7 Ottobre 2022 di Ulrike Schmidleithner

Quando la campana suona tre volte

Passi nella notte. La campana suona tre volte. “È l’una” dice una voce rauca. “Non credo” risponde un’altra voce. “Ma la campana ha appena suonato l’una, addirittura tre volte di seguito. L’ho sentito benissimo!”

È l’inizio dello sketch “Die Limousine” del 1983, interpretato dai famosi attori bavaresi Gustl Bayrhammer e Ludwig Schmid-Wildy.

Mi è sembrato l’”esempio perfetto per spiegare che cosa è il bias di conferma, quel meccanismo mentale che spesso ci porta a prendere decisioni in base ai nostri pregiudizi e non alla valutazione oggettiva degli elementi che ci circondano. Per il personaggio Dimpflmoser, infatti, la campana ha confermato ben tre volte la sua convinzione che fosse l’una di notte

Come ho ripetuto varie volte, nessuno è immune da questo bias, anche la persona più intelligente del mondo può cascarci, ma probabilmente non arriverà al punto di misinterpretare i tocchi della campana.

In una puntata dell’interessantissimo podcast true crime “Sprechen wir über Mord” del Südwestrundfunk (SWR), un’emittente radiotelevisiva locale tedesca, Thomas Fischer, ex presidente della Corte di giustizia federale, commenta il caso a oggi irrisolto di alcuni attentati con pacchi bomba. In realtà il tema principale della puntata del 1 agosto 2022 “Der Paketbomber – True Crime Unschuldig vor Gericht” è proprio il bias di conferma.

Un uomo di 66 anni, Klaus S., il principale sospettato – che successivamente è risultato completamente innocente – ha dovuto passare sette mesi e mezzo in custodia cautelare. Gli investigatori erano a tal punto convinti che fosse il responsabile degli attentati che interpretarono ogni indizio a favore del sospettato in modo che rendesse plausibile la sua colpevolezza. Per esempio, dopo un’irruzione delle forze speciali nella casa di Klaus S. mentre lui e la moglie, entrambi pensionati, stavano guardando la TV in pigiama, furono trovate delle scatole di fiammiferi. Ma a un esame chimico delle capocchie, queste risultarono completamente diverse dal materiale usato per la fabbricazione delle bombe. Gli investigatori conclusero quindi che il sospettato si fosse sbarazzato di tutte le scatole contenenti i fiammiferi dello stesso tipo che era stato usato dall’attentatore, e solo di quelle.

Lo stesso ragionamento fu ripetuto per il fatto che gli attrezzi trovati in casa non combaciavano con le tracce sul pacco bomba intatto (uno dei tre pacchi, infatti, fu intercettato e disinnescato). Via via gli investigatori trovavano altri dati, dei quali nessuno di per sé rappresentava un indizio di colpevolezza del sospettato, ma ogni volta essi venivano interpretati a suo sfavore.

Anche quando il giudice prosciolse Klaus S., giudicandolo innocente, gli investigatori non desistettero, e fecero richiesta di continuare a tenerlo sotto osservazione. La richiesta, però, fu rigettata.

Thomas Fischer commenta nel podcast: “Le persone tendono regolarmente a sopravvalutare le cose che confermano le loro ipotesi e a sottovalutare sistematicamente quelle che le contraddicono. Una volta che c’è un’ipotesi, tutto viene visto soltanto a favore di questa ipotesi. Questo è un grande pericolo che si deve imparare ad affrontare cognitivamente, ma anche nel lavoro pratico, attraverso casi studio, formazione, supervisione.” Lui si riferisce naturalmente agli investigatori, ma sarebbe bello se insegnassero fin dalla scuola dell’obbligo i pericoli del bias di conferma e come affrontarlo.

Questo tipo di bias non è per niente banale e in certe situazioni può avere conseguenze molto gravi, per se stessi o anche per altri, come si è visto nel caso descritto. 

Dovremmo ricordarci sempre che quello che crediamo di sapere potrebbe anche avere una spiegazione alternativa, soprattutto quando si tratta di situazioni critiche in cui una nostra decisione sbagliata potrebbe rovinare la vita a noi o ad altri. È sempre meglio prenderci un po’ di tempo e rivolgerci a persone veramente competenti, preferibilmente non a chi si è autoproclamato esperto. 

Per esempio se si hanno dubbi che riguardano la nostra salute, o la salute dei nostri cari, non è consigliabile cercare risposte in siti ambigui che più o meno velatamente rafforzano i nostri dubbi. È invece importante pensare alle possibili conseguenze nell’ipotesi che ciò che leggiamo siano falsità, e rivolgersi con fiducia ai professionisti, ai medici, che saranno sicuramente ben disposti a dissipare ogni nostro dubbio e darci informazioni in modo comprensibile e con onestà.

Navigare da un sito anonimo all’altro, e interpretare il ripetersi delle stesse bugie come la conferma che le affermazioni corrispondano alla verità, è fare un po’ come il Sig. Dimpflmoser che pensava che la campana avesse confermato per ben tre volte di seguito che era l’una di notte.

Bibliografia

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Autore Ulrike Schmidleithner

Una mamma che segue dall’inizio del 2002 con grande passione la questione vaccini. In tutti questi anni ha approfondito ogni aspetto di questo tema. Conosce praticamente tutti gli argomenti usati dalle persone contrarie alle vaccinazioni. Ha controllato accuratamente ciascuno di questi assunti e ha scritto moltissimi articoli sul suo blog Vaccinar...SI’! e sulla pagina Facebook omonima, per spiegare in modo pacato e comprensibile anche a chi non ha studiato medicina come stanno realmente le cose secondo il parere della comunità scientifica. Ha sempre fatto controllare i suoi articoli da uno o più esperti per assicurare la correttezza scientifica, che è indispensabile per un tema così importante. Sul nostro sito cura “La rubrica della mamma” in cui si rivolge ai genitori stando al loro fianco.
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