Mangiare cioccolato fa bene alla salute?

13 Dicembre 2017 di Rebecca De Fiore (Pensiero Scientifico Editore)

Leggendo le copertine delle riviste esposte in edicola o consultando i siti di salute su internet sembrerebbe che la risposta debba essere scontata e che mangiare cioccolata faccia in effetti bene alla salute: del resto, è un argomento molto attraente per i giornalisti, “golosi” di notizie che possano far piacere ai lettori. “Buone notizie per gli amanti del cioccolato: più ne mangiamo, meno rischiamo malattie cardiache”.

Ma la verità, purtroppo, è meno dolce dei titoli.

Da dove nascono, allora, le notizie sui benefici del cacao?

Cosa succede se mangio troppo cioccolato?È imbarazzante ammetterlo, ma a produrre questo genere di informazioni sono anche centri universitari prestigiosi. Per esempio un ricercatore della Columbia University, Adam Brickman, ha condotto uno studio per verificare se i flavonoli del cacao potessero avere un effetto positivo sul declino della memoria. Come spesso accade, l’ufficio pubbliche relazioni della grande università statunitense ha amplificato i risultati dello studio, enfatizzando le conclusioni così da trasformare una ricerca metodologicamente di poco conto in uno studio dai risultati clamorosi e, ovviamente, favorevoli al cioccolato. Ehm, studio naturalmente finanziato da un’industria produttrice di dolci al cacao.

Questo tipo di catena (studio > comunicati stampa > notizie sui media) è ormai la prassi, e non è infrequente che anche grandi organi di comunicazione (in questo caso il New York Times) cedano alla tentazione di riprendere i comunicati stampa senza controllarne la solidità.

Davvero queste ricerche così pubblicizzate sono finanziate dai produttori di cioccolato?

Certamente. Aziende alimentari come la Nestlé o la Mars investono milioni di dollari in studi condotti da centri universitari nel settore alimentare e nutrizionale. Si tratta di un’attività di marketing mascherata da ricerca scientifica, come ha sottolineato la famosa studiosa Marion Nestle (nessuna “parentela” con l’industria omonima) sulle pagine del JAMA, il settimanale dell’American Medical Association (Nestle 2016). Come spiega Vox, un sito di inchiesta statunitense, quello del cioccolato “è un ottimo caso di studio su come l’industria può orientare l’agenda scientifica – e alcune delle migliori menti del mondo accademico – verso studi che alla fine andranno a beneficio del loro business, e non necessariamente della salute pubblica.” Vox ha esaminato 100 studi supportati economicamente da Mars, scoprendo come i risultati fossero costantemente positivi per qualsiasi esito fosse stato considerato (Belluz 2017).

Quindi, mangiare cioccolato non fa proprio bene… per niente?

Mangiare cioccolato fa bene alla salute?Sforziamoci di dare una buona notizia per gli amanti dei dolci: alcuni studiosi che fanno parte della Cochrane, una rete internazionale di ricercatori che analizza gli studi condotti in quasi tutte le discipline della medicina, ha verificato i risultati delle ricerche svolte fino a oggi, che hanno coinvolto 1.804 adulti prevalentemente sani. Nel complesso, questi studi hanno fornito ai partecipanti da 30 a 1.218 mg di flavonoli (in media 670 mg) da 1,4 a 105 grammi di prodotti di cacao al giorno nel gruppo di intervento attivo, vale a dire nella “popolazione” di persone alle quali era dato il cioccolato per vedere se funzionasse.

Ebbene, in chi aveva assunto cioccolato si notava una riduzione modesta, ma statisticamente significativa, della pressione arteriosa (sistolica e diastolica) di 1,8 mmHg. Insieme ad altri trattamenti e a cambiamenti nello stile di vita, questa lieve riduzione di pressione potrebbe in effetti giovare alla salute.

Sono risultati di cui possiamo fidarci?

Forse sì, sempre considerando però che la riduzione della pressione era davvero molto modesta. Dobbiamo poi considerare che molti di questi studi erano finanziati da produttori di cioccolato e, in queste ricerche sponsorizzate, l’effetto sulla pressione era maggiore. È la prova di un condizionamento? No, ma è un elemento che deve comunque far riflettere, perché potrebbe essere la spia di distorsioni che alterano l’esito degli studi.

Mangiare cioccolato fa bene alla salute?Attenzione: è un “classico” della ricerca scientifica che gli studi finanziati da un’azienda portino più probabilmente a risultati positivi e accade anche per quanto riguarda le ricerche nutrizionali (Nestle 2016). Sono necessari studi a più lungo termine per stabilire se mangiare regolarmente prodotti contenenti cacao ricchi di flavanolo abbia un effetto benefico sulla pressione sanguigna e sulla salute cardiovascolare nel tempo, e se ci siano effetti collaterali dell’uso a lungo termine dei prodotti di cacao su base giornaliera.

Un consiglio di ordine generale: facciamo sempre attenzione quando leggiamo o ascoltiamo notizie sui benefici o sui rischi di qualche alimento. Purtroppo, la ricerca in campo nutrizionale è condizionata da molti fattori, in primo luogo dalla difficoltà di condurre studi privi di distorsioni: quasi sempre si tratta di studi osservazionali, molte volte affidati alla compilazione di questionari da parte dei partecipanti. Esposti, dunque, a molti condizionamenti che ne limitano l’affidabilità (Lader 2016; Ioannidis 2013).

D’accordo, non si potrà dire che il cioccolato “è una cura”: ma, almeno, non fa male?

In anni in cui il sovrappeso e l’obesità sono una vera e propria minaccia per la salute pubblica, veder crescere la domanda di cioccolato da parte dei consumatori non è una buona notizia. Le vendite di prodotti a base di cacao stanno molto aumentando e si tratta pur sempre di un prodotto dolciario contenente grassi e zuccheri.

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Autore Rebecca De Fiore (Pensiero Scientifico Editore)

Rebecca De Fiore ha conseguito un master in Giornalismo presso la Scuola Holden di Torino. Dal 2017 lavora come Web Content Editor presso Il Pensiero Scientifico Editore/Think2it, dove collabora alla creazione di contenuti per riviste online e cartacee di informazione scientifica. Fa parte della redazione del progetto Forward sull’innovazione in sanità e collabora ad alcuni dei progetti istituzionali con il Dipartimento di epidemiologia del Servizio sanitario regionale del Lazio.
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