Arriverà presto un vaccino per i tumori?

14 Marzo 2022 di Rebecca De Fiore (Pensiero Scientifico Editore)

mRNA Arriverà presto un vaccino per i tumoriDa quando sono stati approvati i vaccini contro Covid-19 di Pfizer/BioNTech e di Moderna, che si sono poi rivelati estremamente efficaci, grande attenzione è stata rivolta alla tecnologia, basata sull’mRNA, utilizzata per svilupparli. Questi vaccini, infatti, hanno aperto un mondo di ricerca e di potenziali usi medici dell’mRNA. Ma davvero grazie a questa tecnologia potremo sconfiggere tumori, AIDS e malattie autoimmuni? In un certo senso la risposta è sì, i ricercatori di tutto il mondo stanno lavorando a un vaccino contro i tumori e le premesse sono buone. Ma come spesso accade in ambito scientifico le risposte sono complesse. Dunque, non facciamoci prendere dall’entusiasmo e andiamo per ordine.

Dottore, come funziona un vaccino a mRNA?

L’mRNA – ovvero l’acido ribonucleico messaggero – è una molecola fondamentale per la sopravvivenza dell’essere umano, essendo indispensabile per produrre le proteine. La ricetta per la produzione delle proteine viene custodita nel DNA, ma tocca poi all’mRNA distribuirla a tutte le cellule dando informazioni circa il momento e il luogo di produzione. L’RNA messaggero è quindi una sorta di “postino” che trasmette importanti messaggi alle cellule [1].

I vaccini tradizionali sono basati su proteine virali inattivate, che permettono al nostro sistema immunitario di allenarsi a riconoscere specifici virus, così che quando infettano il corpo può combatterli sin da subito. I vaccini a mRNA, invece, funzionano secondo un principio completamente diverso: usano un codice genetico, quello contenuto appunto nella molecola di RNA messaggero, per istruire le cellule del nostro corpo a produrre proteine che poi il sistema immunitario riconoscerà come estranee, producendo anticorpi. Dopo poche ore l’mRNA artificiale del vaccino scompare, lasciandoci però gli anticorpi e le altre difese pronte per l’uso [1,2].

Perché un vaccino a mRNA è più vantaggioso dei vaccini tradizionali?

Se dovessimo rispondere a questa domanda brevemente, questa sarebbe la risposta: un vaccino a mRNA è più sicuro, più rapido e più economico da produrre. Ma proviamo a capire perché.

I primi vaccini nella storia dell’umanità erano costruiti a partire da virus “vivi”, trattati in modo da essere meno pericolosi del virus originario. Questi vaccini abbiamo visto nel tempo che possono essere molto efficaci, ma hanno degli svantaggi: sono difficili da produrre, proprio perché l’unica possibilità è quella di partire da cellule viventi, e possono essere rischiosi per chi ha un sistema immunitario indebolito. Per questi motivi negli anni i vaccini si sono evoluti e oggi la maggior parte sono costituiti da virus inattivati o a subunità (ovvero sono formati solo da una proteina isolata dal virus). Ma neppure questi vaccini sono semplici da produrre, perché tutti i farmaci a base di proteine devono essere realizzati a partire da cellule vive [3].

Al contrario, produrre in laboratorio il DNA o l’RNA è molto più semplice e rapido. Inoltre, come abbiamo visto nel caso di Covid-19 (ne abbiamo parlato nella scheda “Arriverà presto un vaccino contro la variante Omicron?”), un vaccino a mRNA, al contrario dei vaccini tradizionali, è molto più semplice da modificare.

Dottore, si tratta di un’invenzione recente?

La prima molecola di mRNA sintetico è stata prodotta negli anni Ottanta da Robert Malone, che ebbe l’intuizione di mescolare le molecole di RNA appena sintetizzato a goccioline di grasso, permettendo all’mRNA di non degradarsi prima di aver consegnato il messaggio. La teoria alla base del vaccino a mRNA, invece, è stata sperimentata qualche anno più tardi dagli scienziati dell’University of Pennsylvania Katalin Karikó e Drew Weissman, che progettavano di creare in questo modo un vaccino contro il virus HIV [4].

La ricerca e lo sviluppo di vaccini a mRNA sono stati però considerati troppo costosi dalle aziende farmaceutiche fino ai primi anni Duemila, quando nacquero BioNTech e Moderna. Queste aziende iniziarono a lavorare soprattutto alla progettazione di vaccini contro i tumori, ma nessuna di queste terapie aveva ancora ricevuto l’approvazione per l’utilizzo sugli esseri umani. È servita la pandemia di Covid-19 – che ha reso urgente lo sviluppo della tecnologia a mRna e reso disponibili i fondi necessari – ad accelerare i tempi permettendo in meno di un anno di lanciare sul mercato il primo vaccino a mRNA [2,4].

Dottore, come funziona un vaccino contro il cancro?

Cosa contiene un vaccino?Quando una cellula diventa tumorale inizia a produrre neoantigeni (cioè delle proteine anomale). Generalmente il sistema immunitario rileva questi neoantigeni, riconosce che qualcosa non va nella cellula e li elimina. Il motivo per cui alcune persone sviluppano i tumori è che il loro sistema immunitario non è del tutto in grado di eliminare le cellule tumorali, che si moltiplicano e per questo il tumore cresce. L’obiettivo di un vaccino a mRNA, quindi, è di rendere il nostro corpo in grado di riconoscere i neoantigeni specifici della cellula tumorale. In questo modo, infatti, il sistema immunitario sarebbe sempre in grado di riconoscerli e di eliminarli [5].

Possiamo addestrare il sistema immunitario a riconoscere e uccidere quelle cellule, proprio come possiamo addestrare il sistema immunitario a riconoscere e uccidere un virus: è la stessa idea, bisogna solo capire quali proteine ci sono sulla superficie delle cellule tumorali e usarle come vaccino. Si fa una biopsia, si sequenziano le caratteristiche genetiche del tumore, si vede quali proteine ci sono sulla superficie delle cellule e si sintetizza un vaccino adatto”, spiega Anna Blakney, biologa molecolare dell’Università della British Columbia [2].

Detta così sembra molto facile, al contrario secondo Smita Nair della Duke University in North Carolina potrebbe essere più complicato: “Trovare bersagli specifici per i tumori è difficile. E non è facile indurre il corpo ad attaccare le proteine tumorali, perché sono simili a quelle dei tessuti normali, che di solito sono interdette al sistema immunitario. Il cancro è molto più complicato delle malattie infettive. È un work in progress, ma ci sono segnali di speranza” [3]. Segnali di speranza sono anche quelli che arrivano dalle sperimentazioni: al momento sono arrivate alla fase 2 le sperimentazioni di sei vaccini a mRNA contro il cancro che potrebbero essere approvati [3].

I vaccini a mRNA potrebbero essere utili anche per altre malattie?

“Da anni stiamo lavorando all’utilizzo di vaccini o terapie a mRNA in malattie genetiche, tumori, infezioni virali ma anche batteriche. Se hai un antigene e riesci a sequenziare una proteina, teoricamente puoi applicare il sistema a tutto: le cellule funzionano tutte così” spiega Yizhou Dong, professore associato di Farmacologia all’Ohio State University [2]. In questo senso appare evidente quante siano le potenzialità dei vaccini a mRNA. E non stiamo parlando di ricerca teorica: Translate Bio sta testando una terapia a mRNA per fibrosi cistica e sclerosi multipla; Gritstone Oncology e Gilead un vaccino a mRNA contro l’AIDS; Arcturus Therapeutics una terapia a mRNA contro alcune patologie cardiovascolari; Ethris e AstraZeneca terapie contro l’asma; Moderna ha un vaccino a mRNA contro Zika e Chikungunya già in fase 2 [2].

Dottore, allora possiamo essere ottimisti?

Arriverà presto un vaccino per i tumoriAnche se non ci sono dubbi sul fatto che i vaccini e le terapie a mRNA abbiano potenzialità enormi, non mancano le ragioni per essere prudenti. Una delle questioni aperte e su cui i ricercatori stanno ancora lavorando, ad esempio, è la durata dell’effetto dei vaccini a mRNA. Non è pensabile, infatti, dover ricorrere a richiami annuali di massa per tutte le patologie trattabili sia da un punto di vista organizzativo sia clinico. “Stiamo ancora lavorando per capire per quanto tempo durano la risposta anticorpale e la risposta cellulare”, spiega Blakney. “Al momento ci sono buone indicazioni, ma poiché questi studi hanno un anno e mezzo, nella maggior parte dei casi stiamo ancora capendo per quanto tempo dura quell’immunità” [2].

Sicuramente tutte le indicazioni che arrivano dalle sperimentazioni sugli animali, compresi i primati non umani, sono positive e le potenzialità sono sorprendenti. Non dimentichiamo, inoltre, che tutte le sperimentazioni fatte, i percorsi e le intuizioni dei singoli ricercatori, i test fatti per provare le ipotesi formulate, ma anche i fallimenti e le esperienze che sembrano più lontane, hanno consentito di arrivare a dei vaccini efficaci contro Covid-19 in tempi rapidissimi.

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Autore Rebecca De Fiore (Pensiero Scientifico Editore)

Rebecca De Fiore ha conseguito un master in Giornalismo presso la Scuola Holden di Torino. Dal 2017 lavora come Web Content Editor presso Il Pensiero Scientifico Editore/Think2it, dove collabora alla creazione di contenuti per riviste online e cartacee di informazione scientifica. Fa parte della redazione del progetto Forward sull’innovazione in sanità e collabora ad alcuni dei progetti istituzionali con il Dipartimento di epidemiologia del Servizio sanitario regionale del Lazio.
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