È normale avere dubbi sulla salute e sulle conseguenze delle nostre azioni ma spesso, quando si tratta di un argomento delicato e intimo, si tende a non parlarne o a farlo con difficoltà. Un argomento che gli stessi medici affrontano raramente è il sesso anale. Il dovere di parlarne con i pazienti è affrontato da una recente pubblicazione sul British Medical Journal (BMJ) il quale sottolinea come sia fondamentale farlo, sia per informare che per affrontare con pazienti un argomento così importante [1].
Dottore, cos’è il sesso anale?
Per sesso anale si intende un rapporto sessuale con penetrazione per via anale, ovvero attraverso lo sfintere anale. Questa pratica esiste da sempre ed è documentata anche in reperti archeologici, è una modalità di rapporto che, come tutte, deve essere lasciata alla libera scelta dei partner perché non tutti la gradiscono (sia per motivi personali che culturali sia perché, in certi contesti, può essere fastidiosa).
È una pratica molto diffusa?
È sicuramente in aumento, soprattutto tra i giovani. Si stima che in alcune nazioni circa il 20% delle persone abbia avuto almeno un’esperienza di rapporto sessuale anale [2]. È una pratica diffusa in tutte le coppie, nelle coppie eterosessuali come in quelle omosessuali, e soprattutto tra uomini (MSM, Men who have sex with men: “uomini che hanno rapporti sessuali con uomini”).
Dottore, il sesso anale ha controindicazioni?
Non ci sono controindicazioni assolute, ovvero se i due partner gradiscono la pratica si può fare liberamente, ma è sempre bene usare protezioni (per esempio il preservativo) perché la presenza di microtraumi (e raramente di traumi più importanti) può causare il contagio con virus e batteri. Per questo motivo è sconsigliato questo tipo di rapporto in caso di presenza di ferite o forte irritazione. Al contrario è un buon consiglio quello di vaccinarsi per il virus HPV il quale può causare infezioni e malattie più serie, proprio attraverso questo tipo di rapporti.
Ci sono rischi nel praticare il sesso anale?
Visto il tipo di rapporto sono descritte diverse conseguenze: i contatti sessuali, infatti, aumentano tipicamente il rischio di alcuni disturbi, come succede ovviamente anche nei rapporti vaginali. È un tipo di rapporto che aumenta il rischio di malattie infettive – le cosiddette “malattie sessualmente trasmesse” – come la candidosi, i condilomi, le infezioni più gravi da HPV (un virus che, se non identificato, può causare anche il cancro), l’HIV (che causa l’AIDS) e le infezioni batteriche, specie se non si osserva un’accurata igiene [3].
Aumenta il rischio di tumori anali – dovuti proprio all’infezione da HPV –, incontinenza fecale [4], sanguinamenti e dolore locale.
È necessaria particolare attenzione all’uso di oggetti, i quali possono creare traumi importanti e anche molto gravi [5]: il consiglio è di usare solo quelli adatti e di non improvvisarli.
Le differenze anatomiche tra maschio e femmina possono inoltre aumentare il rischio di problemi al pavimento pelvico nella donna, causando altri disturbi, soprattutto a utero e vescica.
Dottore, cosa posso fare per informarmi meglio?
Sicuramente parlarne con il proprio medico. Le donne possono farlo con il ginecologo, gli uomini con il medico di medicina generale o l’andrologo, ma anche un colloquio di coppia può servire a rispondere ai vari dubbi. Se servono informazioni, si hanno incertezze o si cerca consiglio su alcuni modi per prevenire malattie sessualmente trasmesse o possibili conseguenze basta parlarne. In alcuni casi, per esempio per abbassare il rischio di traumi e contagio, la protezione e l’uso di gel lubrificanti aiutano moltissimo.
Dottore, è una cosa di cui vergognarsi?
No, è un tipo di rapporto sessuale come un altro, ovviamente sempre se consenziente e se piace. È bene anzi parlarne e chiarire i propri dubbi. Uno dei problemi infatti, come dicevamo all’inizio della nostra scheda, è proprio la mancanza di informazione e la difficoltà che si incontra a discuterne anche con il proprio medico [1].
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