Per la caduta dei capelli non ci sono rimedi?

17 Dicembre 2019 di Rebecca De Fiore (Pensiero Scientifico Editore)

Per la caduta dei capelli non ci sono rimediLa perdita dei capelli di solito non è nulla di cui preoccuparsi: basti pensare che ognuno di noi ne perde ogni giorno tra i 50 e i 100 – spesso senza accorgersene dal momento che contemporaneamente ne crescono di nuovi. Ogni anno però, anche a causa dei social network che ci spingono a condividere la nostra immagine, avere una chioma folta e fluente sembra diventare sempre più fondamentale per molte persone, e non c’è da meravigliarsi che l’impatto della calvizie maschile e femminile sia sempre più legato a varie condizioni di salute mentale.

Il tennista Andre Agassi, ad esempio, nella sua autobiografia racconta che perdere i capelli da molto giovane è stato come perdere “piccoli pezzi della mia identità”.

Il medico e ricercatore Coen Gho, fondatore dello Hair Science Institute – una delle principali cliniche nel mondo a fare trapianti di capelli – ha pochi dubbi sul fatto che il cambiamento della società e le pressioni che ne derivano contribuiscano fortemente alle preoccupazioni relative alla caduta dei capelli: “I giovani sono più consapevoli che mai del loro aspetto. Abbiamo notato che le persone hanno relazioni serie molto più tardi rispetto a ventri o trenta anni fa. Ora gli uomini cercano di trovare un partner sulla trentina, il che rende la calvizie maschile un problema, dal momento che tende a iniziare tra i 20 e i 25 anni” [1].

Da cosa dipende la caduta dei capelli?

La perdita dei capelli si verifica quando il ciclo giornaliero di crescita e caduta viene interrotto, o quando il follicolo pilifero viene distrutto e sostituito con tessuto cicatriziale.

In genere, la perdita dei capelli è associata a diversi fattori [2]:

  • Storia familiare: la causa più comune è una condizione ereditaria chiamata calvizie maschile o femminile. Di solito si verifica gradualmente con l’invecchiamento. In particolare, la calvizie maschile colpisce circa il 50% degli uomini di età superiore ai 50 anni, mentre quella femminile circa il 50% delle donne di età superiore ai 65 anni;
  • Cambiamenti ormonali: diverse condizioni incidono sulla perdita di capelli permanente o temporanea, inclusi le modificazioni ormonali dovute a gravidanza, parto, menopausa e problemi alla tiroide;
  • Condizioni mediche, quali l’alopecia che provoca perdita di capelli a chiazze e alcune infezioni del cuoio capelluto (per esempio la tigna);
  • Farmaci e integratori: la perdita dei capelli può essere un effetto collaterale di alcuni farmaci, come quelli usati per il cancro, l’artrite, la depressione, i problemi cardiaci, la gotta e l’ipertensione arteriosa;
  • Eventi stressanti: molte persone sperimentano un diradamento generale dei capelli alcuni mesi dopo uno shock fisico o emotivo. In questo caso il fenomeno è temporaneo e non c’è nulla di cui preoccuparsi;
  • Acconciature e trattamenti aggressivi: le acconciature che stringono particolarmente i capelli possono causare la cosiddetta “alopecia da trazione”.

A seconda delle cause, inoltre, la perdita dei capelli può apparire in modi diversi: può avvenire all’improvviso o gradualmente, può influire solo sul cuoio capelluto o su tutto il corpo, può essere temporanea o permanente.

In particolare, i sintomi di perdita di capelli possono essere [2]:

  • Un assottigliamento graduale sopra la testa: questo è il tipo più comune di perdita di capelli, che colpisce sia uomini sia donne durante l’invecchiamento. Negli uomini, i capelli spesso iniziano a retrocedere dalla fronte in una linea che ricorda la lettera M. Le donne, invece, mantengono in genere l’attaccatura dei capelli sulla fronte ma i capelli diventano più radi;
  • Punti calvi circolari o irregolari: questo tipo di perdita di capelli di solito colpisce solo il cuoio capelluto, ma a volte si verifica anche nella barba o nelle sopracciglia. In alcuni casi, la pelle può diventare pruriginosa prima che i capelli cadano;
  • Caduta improvvisa dei capelli: uno shock fisico o emotivo può causare la caduta di intere ciocche di capelli quando si pettinano o si lavano. Questo tipo di perdita di capelli provoca generalmente un diradamento generale e non chiazze calve;
  • Perdita sia di capelli sia di peli su tutto il corpo: alcune condizioni e trattamenti medici, come la chemioterapia per il cancro, possono causare la perdita di peli e capelli che però possono ricrescere in seguito.

Dottore, posso provare a prevenire la calvizie in qualche modo?

La maggior parte dei casi di calvizie ha cause genetiche e purtroppo in questo caso non esiste alcun tipo di prevenzione possibile. Ci sono, però, alcuni accorgimenti che possono aiutare a prevenire alcune tipologie di caduta dei capelli [2]:

  • evitare acconciature molto strette e trattamenti aggressivi come piastre, ferri arricciacapelli e permanenti;
  • trattare delicatamente i capelli durante il lavaggio e la spazzolatura (un pettine a denti larghi può essere d’aiuto);
  • evitare di sfregare o tirare i capelli;
  • non assumere, se possibile, farmaci e integratori che potrebbero causare o favorire la caduta dei capelli;
  • proteggere i capelli dalla luce solare e da altre fonti di luce ultravioletta; smettere di fumare.

Quali evidenze esistono sulle terapie per la caduta dei capelli?

Per la caduta dei capelli non ci sono rimediSul sito del National Health Service britannico si legge che nessun trattamento per la caduta dei capelli è efficace al 100% [3]. Alcuni testi medici risalenti al 1550 a.C. rivelano che gli antichi egizi sfregavano sul loro cuoio capelluto zoccoli di asino macinati con il grasso dell’ippopotamo nel tentativo di arrestare il processo di calvizie. Al giorno d’oggi sono stati fatti dei passi in avanti e i due farmaci più importanti sono il minoxidil e la finasteride, ma entrambi sono solo marginalmente efficaci nell’arrestare il tasso di caduta dei capelli e non riescono a fermarlo completamente [1].

Tra i motivi per cui nel tempo non si sono ancora trovate cure riconosciute universalmente come efficaci è che i capelli in sé sono piuttosto semplici – essendo, infatti, delle cellule morte piene di proteine – ma i follicoli piliferi, al contrario, rendono i capelli incredibilmente complessi. Ogni follicolo pilifero è un organo in miniatura, che segue il suo ciclo ritmico di crescita, regressione e riposo durante la nostra vita.

I follicoli si formano all’inizio dello sviluppo: entro la 22esima settimana un feto ha già tutti i 5 milioni di follicoli piliferi. Durante la pubertà possono modificarsi, ma non potranno mai rigenerarsi. Spesso i trattamenti per la calvizie sono frutto di scoperte casuali: la finasteride, ad esempio, nasce come un farmaco per la prostata ingrossata e solo in seguito si è scoperto che riesce a rallentare o ad arrestare la caduta dei capelli in alcune persone [4].

Altro limite per le ricerche, secondo il professor Ralf Paus, dermatologo dell’Università di Manchester, è che la caduta dei capelli è ancora vista in gran parte come un problema estetico, piuttosto che una malattia. Per questo motivo, nel mondo occidentale, né l’industria né gli istituti di finanziamento accademici sono stati disposti a spendere ingenti somme di denaro per la ricerca sui capelli. Sebbene la caduta dei capelli possa avere un indubbio impatto psicologico sui malati, infatti, non può essere paragonata a malattie croniche potenzialmente letali, molte delle quali incurabili [1].

Quindi quali prodotti posso usare e quali devo evitare?

Il più comune farmaco da banco – e che quindi è possibile trovare sugli scaffali delle farmacie – per la calvizie è il minoxidil. Se applicato quotidianamente sul cuoio capelluto, stimola i follicoli piliferi. Potrebbe valere la pena provarlo dal momento che una revisione del 2016 di sei studi condotti dalla Cochrane Collaboration [5] ha rilevato che il doppio delle donne che ha usato il minoxidil ha avuto una ricrescita dei capelli rispetto a coloro che hanno usato un placebo. Inoltre una recensione, pubblicata nel 2017 sul Journal of American Academy of Dermatology (AAD), ha riscontrato un aumento medio di circa 15 capelli per centimetro quadrato negli uomini che utilizzano questo farmaco due volte al giorno.

Al contrario, non sembrerebbero utili gli integratori alimentari commercializzati, la maggior parte dei quali sono a base di biotina (vitamina B8). Una revisione del 2017 degli studi clinici condotti sulla biotina ha concluso che sono ancora poche le prove che la supplementazione con questa vitamina compensi la perdita di capelli, tranne nel raro caso di carenza di biotina [6].

Insieme al minoxidil, il medico potrebbe valutare se affiancare un altro farmaco per un trattamento più completo. La finasteride, ad esempio, approvata per gli uomini, impedisce al testosterone di convertirsi in un tipo di androgeno che contribuisce al processo di calvizie; non ci sono, però, prove robuste di efficacia e potrebbe anche avere effetti collaterali tra cui calo della libido e disfunzione erettile. Per le donne si tende a prescrivere lo spironolattone, un diuretico che viene usato per trattare pazienti con ipertensione arteriosa o scompenso cardiaco. È un antagonista del recettore dell’aldosterone: bloccando il recettore degli androgeni nei follicoli piliferi interrompe le azioni che portano alla caduta dei capelli.

Anche in questo caso non esistono studi clinici, ma in un sondaggio condotto su 166 donne, pubblicato nel 2015 sul Journal of American Academy of Dermatology, il 74% di coloro che ha assunto il farmaco ha riferito che la caduta dei capelli si era stabilizzata o era migliorata [7]. Tuttavia ogni potenziale o presunto beneficio deve sempre essere soppesato con i possibili effetti indesiderati: per esempio lo spironolattone può influenzare la pressione sanguigna e la funzione renale e può portare a livelli di potassio più alti del normale [6].

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Autore Rebecca De Fiore (Pensiero Scientifico Editore)

Rebecca De Fiore ha conseguito un master in Giornalismo presso la Scuola Holden di Torino. Dal 2017 lavora come Web Content Editor presso Il Pensiero Scientifico Editore/Think2it, dove collabora alla creazione di contenuti per riviste online e cartacee di informazione scientifica. Fa parte della redazione del progetto Forward sull’innovazione in sanità e collabora ad alcuni dei progetti istituzionali con il Dipartimento di epidemiologia del Servizio sanitario regionale del Lazio.
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