Il fluoro è un elemento chimico presente in piccole quantità in tutti i tessuti del nostro corpo, soprattutto nelle ossa e nei denti. È un micronutriente che assumiamo attraverso l’acqua e gli alimenti. Da tempo è noto che ha la capacità di prevenire la carie dentale. Per questa ragione, nel corso degli ultimi decenni [1], sono state adottate diverse strategie per favorirne l’assunzione da parte della popolazione e quindi una riduzione dell’incidenza della carie: integratori, dentifrici, collutori, e in alcuni Paesi si aggiunge fluoro all’acqua degli acquedotti pubblici o al sale da cucina. Oggi è noto che il fluoro svolge la sua azione protettrice al meglio se viene applicato localmente sulla superficie del dente e quindi la modalità più efficace per assumerlo è attraverso dentifrici, collutori e altri prodotti locali utilizzati dai dentisti.
In Italia, il Ministero della Salute raccomanda l’uso di dentifrici al fluoro nell’infanzia, a partire da quando spuntano i denti, e alla donna in gravidanza [2] a protezione della sua salute orale. Non è invece raccomandata l’assunzione di integratori di fluoro con lo scopo di prevenire la carie del nascituro. Studi recenti hanno evidenziato infatti che i bambini nati da donne che hanno assunto integratori di fluoro in gravidanza hanno la stessa probabilità di sviluppare carie di quelli le cui madri non hanno assunto fluoro [3].
Dottore, in che modo il fluoro protegge i denti dalla carie?
Lo smalto dei denti, cioè il loro rivestimento esterno, è formato in gran parte di idrossiapatite, un composto del calcio. I batteri che provocano la carie aderiscono allo smalto e si nutrono di zuccheri, che trasformano in acidi. Gli acidi sciolgono l’idrossiapatite e decompongono lo smalto. È così che si formano le carie. Il fluoro, a contatto con lo smalto dei denti, reagisce con l’idrossiapatite: un atomo di fluoro sostituisce una coppia formata da un atomo di ossigeno e uno di idrogeno nella molecola. L’idrossiapatite diventa così fluorapatite, un composto che non è solubile agli acidi e quindi non è attaccabile dai batteri.
Troppo fluoro fa male ai denti?
L’assunzione prolungata nel tempo di una quantità eccessiva di fluoro è dannosa per i denti e anche per le ossa. La gravità degli effetti dipende dalla dose. Nelle forme più lievi di fluorosi, questo è il nome dell’intossicazione cronica da fluoro, si manifesta con la comparsa di piccole aree opache sulla superficie dello smalto dentale [4].
Nelle forme più gravi, le chiazze opache si estendono a buona parte della superficie del dente. Il danno è comunque solo estetico. In forme estreme, che possono colpire i lavoratori esposti al fluoro per motivi professionali, le chiazze sulla superficie dello smalto assumono un colorito marrone e i denti stessi diventano fragili, si spezzano facilmente. In questi casi, l’eccesso di fluoro indebolisce anche le ossa, che diventano più rigide e meno elastiche, aumentando il rischio di fratture [5].
È vero che troppo fluoro in gravidanza interferisce con lo sviluppo del cervello del nascituro?
La questione è stata molto dibattuta nel corso degli ultimi anni. Studi condotti in Canada [6], dove il fluoro è aggiunto all’acqua potabile negli acquedotti delle grandi città, e in Messico [7], hanno evidenziato che una maggiore assunzione di fluoro nel secondo e terzo trimestre di gravidanza è correlata a un quoziente di intelligenza e indici di sviluppo cognitivo più bassi nei primi 2-4 anni di vita dei figli maschi. L’effetto non sembra riguardare le femmine.
Allo stato attuale delle nostre conoscenze, quindi, la condotta consigliata è di non assumere integratori di fluoro in gravidanza, ma di utilizzare dentifrici al fluoro per proteggere la salute orale della futura mamma e, dopo l’eruzione dei primi dentini, adottare anche per i bambini un dentifricio con un contenuto di fluoro specifico per la loro fascia d’età.
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