Il 28 luglio si celebra la Giornata Mondiale contro l’Epatite, promossa dall’Organizzazione Mondiale della Sanità per sensibilizzare su una malattia che può colpire chiunque, anche i bambini. Il ceppo virale più frequente in età pediatrica è HBV, causa dell’epatite B.
Si tratta infatti di una malattia spesso “silenziosa”: nel mondo, circa una persona su due con epatite B non sa di esserlo [1]. Se trascurata, però, può causare gravi danni al fegato.
In Italia, i casi di epatite B acuta sono aumentati del 23,5% tra il 2023 e il 2024 [2]. Per evitare il rischio, molto elevato nei più piccoli, di sviluppare la forma cronica della malattia, è disponibile un vaccino sicuro ed efficace.
Dottore, è vero che anche i bambini sono esposti al rischio di epatite?
Sì, alcune forme di epatite, in particolare quelle virali, possono essere molto pericolose per i più piccoli. I ceppi principali del virus dell’epatite sono cinque (A, B, C, D ed E) e tutti possono causare infiammazioni, acute o croniche, e malattie al fegato. Queste forme si differenziano per il modo in cui si trasmettono e per la gravità dei sintomi. Nel caso specifico di infezione nei bambini, il ceppo più diffuso è il B, o meglio HBV, dal nome del virus responsabile [3, 4].
Come si trasmette l’epatite B?
Il virus HBV è molto infettivo. Si trasmette tramite il contatto con il sangue o altri fluidi biologici (come saliva, sperma, liquido vaginale, latte materno, urina e lacrime), anche in piccole quantità.
La modalità di contagio più frequente nei bambini è quella verticale, cioè da madre a figlio durante il parto o nei primi mesi di vita, oppure con contatti prolungati tra familiari infetti.
L’epatite B non si trasmette con abbracci, strette di mano, colpi di tosse o condivisione di alimenti, sebbene HBV sia presente nella saliva. Occorre invece fare attenzione con gli oggetti per l’igiene (forbici, spazzolini da denti) o altre procedure che potrebbero far sanguinare (iniezioni, tatuaggi o piercing).
Il contagio per i più piccoli è particolarmente rischioso, per due motivi [1, 4]:
- l’epatite spesso non dà sintomi nelle fasi iniziali, perciò può passare inosservata;
- l’epatite può cronicizzarsi, cioè trasformarsi in un’infezione persistente che, nel tempo, può compromettere seriamente la salute del fegato.
L’epatite B nei più piccoli è sempre asintomatica?
Quasi sempre: meno dell’1% dei bambini sotto l’anno di età mostra sintomi. Le manifestazioni più frequenti nei casi sintomatici sono [3, 5]:
- grande stanchezza,
- febbre,
- dolori articolari o addominali,
- nausea e vomito,
- prurito (talvolta),
- feci chiare e urine scure,
- ittero, cioè colorito giallastro della pelle e degli occhi.
Un altro segno in età pediatrica è l’acrodermatite di Gianotti-Crosti, un’eruzione cutanea con piccole lesioni rossastre su guance, tronco e arti [4]. Se si sospetta il contagio, basta un prelievo di sangue per la diagnosi.
Dottore, come cambia la vita di un bambino con un’infezione da HBV?
L’età del contagio è il fattore chiave per determinare se l’epatite B acuta diventerà un’infezione cronica. L’80-90% dei neonati infettati sotto l’anno di età e il 30-50% dei bambini contagiati prima dei sei anni svilupperanno la forma cronica. Ciò avviene perché il sistema immunitario non è ancora in grado di eliminare il virus. Aumenta così il rischio di danni alle funzioni del fegato e di malattie gravi come fibrosi, cirrosi, tumori. Queste complicanze si possono tuttavia evitare con opportuni controlli [5, 6].
Occorre precauzione, ma è possibile condurre una vita normale. Le madri con infezione cronica possono allattare i neonati, seguendo le indicazioni dei pediatri. Non ci sono controindicazioni alla frequentazione di altri bambini, anche a scuola, soprattutto perché i più piccoli sono protetti dal vaccino [4].
La vaccinazione è davvero efficace e sicura?
Sì. Il vaccino contro HBV, introdotto tra quelli obbligatori dal 1991, ha migliorato decisamente la prevenzione di questa infezione. L’incidenza in età pediatrica è diminuita moltissimo, perché protegge nel 95% dei casi dall’infezione.
Il vaccino è somministrato in tre dosi (a 3, 5 e 11 mesi), con effetti collaterali minimi: occasionalmente, febbre transitoria e rossore nel punto dell’iniezione [4, 5].
È disponibile, anche per gli adulti, la vaccinazione contro l’epatite A, oltre alla B. Contro l’epatite C, invece, un utile strumento di prevenzione è lo screening per l’individuazione precoce dell’infezione. Un analogo test è disponibile per individuare l’epatite B, raccomandato alle donne in gravidanza e ad altre categorie a rischio.
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