Aumentano gli adulti affetti da ADHD?

27 Novembre 2023 di Maria Frega (Pensiero Scientifico Editore)

Superata l’emergenza sanitaria di Covid-19, persiste un’onda lunga di disagio psicologico. A differenza del passato, però, oggi il tema della salute mentale è sempre più al centro dell’attenzione. Anche sui social, dove si diffondono gruppi di auto-aiuto e di orientamento verso le diverse terapie, seguendo il filo rosso degli hashtag. Tra questi, è diventato molto popolare #adultadhd, etichetta che riunisce persone adulte che temono di soffrire del disturbo da deficit di attenzione e iperattività (ADHD). Secondo diversi studi, aumentano i casi fra gli adulti: è solo una questione di maggiore sensibilità? Sicuramente l’autodiagnosi e i rimedi fai da te, soprattutto in relazione alla salute mentale, sono pratiche non prive di rischi. Facciamo chiarezza, anche con l’aiuto di due esperti che abbiamo sentito per scrivere questa scheda.

Dottore, è vero che stanno aumentando i casi di disturbo da deficit di attenzione e iperattività negli adulti?

Il tema, come tutto ciò che attiene alla salute mentale, è complesso, ampiamente studiato e sempre in evoluzione. Senza dubbio, oggi c’è più sensibilità e ci sono molte più possibilità di condividere informazioni ed esperienze. Ci sono però alcuni punti fermi da cui partire per trattare questo disturbo.

La pandemia da Covid-19, per esempio, è stata un’occasione, per molti adulti che temevano di soffrire di ADHD, per cominciare a occuparsi della propria salute mentale. Sono perciò aumentate le richieste di diagnosi, che – come vedremo in questa scheda – è una fase fondamentale e delicata della terapia. Non sono invece aumentati in modo significativo i casi, almeno nel nostro Paese.

Occorre sapere che l’ADHD (attention deficit hyperactivity disorder, cioè disturbo da deficit di attenzione e/o iperattività) è un disturbo del neurosviluppo e come tale presente sin dall’infanzia fino all’età adulta. Francesca Scarpellini, direttrice del Centro Psicodiagnostico Italiano, specifica che, molto spesso, il disagio emerge solo da adulti, a fronte di impegni di studio o professionali che sembrano insormontabili o quando si hanno difficoltà a sviluppare relazioni sociali. “I pazienti con ADHD” specifica Scarpellini “sono, generalmente, molto intelligenti e manifestano alta sensibilità nel riconoscere che qualcosa non funziona nel modo migliore e va affrontato”.

Quante persone ne soffrono?

Nel mondo le stime sono pressoché costanti da almeno tre decenni e riguardano circa il 2,5% degli adulti e il 5,9% dei bambini e degli adolescenti [1]. Questi ultimi rappresentano, in Italia, la categoria di pazienti più studiata e monitorata, mentre per quanto riguarda le manifestazioni del disturbo in età adulta sono necessari studi più specifici e, soprattutto, con un orizzonte temporale più ampio. Si sa, tuttavia, che in alcuni Paesi, come il Regno Unito, le vendite dei farmaci per l’ADHD sono quasi raddoppiate dal 2018 a oggi ed esistono problemi di approvvigionamento [2].

Dottore, allora come possiamo riconoscere l’ADHD?

È facile imbattersi in articoli o post sui social che elencano i sintomi del disturbo da deficit di attenzione/iperattività: distrazione, pigrizia, isolamento sociale, insonnia. Il tutto è spesso sintetizzato in un test e si conclude con una diagnosi. Non è un gioco: l’ADHD è un disturbo complesso che riguarda lo sviluppo neurologico e perciò ha un impatto importante, spesso drammatico, sulla vita e sul lavoro [3].

Secondo il Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, i sintomi si verificano già prima dei dodici anni ma, poiché perdurano nel tempo, è frequente che solo da adulti si prenda consapevolezza di aspetti o comportamenti che prima erano considerati come una parte del carattere infantile [4]. Oltre due terzi degli adolescenti ai quali è stato diagnosticato questo disturbo da bambini continueranno a presentare sintomi anche in età adulta.

I più frequenti sono scarsa concentrazione, disorganizzazione, tendenza a rimandare gli impegni, irrequietezza fisica, difficoltà della memoria [5]. Nei casi più complessi, il disturbo coinvolge le relazioni familiari e lavorative, provocando comportamenti che oscillano fra l’ansia sociale (timidezza, bisogno di solitudine) e l’iperattività (agitazione, impulsività) [4].

Dottore, è una malattia grave?

Più che di malattia è corretto parlare di neurodivergenza, come sottolinea ancora una volta Scarpellini: un modo di funzionare diverso da ciò che è considerato tipico o normale, come nel caso dei disturbi dello spettro autistico o dei DSA (cioè i disturbi specifici dell’apprendimento come la dislessia).

Bisogna considerare, tuttavia, che se l’ADHD non è trattato gli esiti possono essere gravi. Le conseguenze più evidenti riguardano i disturbi del sonno, lo scarso rendimento scolastico e sul lavoro, la tendenza a sviluppare dipendenze come il gioco d’azzardo o l’uso di sostanze. Per chi ne soffre, inoltre, aumenta il rischio di obesità, asma, allergie, diabete di tipo 2, disturbi del sonno, epilessia [5].

Dottore, quali sono le cause del disturbo?

Come accade per altri disturbi della salute mentale, i geni e la familiarità giocano un ruolo importante. “Un bambino affetto da ADHD” spiega Maurizio Bonati, responsabile del Dipartimento di Salute Pubblica e del Laboratorio per la Salute Materno Infantile dell’Istituto Mario Negri “ha quattro volte più probabilità di avere un parente con la stessa malattia; così come un terzo dei padri che soffrono di ADHD ha un figlio con lo stesso disturbo” [5]. I fattori scatenanti, come conferma la dottoressa Scarpellini, sono localizzati nel vissuto dell’infanzia: “La trascuratezza emotiva dei genitori, il mancato riconoscimento e le aspettative molto elevate possono determinare l’ADHD nel bambino”.

Intervengono anche cause biologiche prenatali, come l’assunzione di alcol in gravidanza, l’esposizione della madre a sostanze tossiche e inquinanti (compreso il fumo di sigaretta), la nascita pretermine o un parto complicato. Occorre inoltre sapere che il deficit di attenzione/iperattività spesso è presente in pazienti che soffrono di altri disturbi psichiatrici, come quelli dell’umore e della personalità (comorbidità): ciò complica la diagnosi o può impedire di dare la giusta attenzione all’ADHD [6].

Dottore, cosa fare se pensiamo di soffrire del deficit di attenzione/iperattività?

È fondamentale rivolgersi a uno specialista in salute mentale, a psicologi o psichiatri, che possano formulare una diagnosi e individuare la terapia più adatta. Con l’aiuto del medico di medicina generale, di solito il paziente tenta di individuare un centro specializzato, sia pubblico sia privato. Nel primo caso, esiste una piccola rete di centri regionali [7].

I farmaci funzionano?

Un autorevole studio osservazionale condotto in Italia ha confrontato i diversi approcci terapeutici: il trattamento farmacologico e le psicoterapie. Molto resta da studiare sugli esiti (non sempre facili da osservare, quando si tratta di salute mentale), ma è indubbia l’efficacia dei farmaci. Nel caso del trattamento dell’ADHD si tratta di psicofarmaci (metilfenidato soprattutto), spesso non privi di effetti collaterali e di complicata gestione. L’approccio che presenta le migliori evidenze di efficacia resta tuttavia quello “olistico”, cioè la terapia combinata di farmaci e trattamento psicologico [6].

Una buona notizia è che il 13 ottobre di quest’anno un provvedimento dell’Agenzia italiana del farmaco ha riconosciuto in Italia la terapia farmacologica a base di metilfenidato a rilascio modificato per l’intera popolazione adulta affetta da ADHD [8].

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Autore Maria Frega (Pensiero Scientifico Editore)

Maria Frega è sociologa, specializzata in comunicazione, e scrittrice. Si occupa di scienza, innovazione e sostenibilità per un'agenzia di stampa e altri media. Sugli stessi temi cura contenuti per testi scolastici e organizza eventi di divulgazione con associazioni ed enti pubblici. È inoltre editor di saggistica e tiene corsi di scrittura anche nelle scuole e in carcere. I suoi ultimi libri sono Prossimi umani e Filosofia per i prossimi umani, con Francesco De Filippo per Giunti Editore.
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