Per prevenire il contagio da coronavirus (SARS-CoV-2) è indispensabile indossare una mascherina?

8 Giugno 2020 di Luca De Fiore (Pensiero Scientifico Editore)

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AGGIORNAMENTO DEL 7 GIUGNO 2020

Nuovi studi suggeriscono all’OMS la modifica delle raccomandazioni

Quella sull’efficacia delle mascherine protettive è una domanda che molti si stanno ponendo sin dall’inizio della pandemia. A livello di percezione pubblica – almeno a giudicare dalla caccia alla mascherina in corso in Italia – sembra in generale prevalere l’idea che sia meglio averne una. Ma è davvero così? Credere che funzionino sempre e comunque, a prescindere dal modello, dalle condizioni di salute di chi le indossa e da come vengono utilizzate, è sicuramente rischioso. Le mascherine, infatti, hanno una parziale utilità quando sono della migliore qualità e vengono usate nel modo giusto, ma le cattive abitudini e qualche falso mito possono renderle più un problema che un aiuto. Indossare la mascherina potrebbe indurre nelle persone un senso di falsa sicurezza portandole a prestare meno attenzione ad altri aspetti comportamentali. Come ha ricordato anche l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), infatti, ci sono precauzioni più importanti da tenere a mente: dal lavaggio accurato delle mani, fino all’evitare di frequentare posti affollati. Anche tra le raccomandazioni del Ministero della Salute per prevenire il contagio da coronavirus, non si accenna all’utilizzo di mascherine. Al contrario, si legge [1]:

  1. Lavati spesso le mani con acqua e sapone o usa un gel a base alcolica.
  2. Evita contatti ravvicinati mantenendo la distanza di almeno un metro.
  3. Evita luoghi affollati.
  4. Copri bocca e naso con fazzoletti monouso quando starnutisci o tossisci. Altrimenti usa la piega del gomito.
  5. Evita le strette di mano e gli abbracci fino a quando questa emergenza sarà finita.
  6. Non toccarti occhi, naso e bocca con le mani.
  7. Se hai sintomi simili all’influenza resta a casa, non recarti al pronto soccorso o presso gli altri studi medici, ma contatta il medico di medicina generale, i pediatri di libera scelta, la guardia medica o i numeri regionali.

Le mascherine sono tutte uguali?

Esistono diversi tipi di mascherine che si differenziano soprattutto per la dimensione delle particelle infettive che sono in grado di filtrare. Le tipologie che si trovano in commercio sono due: la classica mascherina “chirurgica” e la maschera N95. Vediamo le differenze [2,3].
La mascherina “chirurgica” è la più semplice delle due e consiste in un insieme di strati di tessuto-non-tessuto che formano una barriera alle goccioline liquide ma permeabile all’aria, e viene agganciata alle orecchie con una piccola banda elastica. Difficilmente, però, questo tipo di mascherina aderisce bene al volto di chi la indossa, lasciando delle fessure attraverso cui il potenziale virus può comunque passare. Per di più, naso e bocca non sono le uniche vie d’accesso attraverso cui il coronavirus può entrare nel corpo umano, ma andrebbero inclusi anche gli occhi e in generale le mucose corporee. Inoltre, questa mascherina è stata concepita soprattutto per proteggere non tanto chi la sta indossando, quanto le persone che stanno intorno. La funzione di schermo dalle goccioline di saliva, infatti, è adeguata quando questi liquidi escono dalla bocca o dal naso di chi la indossa, mentre funziona molto peggio come barriera d’ingresso, proprio per le aperture che inevitabilmente restano.
L’altro tipo di maschera, noto sia come respiratore di sicurezza sia come maschera anti-inquinamento N95, è un dispositivo di protezione più sofisticato, che dovrebbe riuscire a filtrare almeno il 95% delle particelle sospese nell’aria, inclusa l’eventuale presenza del coronavirus. In apparenza, dunque, questa seconda soluzione sembrerebbe più efficace della semplice mascherina “chirurgica”, ma in realtà entrambe le tipologie presentano una serie di criticità. Sul New Scientist, ad esempio, si legge che anche nella migliore delle ipotesi “indossare una mascherina può aiutare, ma non garantisce una protezione totale” [4]. I respiratori N95, inoltre, non possono essere utilizzati da individui che hanno la barba o dai bambini perché è difficile ottenere una misura adeguata.
Uno studio condotto in modo metodologicamente rigoroso pubblicato nel 2015 ha messo a confronto i due tipi di mascherina evidenziando che la protezione garantita dalla mascherina “chirurgica è molto inferiore, sostanzialmente non sufficiente e, addirittura, potenzialmente dannosa” [5].

Quando devo usare una mascherina?

È importante sapere che le mascherine devono essere utilizzate da chi presenta sintomi di infezione respiratoria come tosse, raffreddore o febbre per evitare di contagiare le persone che si hanno intorno. Ancora più importante, però, in questo caso è evitare di uscire di casa e di stare vicini ad altre persone.
Le maschere professionali per il viso devono essere indossate anche dagli operatori sanitari, che si trovano a stretto contatto con persone che hanno infezioni respiratorie o che potrebbero essere portatrici del virus. Proprio per questo, però, come spiega Domenico Della Porta, esperto della sicurezza degli operatori sanitari, nel loro caso c’è bisogno dei cosiddetti Dispositivi di Protezione Individuale (DPI), attrezzature utilizzate allo scopo di tutelare la salute e la sicurezza dei lavoratori. Possono essere guanti, occhiali, visiere, mascherine, scarpe particolari. Per quanto riguarda le mascherine, agli operatori sanitari in presenza di pazienti infetti è raccomandato l’utilizzo di maschere intere che abbiano una capacità filtrante del 95%. Diversamente, non sono considerate Dispositivi di Protezione Individuale le classiche mascherine “chirurgiche”, poiché non sono provviste di filtro [6].
Le maschere per il viso non devono essere indossate da individui sani con la convinzione che in questo modo possano proteggersi dal coronavirus – o da qualunque altro tipo di infezione respiratoria – perché non ci sono prove che suggeriscano che le mascherine indossate da individui sani garantiscano di prevenire la malattia. Inoltre, approvvigionarsi di mascherine chirurgiche senza reale necessità può non rivelarsi la cosa più giusta da fare, perché potrebbe impedirne l’acquisto da parte delle persone che ne hanno davvero bisogno [7,8].
La conferma è arrivata anche da Walter Ricciardi, componente del Comitato esecutivo dell’OMS e consigliere del Ministro della Salute Roberto Speranza, che nel corso della conferenza stampa di martedì 25 febbraio ha affermato che “le mascherine servono per proteggere le persone malate e servono per proteggere il personale sanitario” [9].

Le prime fasi della pandemia sono state dunque caratterizzate da un approccio prudente nei confronti del ricorso alle mascherine chirurgiche da parte delle persone sane, che sono state invitate a privilegiare altre misure come il distanziamento fisico e il costante e accurato lavaggio delle mani. Raccomandazioni ancora valide oggi, naturalmente. Ma è stata da poco pubblicata una accurata revisione di tutte le evidenze ad oggi disponibili in letteratura, tra cui 172 studi osservazionali che hanno studiato come il mantenimento di una distanza di sicurezza tra le persone e l’uso di maschere per il viso e per la protezione degli occhi influenzino la diffusione di virus tra loro simili: SARS-CoV-2, SARS e MERS [10]. Raggiunto dalla redazione di Dottore ma è vero che nel suo studio alla McMaster University, il coordinatore dello studio Holger Schunemann spiega: “Una distanza fisica di almeno un metro riduce il rischio di trasmissione di Covid-19, ma tenersi a una distanza di almeno due metri dagli altri potrebbe essere ancora più utile ai fini della prevenzione. Ad ogni metro di distanza in più, il rischio si dimezza. Le protezioni per il viso e le maschere N95 sono essenziali per gli operatori sanitari garantendo una tutela superiore rispetto alle maschere chirurgiche. Queste, però, potrebbero proteggere i cittadini dal contagio della Covid-19. Ma anche la protezione degli occhi è importante e può fornire ulteriori benefici, perché il rischio di contagio passa dal 16% al 6% indossando anche degli occhiali o uno schermo facciale”.

Se ne ho bisogno, come la indosso correttamente?

Se si ha bisogno di utilizzare una mascherina, è importante sapere come indossarla nel modo corretto, come comportarsi quando la si ha addosso e come smaltirla, per evitare che sia inefficace o che possa essere addirittura dannosa. A questo proposito, l’OMS ha stilato una lista indicando i giusti comportamenti da seguire. [8]

  1. Prima di indossare una mascherina, lavati le mani con un disinfettante, un detergente a base di alcool o con acqua e sapone.
  2. Copri la bocca e il naso con la mascherina e assicurati che non vi siano spazi tra il viso e la mascherina. È importante che aderisca su tutta la superficie.
  3. Evita di toccare la mascherina mentre la utilizzi. Se lo fai, lavati nuovamente le mani.
  4. Sostituisci la mascherina con una nuova non appena è umida – per uno starnuto o per essere entrata in contatto con la saliva – e non riutilizzare le mascherine monouso.
  5. Quando vuoi rimuovere la mascherina fallo da dietro, senza toccare la parte anteriore della mascherina. Poi gettala immediatamente in un contenitore chiuso.
  6. Lavati di nuovo le mani dopo aver gettato la mascherina.

E se la mascherina la costruissi in casa?

Considerata la scarsa disponibilità e soprattutto l’elevato consumo di mascherine chirurgiche o del tipo FFP2, sono proposte soluzioni più o meno artigianali: mascherine protettive di materiali diversi e confezionate in casa o da laboratori di sartoria, spesso mossi dalla solidarietà nei confronti dei cittadini sani o malati che non dispongono di questi dispositivi di protezione.
La letteratura scientifica, sulla base delle ricerche condotte in questi anni, è unanime nel sottolineare quanto espresso qualche anno fa in un documento della National Academy of Science statunitense: solo particolari materiali con una trama altamente filtrante si avvicinano a garantire il massimo dell’efficienza possibile. Come detto in precedenza, la cosiddetta mascherina chirurgica può rivelarsi utile ma non dà alcuna garanzia di protezione dal contagio. Garanzie ancora minori possiamo attenderci da mascherine cucite a mano in modo non professionale o fatte in casa. Va detto che la stessa Academy conclude che una protezione anche imperfetta può essere preferibile a nessuna protezione sempre che indossare una mascherina non spinga a comportamenti irresponsabili o poco attenti alla propria sicurezza [11].

“È importante considerare” spiega ancora Holger Schunemann “che anche se tutte le misure di cui abbiamo parlato sono osservate correttamente nessun intervento da solo offre una protezione completa: l’igiene delle mani resta essenziale per ridurre la probabilità di contagio”. Di parere simile anche un altro medico e ricercatore, Paul Glasziou, docente di Clinica medica alla Bond university in Australia: “La revisione sistematica che abbiamo pubblicato in aprile come pubblicazione anticipata (preprint, NdR) è stata più selettiva di quella condotta dalla McMaster e uscita sul Lancet”, spiega a Dottore ma è vero che [12]. “Il problema è nella qualità metodologica modesta degli studi che sono stati svolti in questo ambito. Del resto, non è semplice condurre una sperimentazione accurata mettendo a confronto chi indossa una maschera con chi non la indossa. Variano i comportamenti, variano le abitudini e soprattutto ciascuno di noi può indossare correttamente o meno la maschera rendendo il suo uso più o meno efficiente. In conclusione, però, credo che sia ragionevole indossare una mascherina nei luoghi affollati, sui mezzi di trasporto e quando all’aperto non sia possibile rispettare una distanza di almeno un metro da altre persone

In conclusione, nessun dispositivo di barriera garantisce la sicurezza assoluta e la precauzione migliore è sempre quella di mantenere l’assoluta igiene delle mani e il rispetto della necessaria distanza da altre persone. Ma, per effetto delle nuove evidenze pubblicate, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha modificato la propria raccomandazione invitando i governi a incoraggiare la popolazione a indossare la maschera chirurgica dove la diffusione del virus è ampia e dove è difficile mantenere una distanza di sicurezza (come nei mezzi pubblici e nei negozi) [13].

Queste indicazioni sono linea con quanto già previsto dal Ministero della salute che a partire dal 4 maggio 2020, ai fini del contenimento della diffusione di Covid-19, ha disposto che sia obbligatorio, sull’intero territorio nazionale, usare protezioni delle vie respiratorie nei luoghi chiusi accessibili al pubblico, inclusi i mezzi di trasporto e, comunque, in tutte le occasioni in cui non sia possibile garantire continuativamente il mantenimento della distanza di sicurezza. Non sono soggetti all’obbligo i bambini al di sotto dei sei anni, le persone con forme di disabilità non compatibili con l’uso continuativo della mascherina e i soggetti che interagiscono con i predetti. Inoltre, alcune Regioni (come ad esempio Toscana, Lombardia, Friuli-Venezia Giulia, Calabria e la Provincia autonoma di Bolzano) hanno disposto, mediante specifiche ordinanze regionali, l’obbligo di coprire naso e bocca ogniqualvolta ci si rechi fuori dall’abitazione [14].

Autore Luca De Fiore (Pensiero Scientifico Editore)

Luca De Fiore è stato presidente della Associazione Alessandro Liberati – Network italiano Cochrane, rete internazionale di ricercatori che lavora alla produzione di revisioni sistematiche e di sintesi della letteratura scientifica, utili per prendere decisioni cliniche e di politica sanitaria (www.associali.it). È direttore del Pensiero Scientifico Editore. Dirige la rivista mensile Recenti progressi in medicina, indicizzata su Medline, Scopus, Embase, e svolge attività di revisore per il BMJ sui temi di suo maggiore interesse: conflitti di interesse, frode e cattiva condotta nel campo della comunicazione scientifica. Non ha incarichi di consulenza né di collaborazione – né retribuita né a titolo volontario – con industrie farmaceutiche o alimentari, di dispositivi medici, produttrici di vaccini, compagnie assicurative o istituti bancari.
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Bibliografia