La raccolta di sangue e dei suoi componenti è un’esigenza quotidiana negli ospedali. Il plasma, in particolare, ha una destinazione diversa dalle emergenze in pronto soccorso o in sala operatoria, ma ugualmente fondamentale. La parte liquida del sangue – il plasma, appunto – è infatti la materia prima per farmaci salvavita, trattamenti per malattie rare, vaccini e per curare le ustioni più gravi.
Nella Giornata mondiale del donatore di sangue, che ricorre il 14 giugno, si incoraggiano anche le donazioni di plasma. La procedura è semplice, indolore, e garantisce anche il monitoraggio periodico della salute del donatore.
L’Italia è uno dei Paesi europei più attivi nella quantità di plasma donato. Il 2024 è stato un anno record: ne sono stati raccolti 900mila chili, che hanno permesso un aumento della produzione di medicinali plasmaderivati. La domanda di questi farmaci, però, continua ad aumentare [1].
Cos’è la donazione di plasma?
È una delle donazioni mirate, cioè che selezionano solo alcuni componenti del sangue. Il plasma è tra questi e si preleva con un metodo detto plasmaferesi, che consente di prelevare solo il plasma dal sangue del donatore. Alla cannula inserita in vena è collegato un separatore cellulare che permette di prelevare solo il plasma e, contemporaneamente, reintroduce nel circolo sanguigno le altre parti del sangue (globuli rossi, bianchi e piastrine). Si ottiene così una sacca con circa 600-700 millilitri di plasma che, a differenza del sangue “intero”, può essere congelato e utilizzato nell’arco di 24 mesi.
Nell’organismo del donatore, il plasma si ricostituisce rapidamente e in maniera naturale (basta solo bere un po’ più del solito). La donazione di plasma è, dunque, una procedura sicura e non nociva [2,3]. Anche nelle donazioni di sangue intero una parte del plasma viene raccolta naturalmente [4].
A cosa è destinato il plasma donato?
Il plasma non è utilizzato direttamente sui pazienti, come avviene con le trasfusioni di sangue. Viene infatti impiegato nell’industria farmaceutica, perché contiene sostanze indispensabili che, oltre a curare ustioni gravi, permettono la produzione di farmaci salvavita. Alcuni componenti del plasma possono essere utilizzati anche per trattamenti legati alla prevenzione di infezioni, come nel caso di immunoglobuline specifiche.
Si possono così realizzare i cosiddetti medicinali plasmaderivati, elaborati con gli elementi più preziosi del plasma. Si tratta di ingredienti indispensabili per trattare malattie genetiche, come l’emofilia e la talassemia, patologie gravi come le immunodeficienze e altre malattie rare [2,5].
Dottore, quindi si dona all’industria farmaceutica?
Non è proprio così, non si tratta di un regalo ad aziende private. Il plasma raccolto è un bene pubblico, collettivo, e il suo utilizzo è tutelato dalla legge. Sono state individuate aziende convenzionate che producono medicinali plasmaderivati esclusivamente per il Sistema sanitario nazionale, ovvero trasformano la materia prima fornita dal sistema pubblico senza diventarne in alcun modo proprietarie. Le Regioni erogano poi i farmaci gratuitamente ai pazienti che ne hanno bisogno. Aumentare le quantità di plasma raccolto è quindi importante per garantire all’Italia l’autosufficienza, evitando di acquistare lo stesso bene all’estero [6].
Ricordiamo che tutte le donazioni sono volontarie e gratuite, come la donazione di sangue, la donazione del sangue del cordone ombelicale, la donazione del midollo osseo, e la donazione degli organi post mortem.
Chiunque può diventare donatore di plasma?
Possono diventare donatori tutte le donne e gli uomini di età compresa tra i 18 e i 60 anni. I requisiti di base sono: un buono stato di salute e un peso corporeo di almeno 50 chilogrammi. Anche chi è anemico, dopo averne discusso con il proprio medico, può in alcuni casi donare il plasma.
Come accennato, la donazione esclusiva di plasma – cioè non contestuale a quella di sangue – è meno frequente. Ma non tutti sanno che questa donazione si può eseguire molto più spesso, anche ogni 14 giorni. Occorrerà invece aspettare 90 giorni dall’ultima donazione di sangue intero.
Questo tipo di prelievo dura circa 40-50 minuti; non influisce sulle attività quotidiane, è indolore e non pericolosa. Anzi, donare è l’occasione per monitorare periodicamente la propria salute attraverso gli esami ematici che vengono eseguiti per sicurezza. Dopo la seduta è tuttavia necessario idratarsi più del solito per favorire la riformazione del plasma [2,3].
Quali esami vengono eseguiti dopo la donazione di sangue e plasma?
Sono previsti controlli periodici, almeno una volta l’anno, per verificare i valori ematochimici, cioè l’emocromo, i livelli di glicemia, colesterolo e altri valori che indicano lo stato di salute di reni, fegato e sangue. Viene inoltre verificata l’assenza di infezioni e di virus come quelli delle epatiti B e C, dell’HIV, della mononucleosi e della sifilide. Altrettanto importante è il consulto con il medico presente nel centro prelievi che farà l’anamnesi del donatore e si accerterà che lo stile di vita e lo stato di salute generale siano compatibili con la donazione da effettuare [2,4].
Dottore, dove si può donare il plasma?
I luoghi di raccolta sono moltissimi, oltre 1.600 in Italia: sono infatti 278 i servizi trasfusionali e i punti di raccolta ospedalieri. Gli enti sanitari dispongono anche le unità mobili (autoemoteche) che periodicamente sono presenti nelle università, nelle parrocchie, in eventi sportivi e associativi o nei luoghi di lavoro. Sono molto attive, inoltre, le associazioni di volontariato specifiche per la donazione di sangue e plasma, come l’AVIS e la Croce Rossa, per un totale di 1.300 punti di raccolta [4,6].
Argomenti correlati:
Medicina