Gli anziani assumono troppi farmaci?

4 Novembre 2022 di Rebecca De Fiore (Pensiero Scientifico Editore)

Nella popolazione anziana l’uso regolare di farmaci, ma anche di più farmaci contemporaneamente, è molto frequente. Molti anziani, infatti, hanno patologie croniche e i farmaci servono a mantenerle sotto controllo, anche alleviandone i sintomi, nonché a prevenire le complicazioni.

A volte, però, per il bene del paziente, è necessario fare attenzione alle interazioni farmacologiche, che possono essere causate dall’assunzione di più medicinali. Ricordando – e si tratta di un aspetto molto importante – che in molti casi il paziente anziano assume dei farmaci per i quali non è necessaria la ricetta del medico, in base a una decisione autonoma o dei propri familiari. In questo caso si parla di “automedicazione”, un fenomeno al quale è necessario guardare con attenzione.

Quello del consumo elevato di farmaci da parte delle persone anziane è un argomento di cui si discute da tempo, ma è tornato sulle pagine dei giornali in occasione del Congresso nazionale della Società Italiana di Medicina Interna (SIMI).

Durante il congresso, diversi relatori hanno sottolineato la necessità che il malato o i suoi familiari facciano riferimento a un medico di fiducia che segua il paziente essendo a conoscenza dell’insieme dei suoi problemi di salute, così che possa vigilare anche sulle controindicazioni dell’assunzione di tanti farmaci diversi. Può capitare, infatti, che – essendo solo parzialmente a conoscenza della situazione del paziente – un medico specialista consultato occasionalmente possa prescrivere un farmaco aggiuntivo, talvolta non compatibile con l’insieme delle terapie regolarmente assunte dal malato [1].

Cosa intendiamo dicendo che alcuni anziani assumono “troppi” farmaci?

Per rispondere a questa domanda è utile consultare il Rapporto sull’uso dei farmaci nella popolazione anziana dell’Osservatorio sull’impiego dei medicinali (OsMed) dell’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) [2]. I dati, riferiti al 2019, mostrano che il 98% della popolazione con più di 65 anni ha ricevuto nel corso dell’anno almeno una prescrizione farmaceutica, per un consumo giornaliero medio pari a tre dosi al giorno.

I farmaci più utilizzati sono quelli per il sistema cardiovascolare: ad esempio, i farmaci che servono a regolare la pressione (antipertensivi) sono utilizzati dall’80% degli over 65 e dal 96% degli over 85. In generale, il consumo di farmaci è superiore negli uomini rispetto alle donne in tutte le classi di età.

I dati raccolti ed elaborati dall’AIFA mostrano che quasi un anziano su tre assume dieci o più farmaci diversi. Un dato, questo, che aumenta progressivamente all’aumentare dell’età: il 18,8% delle persone tra 65 e 69 anni prendono dieci o più medicine ogni giorno, e questa percentuale sale al 40,11% negli uomini anziani di 85 anni. Nelle donne over 85 la percentuale è del 37,2%.

Attenzione, però: questo non significa che è sempre necessario assumere pochi farmaci o che si può smettere di assumerli dall’oggi al domani. Bisogna valutare il singolo caso con il proprio medico curante.

Dottore, è un problema solo di quantità?

Secondo il Rapporto OsMed, in alcuni casi i farmaci prescritti agli anziani possono causare problemi in misura maggiore dei benefici che possono promettere: in questo caso si parla di “rapporto rischio-beneficio sfavorevole” e spetta al medico curante la valutazione di situazioni che spesso sono caratterizzate da una notevole complessità.

In altri casi, invece, i ricercatori dell’AIFA ritengono che alcuni farmaci siano semplicemente più utilizzati di quanto dovrebbero: ad esempio, alcuni medicinali utilizzati per il trattamento dell’ulcera gastrica e il reflusso gastroesofageo (gli inibitori di pompa protonica) vengono utilizzati dal 50% della popolazione anziana, e un utilizzo così diffuso potrebbe non essere sempre giustificato.

Come dicevamo in apertura della scheda, assumere troppi farmaci anche in assenza di assoluto bisogno può causare effetti collaterali. In alcuni casi l’assunzione di un medicinale potrebbe essere necessaria solo per un periodo limitato, fino alla risoluzione del problema di salute.

In altre circostanze, invece, un farmaco deve necessariamente essere assunto dal paziente anziano per l’intera durata della vita per mantenere sotto controllo un determinato problema di salute, e sarà comunque il medico – ascoltato il paziente – a decidere la terapia più appropriata. In questa seconda circostanza è fondamentale che il paziente non interrompa la cura se “si sente meglio”: i benefici delle cure non devono assolutamente determinare una minore “aderenza” alle terapie.

Allora cosa si può fare?

Uno dei concetti che sta attirando maggiore attenzione in questo senso è quello della deprescrizione farmacologica (spesso viene usato il termine inglese: deprescribing), ovvero il processo di identificazione e sospensione dei trattamenti nei casi in cui gli effetti negativi possono superare i benefici.

Ne ha parlato anche Silvio Brusaferro, il presidente dell’Istituto Superiore di Sanità, in occasione della presentazione del Rapporto OsMed sull’utilizzo dei farmaci nella popolazione anziana: “Questo nuovo Rapporto, centrato sul consumo dei farmaci negli anziani, rappresenta uno strumento prezioso per promuovere interventi e progetti mirati a migliorare la qualità e la sicurezza dell’uso del farmaco in questa popolazione. Si stima, infatti, che un terzo delle persone con più di 65 anni utilizzi 10 o più farmaci contemporaneamente. Questo rapporto aiuta a comprendere diversi aspetti di questo fenomeno individuando nella deprescrizione farmacologica, ovvero nella riduzione del numero dei principi attivi prescritti, una risposta mirata per garantire una maggior sicurezza e appropriatezza delle cure. Non sempre, infatti, la prescrizione di un numero elevato di farmaci corrisponde alle migliori cure o a più salute” [3].

Dottore, c’è qualche regola che posso seguire nell’assunzione di farmaci?

In generale, la relazione di fiducia instaurata col proprio medico curante dovrebbe rassicurare il paziente in merito all’appropriatezza della terapia prescritta. Per quanto riguarda i medicinali per i quali non è necessaria la ricetta del medico, soprattutto nei casi di pazienti in età avanzata, dovrebbe essere sempre consultato il proprio medico. In linea di massima, vale la pena assumere acquistare e assumere un medicinale “da banco” se può contribuire a migliorare lo stato di salute. Se, invece, il farmaco stesso può addirittura rivelarsi fonte di problemi allora è il caso di evitare di assumerlo.

L’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri ha indicato qualche facile regola da tenere a mente e da seguire:

  • Non sempre alla comparsa di un disturbo di salute è necessario ricorrere a un farmaco.
  • Anche se è più semplice assumere un farmaco, molti sintomi o malattie sono causati da cattive abitudini di vita che è necessario modificare.
  • Quando si deve assumere un farmaco è bene seguire attentamente quando, quanto, come e per quanto tempo prenderlo, come consigliato dal proprio medico.
  • Spesso un farmaco può provocare effetti indesiderati, oltre che apportare giovamento.
  • Evitare farmaci che promettono “miracoli”.
  • Limitare il numero di farmaci da assumere a quelli che il proprio medico curante ritiene necessari, per evitare il rischio di interazioni e di effetti indesiderati.
  • Assumere con criterio anche semplici farmaci da banco: questi, anche se venduti senza l’obbligo della ricetta del medico, sono sempre farmaci.
  • Evitare di accumulare troppi farmaci in casa: bisogna sempre averne da assumere in caso di emergenza, controllando però con attenzione la relativa data di scadenza.
  • Diffidare delle pubblicità ed evitare i consigli di vicini, amici, parenti, di giornali e riviste: per ogni problema di salute è sempre meglio consultare il medico o il farmacista di fiducia.
  • Quando si diventa anziani tutti i problemi legati all’uso dei farmaci, in genere, aumentano, quindi porre maggiore attenzione.

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Autore Rebecca De Fiore (Pensiero Scientifico Editore)

Rebecca De Fiore ha conseguito un master in Giornalismo presso la Scuola Holden di Torino. Dal 2017 lavora come Web Content Editor presso Il Pensiero Scientifico Editore/Think2it, dove collabora alla creazione di contenuti per riviste online e cartacee di informazione scientifica. Fa parte della redazione del progetto Forward sull’innovazione in sanità e collabora ad alcuni dei progetti istituzionali con il Dipartimento di epidemiologia del Servizio sanitario regionale del Lazio.
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