoscere ed evitare i fattori di rischio, che sono diversi e collegati agli stili di vita. Oggi sono a disposizione screening per individuare in tempo le principali tipologie, efficaci terapie antivirali e i vaccini.
Dottore, è davvero così semplice rischiare di contrarre un’epatite?
Intanto è bene sapere che le epatiti sono scatenate da diverse cause. Ci sono epatiti di origine infettiva (virali, batteriche o parassitarie), epatiti di origine tossica (ad esempio, da alcol o da farmaci) ed epatiti di origine autoimmune.
In tutti i casi la malattia si manifesta con un’infiammazione del fegato, acuta o cronica, che può degenerare in patologie gravi e spesso irreversibili, come la cirrosi e il cancro; l’epatite è infatti la causa principale dei tumori al fegato. I sintomi sono talvolta manifesti e improvvisi e altre volte silenti e perciò non diagnosticati [3]. Per questo è importante sottoporsi ai test di screening oggi disponibili, come abbiamo spiegato nella scheda “Esistono screening per l’epatite?”.
In quali occasioni rischiamo l’esposizione al contagio?
Partiamo con l’epatite A che, secondo i dati dell’Istituto Superiore di Sanità, è stata la forma più frequente e con un aumento significativo di casi in Italia, soprattutto fra le donne. I fattori di rischio principali per questa forma di epatite (e per la E) sono stati: il consumo di alimenti crudi o poco cotti, come i molluschi ma anche i frutti di bosco, i viaggi in zone endemiche, cioè in Paesi dove il virus è sempre presente, i rapporti sessuali non protetti di ogni tipo. L’infezione, in particolare, è veicolata da cibi o acqua contaminati da materia fecale.
Sono leggermente aumentati anche i casi di epatite B, nella sua forma acuta. Questa forma si trasmette attraverso il sangue e i liquidi corporei. Non occorre fare attenzione soltanto ai rapporti sessuali, il contagio infatti può avvenire anche quando ci si sottopone a trattamenti come tatuaggi, piercing o manicure, o a trattamenti chirurgici. Fortunatamente, il 95% delle infezioni acute guarisce spontaneamente, senza terapie.
Sono simili all’epatite B i fattori di rischio per la tipologia C. Se oltre il 40% dei casi nel 2023 è dovuto a trattamenti estetici, si riscontrano anche numerosi contagi fra chi fa uso di sostanze stupefacenti con scambio di materiale infetto.
L’epatite D (o Delta), invece, è definita “virus satellite” perché è una sovrainfezione che colpisce chi ha già contratto la B [1, 3].
Quindi, dottore, basta evitare di esporsi a questi fattori di rischio?
Per quanto riguarda le forme virali, sì. Come accennato, però, esistono anche epatiti non virali, causate da sostanze chimiche, farmaci, abuso di alcol. È l’epatite tossica e interessa coloro che abusano di alcol, le cui tossine distruggono le cellule del fegato. Il rischio aumenta quando il consumo è non solo eccessivo ma abituale e se aggravato da obesità e dieta non equilibrata [4].
Riassumendo, per proteggersi dalle epatiti virali occorre [3]:
• fare attenzione all’igiene degli alimenti e dell’acqua e, in determinate circostanze, evitare il consumo di cibi crudi (crostacei, molluschi, carne suina, frutta e verdura),
• utilizzare il preservativo in ogni tipo di rapporto sessuale,
• non condividere strumenti taglienti come rasoi o forbici,
• informarsi sulle procedure di disinfezione e sterilizzazione negli studi estetici e medici,
• effettuare analisi del sangue e screening specifici per diagnosticare tempestivamente le infezioni, soprattutto prima e durante una gravidanza.
Sono inoltre disponibili i vaccini per prevenire le infezioni da epatiti di tipo A e B.
Chi dovrebbe vaccinarsi?
Il vaccino antiepatite A è raccomandato ai soggetti maggiormente esposti al rischio di infezione, come i viaggiatori diretti in zone a rischio. In particolare si tratta di alcune aree dell’Africa, dell’Asia Sudorientale o del Sudamerica dove le condizioni igienico-sanitarie non sono sufficienti. La protezione dura circa dodici mesi; con la seconda dose gli adulti restano immuni per circa venticinque anni, i bambini per circa quindici [5].
Dal 1991 il vaccino contro l’epatite B è obbligatorio per tutti i nuovi nati: si somministra in tre dosi entro il primo anno di vita. È raccomandata anche agli adulti, in particolare a categorie più esposte come il personale medico, a chi viaggia in Paesi a rischio, a chi deve sottoporsi a dialisi o a frequenti trasfusioni [6]. Questa vaccinazione è sicura ed efficace fino al 95%. La durata della protezione è molto lunga: secondo i dati attualmente disponibili (relativi a circa trent’anni di utilizzo), potrebbe avere effetto per tutta la vita [7]. Esiste inoltre la possibilità di ricevere entrambi i vaccini in un’unica somministrazione.
Per contrastare la diffusione del virus dell’epatite E è stato brevettato un vaccino in Cina; è tuttavia ancora poco diffuso, sebbene stiano aumentando le prove sulla sua efficacia [8].
Argomenti correlati:
Epatite