I social media sono spesso ritenuti responsabili di influenzare negativamente la percezione del corpo. Il confronto con modelli non realistici può causare problemi anche nel rapporto con il cibo? Il tema preoccupa moltissime famiglie e, sebbene una risposta chiara non ci sia, la ricerca medica e psicologica continua a indagare i possibili legami di causa ed effetto. All’origine dei disturbi del comportamento alimentare ci sono molti fattori e, tra questi, le cause socio-culturali coinvolgono i social. Instagram e TikTok – per citare i più diffusi tra i giovani – non sono la causa di anoressia, bulimia, binge eating, ma costituiscono un importante fattore di rischio.
Il 15 marzo è la Giornata nazionale del fiocchetto lilla dedicata ai disturbi del comportamento alimentare. Questa espressione, in realtà, è stata recentemente aggiornata con Disturbi della Nutrizione e dell’Alimentazione (DNA), per comprendere le molteplici manifestazioni dello stesso ambito: dalle emozioni e i comportamenti riguardanti il cibo alle conseguenze sulla salute.
Lo scopo è condividere esperienze e orientare verso la cura. E, altrettanto importante, informare sulla prevenzione, con particolare attenzione alla fascia d’età oggi più a rischio: i preadolescenti.
Dottore, in che modo si ritiene che i social media siano una delle cause dei disturbi dell’alimentazione?
I disturbi dell’alimentazione sono legati a fattori di rischio diversi. Sono cioè multifattoriali, con cause da ricercare in ambito biologico, psicologico e socioculturale. Oltre a influire negativamente sulla qualità della vita, i DNA mettono a rischio la salute perché sono collegati a problematiche di tipo medico, fino alla morte.
Tra le cause che abbiamo citato hanno molta influenza anche i social network, intesi come strumenti che le nuove generazioni utilizzano frequentemente per creare relazioni e trarre ispirazione. Negli ultimi anni, e specialmente dopo la pandemia da Covid-19 e la diffusione della didattica a distanza, è aumentato molto il tempo che gli adolescenti trascorrono utilizzando i dispositivi digitali (abbiamo parlato della correlazione tra Covid-19 e disturbi dell’alimentazione nella scheda “Covid-19 può peggiorare i disturbi alimentari dei miei figli?”).
I media digitali, inoltre, “aumentano la capacità di diffusione di comportamenti e tendenze rischiose”, spiega Laura Dalla Ragione, psichiatra e psicoterapeuta che ha fondato e dirige la Rete per i Disturbi del comportamento alimentare dell’Umbria, in un’intervista rilasciata a Dottore ma è vero che. “Food è la parola più cercata nel web, e non sempre è correlata ad abitudini sane. Aumentano, inoltre, i fit-influencer che, senza competenze specifiche, propongono modelli irraggiungibili e stili di vita inadatti per gli adolescenti” [1,2].
I principali disturbi della nutrizione e dell’alimentazione
Anoressia: quando una persona mangia pochissimo e ha una paura fortissima di prendere peso, anche se è molto magra. Si vede sempre sovrappeso e si preoccupa troppo del suo peso.
Bulimia: quando una persona mangia tanto in poco tempo (abbuffata) e poi cerca di liberarsi del cibo che ha mangiato, per esempio vomitando o usando medicine.
Disturbo da alimentazione incontrollata (il cosiddetto binge eating): è simile alla bulimia perché la persona ha delle abbuffate, ma poi non cerca di liberarsi del cibo.
Disturbo evitante/restrittivo dell’assunzione di cibo: quando una persona mangia molto poco o evita certi cibi, ma non lo fa per paura di prendere peso. Può essere perché non le piace l’odore, il sapore o la consistenza del cibo.
Fonti:
- Ministero della Salute. “Disturbi della nutrizione e dell’alimentazione: raccomandazioni per i familiari”. 26 marzo 2018
In che modo il tempo trascorso online incide sulle scelte alimentari?
Un gran numero di ricerche sta analizzando la correlazione tra l’utilizzo dei social e le scelte e abitudini alimentari, con particolare attenzione ai primi segnali dello sviluppo dei disturbi alimentari. Non sono ancora chiari i meccanismi di influenza, ma è provato che l’uso problematico degli schermi è associato al rischio di aumentare di peso (tramite abbuffate incontrollate, binge eating), di sviluppare una cattiva percezione del corpo, di un abbassamento dell’autostima.
Il tempo trascorso davanti agli schermi digitali, senza il controllo degli adulti, espone i ragazzi a ogni tipo di informazione e a immagini spesso difficili da interpretare. La visione continua di foto e video su tali argomenti, poi, è “notata” dall’algoritmo delle piattaforme che proporrà nuovi post simili, alimentando e amplificando un circolo vizioso dal quale è complicato uscire. Cresce così l’insoddisfazione verso il proprio corpo e si ricorre a regimi alimentari fai da te o suggeriti dagli influencer, dunque non da medici, pediatri, nutrizionisti. Il rischio è che un’alimentazione squilibrata, troppo scarsa o troppo abbondante, sfoci in comportamenti pericolosi e complessi da trattare [1].
Chi è più a rischio di sviluppare un disturbo della nutrizione e dell’alimentazione?
Le dinamiche che abbiamo descritto coinvolgono soprattutto la popolazione femminile ma non sono esclusi i giovani maschi (ne abbiamo parlato nella scheda “I disturbi del comportamento alimentare riguardano solo le donne e non gli uomini?”). L’età tipica della comparsa di questi disturbi è compresa tra i 12 e i 25 anni, di recente però questa soglia si sta abbassando. “Chi si occupa di disturbi della nutrizione e dell’alimentazione – prosegue Dalla Ragione – ha già notato che i DNA colpiscono anche i bambini sotto i 10 anni di età. Sappiamo che passano molte ore al giorno sui social, spesso in full immersion per tutta la notte, indifesi a fronte di una visione continua di immagini e di informazioni su come perdere peso. Del resto, a quell’età, le bambine non conoscono ancora il loro corpo sviluppato e si formeranno un’immagine disfunzionale, spaventata, dei cambiamenti che vivranno” [2,3].
Dottore, esistono social più pericolosi di altri?
È molto difficile dare una risposta perché i dati sugli accessi, sul tempo e sulle modalità di frequentazione delle piattaforme più popolari non sono pubblici. Per esempio, oggi sono ancora molto limitati gli studi su TikTok, il social più recente ma di maggior diffusione tra i giovanissimi [3].
Come si possono prevenire questi rischi?
Gli esperti di adolescenti e DNA, in linea con le principali istituzioni pediatriche internazionali, sono convinti che la prevenzione delle prime manifestazioni sia possibile ed è un compito che spetta alle famiglie e alla scuola. “Non si tratta solo di sorvegliare e censurare”, spiega Laura Dalla Ragione. “Proibire l’accesso al web, sequestrare gli smartphone sono azioni aggirabili. Prevenzione vuol dire essere attenti all’impatto emotivo degli schermi digitali su minori. Nelle scuole, soprattutto, sarebbero necessari percorsi strutturati di alfabetizzazione digitale per studenti e famiglie, perché anche i genitori sono spesso dipendenti dai social”.
A chi rivolgersi, invece, per avere assistenza?
Il primo riferimento è sempre il pediatra o il medico di medicina generale che potranno, se occorre, indirizzare i genitori verso i servizi specializzati in DNA. In Italia esiste una rete di centri per il trattamento e la cura di questi disturbi; sebbene siano tanti, oltre 150, la loro diffusione è però irregolare e molte Regioni sono tuttora sprovviste di strutture dedicate.
Sulla Piattaforma Disturbi Alimentari dell’Istituto Superiore di Sanità, tuttavia, è disponibile un motore di ricerca che indica, in tempo reale, il centro o l’associazione più vicina e le modalità di contatto [2,4].
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