Gli effetti dell’alcol sugli anziani sono spesso sottovalutati, ma studi recenti sembrano confermare che gli over 65 subiscono danni più marcati delle persone più giovani, anche a parità di quantità bevuta.
Nella ricorrenza della Giornata internazionale delle persone anziane, il primo ottobre, richiamiamo l’attenzione su un’abitudine pericolosa soprattutto per quanti già convivono con una patologia o fragilità. Il consumo di alcol è tra i primi dieci fattori di rischio per morte prematura e anni vissuti con disabilità [1]. Ma quali sono i rischi specifici in età avanzata? Bere un bicchiere di vino a pasto non è più una buona idea?
Dottore, è vero che bere alcol è più nocivo in età avanzata?
L’alcol è un importante fattore di rischio per la salute, a qualunque età. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, il suo consumo è associato a oltre duecento malattie, a disabilità, ed è responsabile di più di tre milioni di morti ogni anno. L’alcol è inoltre classificato come cancerogeno di gruppo 1: vuol dire che ci sono prove sufficienti della sua capacità di provocare tumori nell’uomo. Anche consumi occasionali o moderati aumentano il rischio di ammalarsi di almeno sei tipi di cancro [2].
Ricorrenti studi confermano che, invecchiando, gli effetti dannosi aumentano, anche se la quantità consumata resta la stessa. L’alcol infatti agisce sull’intero organismo: muscoli, vasi sanguigni e cuore, apparato digerente e cervello (ne parlavamo anche nella scheda “Reggere l’alcol è una buona cosa?”).
Negli anziani, questi effetti peggiorano il naturale declino legato all’età. La massa muscolare si riduce e i tessuti non riescono a trattenere l’acqua in modo efficiente; per questo, aumenta la concentrazione di alcol nel sangue [3]. L’etanolo, la sostanza tossica contenuta negli alcolici, produce effetti più marcati; tra questi, la disidratazione, come abbiamo visto sfatando il mito che gli alcolici facciano sopportare il freddo.
Anche piccole quantità di alcol sono pericolose?
Sì, c’è la possibilità che anche il consumo considerato occasionale, diverso dall’abuso, possa provocare danni alle funzioni organiche. L’eventualità che ciò accada aumenta dopo i 65 anni. Oggi sappiamo con certezza che non esiste una quantità di alcol sicura per l’organismo. In altre parole: solo evitare totalmente il consumo di alcolici è sano [1].
Quali sono i rischi specifici per gli anziani?
Gli effetti dell’alcol sulla popolazione anziana influiscono su alcune funzioni cognitive, per esempio la capacità di ricordare i nomi, seguire una conversazione, fare un calcolo. Ne risente anche la qualità del sonno [3]. Diventa inoltre difficile valutare il proprio stato di salute e si potrebbero attuare comportamenti pericolosi per sé e per gli altri, come guidare [4, 5].
Secondo ampie indagini epidemiologiche, i bevitori abituali sono più soggetti a sviluppare demenza, causata dalla tossicità, che produce infiammazioni, e dai danni alle funzioni neurologiche; nelle donne questi rischi sembrano accentuati [6].
Dottore, è vero che non si dovrebbe bere quando si assumono farmaci?
È vero, sono diversi i principi attivi contenuti nei farmaci che interagiscono con l’assunzione di alcolici.
Occorre fare attenzione ad ansiolitici e ad antidepressivi, perché possono accentuare l’effetto e portare a conseguenze gravi. Meritano attenzione persino i farmaci da banco come antistaminici e analgesici – aspirina compresa – e i più comuni trattamenti per il diabete e l’ipertensione. Assunti in combinazione con una bevuta possono causare tachicardia oppure ulcere ed emorragie. Per questo, è raccomandato informare il medico di medicina generale delle proprie abitudini e riferire ogni eventuale effetto avverso [5, 7].
Allora il bicchiere di vino durante i pasti non è più concesso?
Alle persone con più di 65 anni si raccomanda di non superare il limite giornaliero di un’unità alcolica (UA). Questa misura corrisponde a 12 grammi di etanolo, cioè 33 cl di birra oppure un calice di vino (125 ml) o un bicchierino di liquore (40 ml) [8]. In ogni caso, se si può farne a meno è meglio, ed è necessario in caso di patologie che costituiscono una controindicazione assoluta, come le malattie del fegato.
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