Gli apparecchi acustici salvano la vita?

2 Marzo 2024 di Rebecca De Fiore (Pensiero Scientifico Editore)

Si celebra domani la Giornata mondiale dell’udito, lanciata ormai diversi anni fa dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) per sensibilizzare l’opinione pubblica su come prevenire la sordità e promuovere la cura dell’udito in tutto il mondo. Circa il 5% della popolazione mondiale, infatti, convive con una perdita uditiva e le stime dell’OMS sono preoccupanti: entro il 2050 circa una persona su quattro sperimenterà una forma di diminuzione dell’udito [1].

Negli ultimi anni l’allarme maggiore ha riguardato la sempre crescente esposizione al rumore dei giovani, di cui anche noi abbiamo parlato nella scheda “La musica troppo alta in cuffia rende sordi?”. Nello specifico in Italia sono circa 7 milioni le persone con problemi di udito, corrispondenti al 12,1% della popolazione [2].

I disturbi dell’udito possono variare non solo nella tipologia, ma anche in origine e intensità. Riassumendo, i deficit della funzione uditiva possono essere suddivisi in due grandi categorie. Da una parte i problemi dovuti a malformazioni, traumi o processi infiammatori a carico dell’apparato di trasmissione dei suoni nell’orecchio: in questi casi si parla di ipoacusia di trasmissione, spesso trattabile. Dall’altra, i problemi di udito che hanno origine a livello dell’orecchio interno o del nervo acustico: in questi casi si parla di ipoacusia neurosensoriale, che determina deficit quasi sempre permanenti [3].

I disturbi dell’udito possono essere presenti fin dalla nascita, possono svilupparsi durante l’infanzia o l’adolescenza soprattutto in seguito ad alcune malattie come la meningite o il morbillo, possono emergere in età adulta, ma è più frequente che si sviluppino durante la terza età come deficit riconducibili al generale invecchiamento dell’organismo [3].

Gli apparecchi acustici offrono diversi benefici per coloro che soffrono di problemi uditivi, ma non è corretto sostenere che di per sé aumentino l’aspettativa di vita come sembrava dire uno studio uscito all’inizio del 2024.

Perché non è corretto associare l’uso di un apparecchio acustico a una più lunga aspettativa di vita?

A inizio gennaio 2024 è uscito uno studio sulla rivista Lancet Healthy Longevity che sottolineava come l’uso regolare di apparecchi acustici negli adulti con disturbi uditivi fosse associato a un rischio di mortalità ridotta del 24% rispetto a chi non li utilizzava [4]. Questo tipo di ricerche espone quasi sempre al rischio di trarre conclusioni ingannevoli: vediamo perché.

La questione è che chi utilizza abitualmente gli apparecchi acustici ha caratteristiche molto diverse rispetto a chi non li utilizza oppure talvolta dimentica di usarli: chi può permettersi di acquistare un apparecchio acustico ha quasi sempre un’istruzione superiore alla media, un reddito più alto (con tutte le conseguenze positive sugli stili di vita che possiamo immaginare), minore probabilità di fumare e maggiore probabilità di avere un peso corporeo nella norma.

In altre parole, come ormai sanno i lettori abituali di Dottore ma è vero che, dal momento che le conclusioni dell’articolo derivano da uno studio osservazionale è molto difficile stabilire un rapporto di causa ed effetto tra l’uso regolare di un apparecchio acustico e l’aspettativa di vita. Tutti i fattori che abbiamo prima elencato, infatti, potrebbero essere i responsabili – o quantomeno corresponsabili – della differenza di mortalità tra chi usa i dispositivi e chi non li usa.

Ciò non toglie, però, che gli apparecchi acustici siano una soluzione fondamentale per chi soffre di disturbi uditivi e che il loro utilizzo vada il più possibile incentivato.

Dottore, quindi gli apparecchi acustici non salvano la vita ma hanno diversi benefici?

Sì, gli apparecchi acustici offrono diversi benefici per coloro che soffrono di problemi uditivi. Innanzitutto, aiutano a migliorare la capacità uditiva, consentendo a chi li indossa di percepire i suoni con maggiore chiarezza e precisione. Questo aspetto, poi, può avere un effetto benefico su diversi altri aspetti della vita.

Facciamo un esempio: sentendo meglio, chi li indossa riesce a partecipare più attivamente alle conversazioni e alle interazioni sociali, migliorando la qualità della comunicazione e delle relazioni interpersonali, ma anche contribuendo a prevenire l’isolamento sociale. Inoltre chi indossa apparecchi acustici potrebbe sentirsi più sicuro, perché ascoltare ciò che succede nell’ambiente circostante può essere fondamentale per percepire un pericolo, ad esempio quando si guida o si attraversa la strada.

Anche una revisione sistematica di ricercatori della rete internazionale Cochrane sull’utilizzo degli apparecchi acustici nei disturbi dell’udito lievi o moderati negli adulti ha confermato questi benefici. In particolare, questa analisi degli studi di cui disponiamo ha sottolineato come i dispositivi acustici migliorino la capacità di ascolto e in generale la qualità della vita [5].

orecchio rumore icon

Dottore, come capisco di aver bisogno di un apparecchio acustico?

La decisione di utilizzare un apparecchio acustico dipende non solo dalla presenza di un abbassamento dell’udito ma soprattutto dalla sua gravità e dal suo impatto sulla qualità di vita della persona. La difficoltà di comprendere e partecipare attivamente a delle conversazioni o l’incapacità di sentire suoni ambientali (come il rumore di una porta che si chiude o il ticchettio dell’orologio), la tendenza ad aumentare più del solito il volume della televisione o della radio, potrebbero essere dei campanelli d’allarme che indicano che la capacità uditiva è diminuita.

Spesso, poi, sono gli stessi amici o familiari che possono notare per primi i segnali di una perdita uditiva: se ti viene detto che parli troppo forte, che non segui le conversazioni o chiedi frequentemente di ripetere ciò che è stato detto, potrebbe valere la pena parlarne con il proprio medico e fare un controllo dell’udito. Innanzitutto, infatti, vanno capite le cause, ed eventualmente il medico o lo specialista può aiutare a scegliere l’apparecchio acustico più appropriato.

Dottore, non sono convinto di voler indossare un apparecchio acustico…

Posso capirlo. Un’altra revisione della Cochrane ha indagato proprio questo aspetto e ha dimostrato che circa il 40% degli adulti con perdita uditiva, anche dopo averli comprati, non indossa i propri apparecchi acustici [6].

Abituarsi a un apparecchio acustico, infatti, richiede tempo, e per non abbattersi dopo soli pochi giorni può essere utile tenere a mente alcune cose [7]:

  1. Purtroppo nessun apparecchio acustico può riportare l’udito alla normalità o eliminare del tutto la percezione di ronzii, fischi, fruscii o sibili (acufeni) di cui soffre spesso chi lamenta una perdita uditiva: è consigliabile diffidare delle pubblicità che affermano di poter risolvere completamente questo tipo di problema con un apparecchio acustico.
  2. Concediti il ​​tempo di abituarti all’apparecchio acustico: più lo usi, più velocemente ti adatterai ai suoni amplificati. Inoltre, esistono molti tipi diversi di apparecchi acustici, adatti alle differenti esigenze della persona che dovrà utilizzarli
  3. Esercitati a utilizzare l’apparecchio acustico in diversi ambienti: c’è differenza a indossarlo in casa o per strada o in altri ambienti molto rumorosi.
  4. Se pensi possa servirti, non vergognarti a chiedere aiuto: il supporto di amici, familiari o specialisti è sicuramente prezioso.
  5. Se pensi sia necessario, fai una visita di controllo in più per eventuali modifiche e per assicurarti che il tuo nuovo apparecchio acustico funzioni al meglio delle sue possibilità.

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Autore Rebecca De Fiore (Pensiero Scientifico Editore)

Rebecca De Fiore ha conseguito un master in Giornalismo presso la Scuola Holden di Torino. Dal 2017 lavora come Web Content Editor presso Il Pensiero Scientifico Editore/Think2it, dove collabora alla creazione di contenuti per riviste online e cartacee di informazione scientifica. Fa parte della redazione del progetto Forward sull’innovazione in sanità e collabora ad alcuni dei progetti istituzionali con il Dipartimento di epidemiologia del Servizio sanitario regionale del Lazio.
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