Esistono screening per l’epatite?

28 Luglio 2022 di Giulia Annovi (Pensiero Scientifico Editore)

Le epatiti sono tra le più frequenti forme di malattie acute e croniche del fegato. Esistono diverse forme di epatite: alcune sono di origine virale, altre sono provocate da agenti non infettivi come un farmaco o una sostanza chimica.

In Italia è stato da poco introdotto uno screening per l’epatite C, cioè un’analisi gratuita e rivolta a tutta la popolazione nata tra il 1969 e il 1989.  L’Italia ha introdotto lo screening per raggiungere l’obiettivo fissato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) per l’eliminazione dell’HCV entro l’anno 2030 [1]. Infatti, uno studio realizzato dall’OMS ha stimato che entro il 2030 si potrebbero prevenire circa 4,5 milioni di morti premature dovute a epatite nei Paesi a reddito medio-basso attraverso vaccinazioni, test diagnostici, farmaci e campagne educative [2].

Dottore, per quale motivo è consigliabile che io mi sottoponga allo screening per l’epatite C?

Esistono screening per l’epatiteL’epatite C porta a sviluppare malattie croniche al fegato come cirrosi epatica, tumore al fegato e problemi di malfunzionamento dell’organo che possono portare alla morte [3]. Sottoporsi allo screening è importante per identificare precocemente la malattia, e per poterla curare prima che possa fare danni importanti al fegato. Infatti, i sintomi della malattia ai suoi esordi possono essere lievi o del tutto assenti e possono includere febbre, malessere, perdita di appetito, diarrea, nausea, disturbi addominali, urine di colore scuro e ittero, cioè un ingiallimento della pelle e del bianco degli occhi.
Alcune persone guariscono dopo aver contratto l’epatite C, mentre altre sviluppano malattie croniche che mettono a rischio la loro vita. Nel caso in cui la malattia venga diagnosticata precocemente, è possibile usare farmaci antivirali che possono curare più del 95% delle persone con un’infezione da epatite C. Lo screening servirà a diminuire la mortalità causata dalla malattia, perché l’obiettivo dell’Istituto Superiore di Sanità coincide con quello dell’OMS e vuole garantire un trattamento farmacologico ad almeno l’80% delle persone che verranno diagnosticate con la malattia [4]. Ciò concorrerà anche a diminuire la richiesta di trapianto di fegato.

L’intervento di screening, inoltre, serve a diminuire la diffusione della malattia nella popolazione, perché si trasmette da individuo a individuo per scambio di sangue infetto. Ad esempio, trasfusioni, rapporti sessuali o materiale contaminato con sangue infetto sono alcuni dei contesti in cui è possibile contrarre la malattia [2]. Infine, sottoporsi al test ha anche un valore sociale perché prevenire servirà ad abbassare la spesa sanitaria generale [5].

A livello globale, si stima che 58 milioni di persone abbiano un’infezione cronica da virus dell’epatite C, con circa 1,5 milioni di nuove infezioni ogni anno [2].

In cosa consiste lo screening?

Lo screening consiste in un semplice prelievo di sangue. Nel campione di sangue è possibile rilevare la presenza di anticorpi prodotti dal nostro corpo contro l’epatite C. Si tratta quindi di un test sierologico in grado di identificare le persone che il virus ha infettato.

Esistono screening per l’epatiteNel caso in cui il test sierologico dia risultato positivo, cioè si possano rilevare anticorpi anti-epatite C, allora occorre andare in cerca del materiale genetico del virus nel sangue. Il secondo test serve quindi a rilevare la presenza dell’RNA del virus nel sangue del paziente. Se l’RNA è presente, significa che l’infezione è ancora attiva e potrebbe essere in fase acuta o cronica. Circa un terzo delle persone positive al primo test sierologico risulta negativo al secondo test perché guarito spontaneamente. Dunque in questo caso permane nel sangue solo la memoria di un’infezione pregressa e superata.

Qualora una persona manifesti la presenza del genoma virale, occorre fare un terzo test che consiste in una biopsia al fegato per diagnosticare possibili danni permanenti all’organo [6].

Dottore, esistono anche altre forme di epatite?

Le epatiti virali sono causate da cinque virus epatospecifici: epatite A, B, C, D o Delta, ed E.
Le epatiti più comuni sono quelle A ed E, e sono dovute alla contaminazione del cibo o dell’acqua con materiale fecale. Le epatiti B, C e D si trasmettono attraverso strumenti contaminati da sangue infetto, durante i rapporti sessuali oppure al momento del parto se la madre è infetta.

L’epatite B insieme alla C è una delle principali cause di malattie croniche a carico del fegato.
Le epatiti A e B hanno sintomi molto simili a quelli dell’epatite C. L’epatite D si manifesta solo in chi ha già contratto l’epatite B. L’epatite E, invece, inizia con febbre lieve, appetito ridotto, nausea e vomito che durano per alcuni giorni [7].

Ci sono anche epatiti provocate da altri virus come quello della mononucleosi, il citomegalovirus o l’herpes virus, che colpiscono tutto l’organismo e non solo il fegato. Tuttavia, nel contesto di tali infezioni il fegato può andare incontro a un’epatite acuta [8].

Dato che i virus per l’epatite sono cinque esistono anche altri screening cui potrei sottopormi?

Per le altre forme di epatite non esiste un vero e proprio screening, il cui significato è appunto quello di una serie di indagini diagnostiche applicate su vasta scala nella popolazione. Però in caso di sospetta malattia è possibile cercare tanto gli anticorpi quanto il genoma virale nel sangue di tutte le diverse forme virali.

Esistono screening per l’epatitePer la prevenzione delle epatiti trasmissibili attraverso il sangue, occorre aumentare le strategie volte a rendere sicure le pratiche mediche che prevedono contatto di sangue tra due individui. Inoltre, è importante rendere sicuri i rapporti sessuali proteggendosi con l’uso del preservativo. Infine, è importante garantire adeguate condizioni igieniche anche nei centri per la realizzazione di tatuaggi.

Per le epatiti a trasmissione alimentare, la prevenzione passa attraverso la diffusione di acqua potabile e la corretta educazione all’igiene.

Per prevenire l’epatite B, inoltre, esiste un vaccino sicuro ed efficace. Tale vaccino previene anche lo sviluppo dell’epatite D. In Italia il vaccino è garantito ai neonati a partire dal 1991.
Anche per l’epatite A esiste un vaccino piuttosto diffuso, però è somministrato solo a persone a rischio. Il vaccino per l’epatite E, invece, è meno diffuso [7].

Autore Giulia Annovi (Pensiero Scientifico Editore)

Giulia Annovi è giornalista pubblicista laureata in biologia. Ha conseguito un dottorato di ricerca in medicina molecolare e rigenerativa. In seguito si è specializzata in comunicazione della scienza frequentando il master presso la SISSA di Trieste. Scrive su diverse riviste di salute e innovazione.
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