Fare come il Grinch a Natale fa male alla salute?

17 Dicembre 2024 di Maria Frega (Pensiero Scientifico Editore)

Lo spirito natalizio non sempre coinvolge tutti. Il clima festoso, gli appuntamenti più numerosi con parenti, amici e colleghi, la corsa ai regali possono creare disagio. E per chi non si accorda con l’atmosfera allegra è pronto un rimprovero: “Sei un Grinch!”. Il riferimento è al protagonista di libro del Dr. Seuss – che non era un medico, bensì un bravo scrittore e illustratore – diventato popolare anche nella versione cinematografica.

Il Grinch, una strana creatura ricoperta di pelo verde, odia il Natale con il suo carico di buoni sentimenti e cerca di rovinarlo agli altri, progettando di rubare i regali sotto gli alberi addobbati. Lasciando il piacere di scoprire l’epilogo della storia a chi ancora non ha letto il libro, resta il fatto che odiare, o mal sopportare, le feste natalizie è quanto mai diffuso, tanto che si parla sempre di più di “sindrome del Grinch”.

Le abitudini e le tradizioni di queste feste, come stare insieme, scambiarsi doni e auguri, fanno invece bene alla salute. E lo conferma la ricerca medica e psicologica.

Dottore, davvero il Grinch ha dato il nome a una malattia?

In realtà non esiste una malattia ufficiale: l’espressione “sindrome del Grinch” si è affermata sulla stampa per indicare un insieme di malesseri, disagi che alcune persone avvertono all’avvicinarsi del Natale. Chi si sente affine al Grinch prova realmente sentimenti complessi da gestire, legati alle attività tradizionali di questo periodo. Si può provare ansia e stress per l’organizzazione degli eventi sociali, per preoccupazioni economiche e stanchezza; si acuisce la nostalgia, o anche la depressione, in contrasto con l’atmosfera di festa; si può sentire il bisogno di stare soli proprio quando è più difficile farlo.

L’inverno, poi, non aiuta: esiste la depressione stagionale, di cui abbiamo parlato nella scheda “Esiste la depressione stagionale?”, che si manifesta con sintomi simili a questa sindrome.

Non tutti sanno che il Grinch, inoltre, ha dato il nome anche a un’altra condizione medica. Si tratta di una patologia cardiaca, la tachicardia posturale ortostatica, causata dalle ridotte dimensioni del cuore. Non c’è nessuna correlazione con il Natale, ma nella storia del Dr. Seuss si raccontava che il cuore del Grinch fosse di due taglie più piccolo delle normali dimensioni [1].

Ma è così negativo fare il Grinch durante le feste?

La “sindrome” di cui stiamo parlando comprende una varietà di manifestazioni diverse, proprio perché non ha una classificazione ufficiale. Si passa dal semplice disinteresse per le feste a forme di depressione e ansia piuttosto serie. Se il disagio incide negativamente sullo stile di vita e comporta sintomi che coinvolgono la salute, è necessario parlarne con il proprio medico per valutare lo stato di salute ed eventualmente la necessità di un sostegno psicologico.

Dottore, perché stare soli fa male alla salute?

Evitare le relazioni e le occasioni sociali ci espone a maggior rischio di diverse patologie psico-fisiche e incide negativamente anche sulla longevità. Si tratta di prospettive ancora poco riconosciute, per questo dal 2023 l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha istituito una commissione sulla connessione sociale per meglio indagare le ipotesi già emerse. Secondo l’autorevole istituzione, infatti, “la mancanza di connessioni sociali aumenta il rischio di malattie cardiovascolari, ictus, diabete, demenza, depressione, ansia e suicidio”.

Le persone che evitano o faticano a coltivare le relazioni “hanno un rischio di morte prematura del trenta per cento più alto, paragonabile a rischi molto più riconosciuti come fumo, alcol eccessivo o obesità” [2]. I cosiddetti deficit relazionali, infatti, possono causare stress cronico e alterare la normale fisiologia di diversi organi; questa compromissione è negativa per la longevità e la buona salute da anziani [3].

Può dirmi qualcosa in più sulle conseguenze sulla salute mentale?

A proposito di benessere psichico ci sono molte evidenze sul legame tra solitudine e sintomi depressivi. Uno degli studi, tra i tanti, ha seguito per dodici anni una grande coorte di pazienti inglesi, constatando che un caso su cinque di depressione era provocato dall’isolamento sociale. Questo fattore di rischio è però modificabile, cioè è possibile porre rimedio ed evitare conseguenze a carico dell’organismo. Avere una rete sociale su cui contare, che siano parenti o amici, aiuta a diventare più resistenti ai sintomi di ansia e depressione [4].

Dottore, cosa possiamo fare per scacciare il pessimo umore durante le feste natalizie?

Il Natale può essere l’occasione per ritrovare legami che abbiamo trascurato e, magari, rivederli in una nuova prospettiva. Occorre anche essere propositivi; per esempio, suggerendo ai propri parenti di cambiare una tradizione che ci mette a disagio, accorciare i tempi infiniti del cenone o del pranzo del 25 dicembre.

Un beneficio può arrivare anche dallo scambio di regali, una tradizione mal sopportata da molti Grinch. Diversi studi di psicologia sociale hanno invece dimostrato che dedicarsi alla scelta di un dono per gli altri risulta più gratificante che spendere soldi per sé stessi, indipendentemente dal livello di reddito e di spesa. Il meccanismo neurologico coinvolto, cioè il sistema della ricompensa, è lo stesso responsabile dell’appagamento che si prova gustando un cibo che amiamo o ricevendo le coccole [5]. Fare regali, esprimere generosità quindi, porta felicità [6]. Attenzione, però, a non cedere allo shopping compulsivo, un comportamento che, come abbiamo visto nella scheda “A Natale siamo vittime di shopping compulsivo?”, può causare dipendenza e stress.

Per gli stessi motivi lasciamo credere bambine e bambini all’esistenza di Babbo Natale, almeno fino a quando si raggiunge il punto in cui si cominciano a collegare indizi e sospetti.

Autore Maria Frega (Pensiero Scientifico Editore)

Maria Frega è sociologa, specializzata in comunicazione, e scrittrice. Si occupa di scienza, innovazione e sostenibilità per un'agenzia di stampa e altri media. Sugli stessi temi cura contenuti per testi scolastici e organizza eventi di divulgazione con associazioni ed enti pubblici. È inoltre editor di saggistica e tiene corsi di scrittura anche nelle scuole e in carcere. I suoi ultimi libri sono Prossimi umani e Filosofia per i prossimi umani, con Francesco De Filippo per Giunti Editore.
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