Per chi non lo sapesse occorre chiarire: cos’è la mindfulness? Con questa parola intendiamo il conoscere cosa sta succedendo dentro e fuori di noi, momento per momento, sostiene Mark Williams, che ha diretto per molti anni l’Oxford Mindfulness Centre. “Non è difficile smettere di notare il mondo che ci circonda. È anche facile perdere il contatto con il modo col quale percepiamo i nostri corpi, finendo col vivere all’interno del nostro mondo, catturati nei nostri pensieri e dimenticando di prenderci delle pause per notare come quegli stessi pensieri stiano guidando le nostre emozioni e i nostri comportamenti” [1].
Dottore, sembrerebbe l’ennesima proposta di una “medicina alternativa”…
Non esattamente. In definitiva, si tratta di aumentare la consapevolezza personale della vita che stiamo vivendo, acquisendo una maggiore capacità di comprendere il momento presente. Qualcosa che può cambiare positivamente il modo in cui vediamo noi stessi e le nostre vite. Se vogliamo, una garanzia di affidabilità viene dall’attenzione che diverse istituzioni sanitarie autorevoli stanno prestando alla mindfulness. Per esempio, il Servizio sanitario nazionale inglese [2].
Cosa dice la ricerca clinica sull’utilità della mindfulness per la salute?
Alcuni studi suggeriscono che le pratiche che hanno come obiettivo l’aumento della consapevolezza personale possono aiutare a gestire lo stress, far fronte in modo migliore a malattie gravi e ridurre l’ansia e la depressione [3]. Molte persone che praticano percorsi per migliorare la mindfulness riferiscono una maggiore capacità di rilassarsi, un maggiore entusiasmo per la vita e una migliore autostima.
“Maggiore entusiasmo per la vita”: siamo sicuri si tratti di qualcosa di concreto?
La domanda è pertinente: andiamo a vedere le prove. Uno studio sostenuto finanziariamente dai National Institutes of Health (NIH, la più importante istituzione di ricerca medica americana) ha trovato un legame tra la meditazione consapevole e i cambiamenti misurabili nelle regioni del cervello coinvolte nella memoria, nell’apprendimento e nelle emozioni [4]. Un altro gruppo di ricerca ha riferito che le pratiche di consapevolezza possono ridurre l’ansia e i sentimenti di ostilità tra i giovani che vivono in grandi città e portare a una riduzione dello stress, a meno litigi e a migliori relazioni [5]: si tratta, in questo caso, di uno studio di piccole dimensioni che però è stato ripreso anche da altre ricerche che sono giunte a risultati simili [6].
Uno dei principali vantaggi della consapevolezza – spiegano sempre ai National Institutes of Health statunitensi – è che incoraggia a prestare attenzione ai propri pensieri, ai comportamenti e al corpo. Così che alcuni studi hanno dato indicazioni interessanti riguardo la possibilità che una maggiore consapevolezza possa aiutare a raggiungere e mantenere un peso sano [7].
È stato inoltre condotto uno studio che ha sintetizzato i risultati di tutte le ricerche che hanno valutato l’impatto di programmi di mindfulness sulla riduzione dello stress nelle donne sofferenti di cancro della mammella. La revisione sistematica ha dimostrato che questi programmi possono migliorare leggermente la qualità della vita alla fine dell’intervento, ma questo risultato si traduce successivamente in una differenza minima o nulla. Probabilmente le attività di mindfulness riducono leggermente l’ansia, la depressione e migliorano leggermente la qualità del sonno sia alla fine dell’intervento sia fino a sei mesi dopo. Un effetto benefico sulla fatigue era evidente alla fine dell’intervento, ma non più sei mesi dopo. Due anni dopo lo svolgimento delle attività di educazione alla mindfulness, si è trovata poca o nessuna differenza nell’ansia e nella depressione [8]. Diciamo quindi che, stando a questi risultati, la pratica di mindfulness non garantisce risultati benefici duraturi.
Infine, sono state condotte ricerche anche per verificare l’utilità della mindfulness per supportare le persone che assistono pazienti con demenza: anche in questo caso gli studi svolti sono stati giudicati metodologicamente inadeguati per dare risposte certe [9].
È possibile che i risultati che si ottengono con una meditazione consapevole siano diversi a seconda degli obiettivi?
Certamente. Negli ultimi decenni, l’interesse per la mindfulness è molto aumentato e parallelamente è cresciuta la proposta di corsi e di attività formative. La cosa positiva è che il numero di studi randomizzati controllati – il gold standard per gli studi clinici – che si sono proposti di valutare l’efficacia della mindfulness è molto cresciuto.
Come dicevamo, diversi studi hanno dimostrato benefici di entità variabile su una serie di condizioni sia fisiche sia mentali. Ma alcuni di questi risultati sono stati messi in discussione perché gli studi sono stati svolti su poche persone o in modo poco rigoroso dal punto di vista metodologico. In alcuni disturbi depressivi, nel dolore cronico o nei disturbi d’ansia, studi ben progettati e ben condotti hanno mostrato qualche beneficio. Ma per essere certi dell’efficacia e per poter pensare che il servizio sanitario copra le spese dei pazienti per questo tipo di cura sono certamente necessari studi ancora più rigorosi, come è stato sottolineato per esempio a proposito del trattamento del dolore [10] o della gestione dei disturbi psichici [11].
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