La vitiligine è una malattia che colpisce le cellule produttrici di melanina – il pigmento da cui dipende il colore della nostra pelle – causando la comparsa di macchie bianche. Queste aree di pelle più chiare, depigmentate, sono particolarmente vulnerabili alle scottature solari. Questo perché, come dicevamo, sono prive della melanina, la naturale protezione contro i raggi del sole.
Tuttavia, chi ha la vitiligine non deve certo rinunciare alle vacanze in spiaggia e, con le dovute accortezze, a esporsi al sole: basta evitare le ore più calde della giornata e applicare una crema solare con un fattore di protezione elevato quando si è al sole.
In generale, sebbene sia una malattia priva di rischi e non contagiosa, è bene consultarsi sempre con il proprio medico prima di tentare ogni trattamento e per evitare un impatto negativo sul proprio stile di vita.
Dottore, posso espormi al sole nonostante soffra di vitiligine?
Certamente sì, ma con un’adeguata protezione dai raggi ultravioletti (UV), i principali responsabili delle scottature. Le aree chiare della pelle affetta da vitiligine sono più esposte alle radiazioni di ogni tipo – UVA e UVB – perché prive della melanina. La melanina è il pigmento che viene prodotto proprio quando la cute è colpita dal sole: l’abbronzatura è, infatti, una protezione naturale.
Le aree depigmentate non si abbronzano, quindi è necessario proteggersi più attentamente. Basta applicare regolarmente una crema con fattore di protezione (SPF) alto, sia in spiaggia o durante un’escursione in montagna, sia in città. Ed evitare l’esposizione nelle ore più calde, indicativamente dalle 10 alle 16 [1].
Se le macchie di vitiligine sono presenti anche intorno agli occhi, non dimentichiamo di schermarli con lenti anti UV, come abbiamo consigliato nella scheda “Gli occhiali da sole sono sempre necessari?”.
Ci sono altre precauzioni da adottare per non far peggiorare la vitiligine?
Generalmente la vitiligine non ha conseguenze sulla salute di altri organi e non occorre cambiare il proprio stile di vita. Può accadere che la malattia si presenti in concomitanza con altre patologie autoimmuni o autoinfiammatorie, come tiroidite, dermatite atopica, o diabete di tipo II [2]. Ricordiamo, inoltre, che la vitiligine non è contagiosa.
Però, dottore, è vero che ogni forma di vitiligine tende a peggiorare?
Dal momento della comparsa delle prime macchie si nota immediatamente uno sviluppo rapido di altre aree depigmentate. L’andamento della malattia è difficile da prevedere, né si conoscono esattamente le condizioni che permettono alle macchie di non diffondersi ulteriormente.
La vitiligine si localizza soprattutto su viso, collo, mani, secondo forme e dimensioni molto variegate. Le aree chiare possono coinvolgere anche i polsi, le ascelle, l’inguine, l’interno della bocca e il cuoio capelluto. Solitamente, la malattia compare dopo i venti anni d’età, ma può insorgere anche più avanti. Ne è colpito circa l’uno per cento della popolazione mondiale senza significative differenze di sesso ed etnia [1].
Ma quali sono le cause?
Potrebbe trattarsi di una malattia autoimmune: l’organismo aggredisce, per errore, alcune cellule del corpo, in questo caso i melanociti.
Il fattore di rischio più comune è la familiarità. Più raramente si riscontrano fattori ambientali, come traumi, scottature ed esposizione a sostanze chimiche, ma queste ultime cause non sono state pienamente verificate [3].
Dottore, ho letto che è da poco disponibile una nuova terapia…
In questi giorni la stampa ha dato notizia della recente approvazione di un principio attivo, la molecola Ruxolitinib, da parte della Commissione Europea. L’Agenzia Italiana del Farmaco, di conseguenza, ha comunicato che Ruxolitinib sarà disponibile e rimborsabile.
Gli studi che hanno dato il via libera a questa terapia hanno dimostrato la repigmentazione delle lesioni della vitiligine su parte del viso dei pazienti con risultati significativi sia a breve termine sia in periodi di trattamento più lunghi [4].
Sono intanto disponibili altri trattamenti che, pur non facendo regredire la malattia, riescono a controllarne la diffusione e, talvolta, a uniformare il colorito. Una revisione sulle terapie disponibili, effettuata controllando 96 studi con migliaia di partecipanti, ha riscontrato prove moderate sia favore dei corticosteroidi topici, degli inibitori topici della calcineurina e della fototerapia, cioè dell’esposizione controllata a raggi ultravioletti (UVB a banda stretta ed UVA).
Queste soluzioni, così come in alcuni casi il laser ad eccimeri, sarebbero più efficaci se impiegate in forma combinata [2]. Si tratta tuttavia di terapie delicate, per le quali è necessario consultare il proprio medico di medicina generale e il dermatologo.
Come abbiamo visto, la pelle colpita da vitiligine è meno protetta: i possibili effetti avversi dei trattamenti e le combinazioni improvvisate fra più trattamenti potrebbero danneggiarla ulteriormente.
Infine ricordiamo che non è mai stata provata l’efficacia di terapie complementari, come i rimedi erboristici [1,2].
Intanto, dottore, la vita sociale ne risente. Non è semplice accettare cambiamenti così evidenti…
È vero. I disagi maggiori per chi ha la vitiligine sono psicologici. Un recente studio di portata internazionale ha mostrato come il 40% dei pazienti con vitiligine ammette di aver modificato lo stile di vita e quasi il 50% ha riferito di aver sofferto di ansia e depressione.
Un supporto psicologico sarà d’aiuto nei casi in cui l’autostima e la non accettazione del proprio aspetto condizionano le relazioni e il lavoro [1,5].
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