Tra i tanti pericoli del Natale – dalla dieta esplosiva alle domande inopportune dei parenti seduti intorno alla tavola, fino ai regali improbabili che rischiamo di ricevere – ci sono anche alcune piante che per tradizione possono arricchire gli arredi delle case. Che sia qualcosa di non trascurabile dal punto di vista medico lo dimostra un articolo appena uscito sul British Medical Journal, la rivista ufficiale dell’associazione dei medici britannici [1]. Che si tratti di un’occasione per sorridere di un argomento che riguarda la salute, però, diventa chiaro scoprendo che l’articolo è uscito sul cosiddetto “numero di Natale”, quello nel quale la rivista ospita una serie di articoli caratterizzati da un tono dichiaratamente umoristico, anche quando non firmati da autori “british”…
L’agrifoglio è il tipico esempio di pianta natalizia: nella tradizione cristiana è addirittura associato alla corona di spine e al sangue di Cristo, per via delle bacche di colore rosso intenso. È però una pianta tossica per l’apparato digerente, per quello cardiocircolatorio e per il sistema nervoso. Le sue bacche contengono saponine, che possono causare disturbi gastrointestinali anche se – garantiscono gli autori dell’articolo – non sono facilmente assorbite attraverso il tratto gastrointestinale. Ma, aggiungono, evitiamo di assaggiarle quando smontiamo gli addobbi dopo l’Epifania… e lo stesso avvertimento vale per il vischio.
Anche il vischio è velenoso?
Il vischio è un’altra pianta caratteristica del Natale, radicata in una tradizione centenaria ben descritta in un articolo pubblicato da Focus [2]. Tutte le parti del vischio europeo (Viscum album) sono velenose: contengono viscotossine che inibiscono la sintesi proteica cellulare al punto che estratti da questa pianta sono stati studiati per trattamenti contro il cancro. Perlomeno, le bacche sono la parte meno tossica della pianta, ma il loro consumo provoca disturbi gastrointestinali.
Occorre prestare particolare attenzione quando agrifoglio e visco sono confezionati in corone o ghirlande insieme alla dulcamara (Solanum dulcamara), una pianta molto diffusa nel territorio italiano caratterizzata anch’essa da bacche rosse che contengono sostanze le quali, se ingerite, provocano crampi addominali.
E la Stella di Natale è velenosa, dottore?
La Stella di Natale si è guadagnata l’ingiusta reputazione di essere tossica, forse – spiega il BMJ – a causa della morte di un bambino che ottant’anni or sono morì dopo aver mangiato le foglie della pianta. “La stragrande maggioranza delle esposizioni non richiede cure mediche, ma produce solo irritazioni cutanee” [1]. Non si può dire lo stesso della Rosa di Natale (Helleborus niger) che già nell’etimologia del genere botanico desta preoccupazione: “nutrimento mortale”. È infatti un cardiotossico poiché contiene glicosidi cardiaci, che possono produrre effetti simili a un farmaco cardiovascolare, la digossina.
Infine, anche la cosiddetta Ciliegia di Natale (Solanum pseudocapsicum) è una pianta d’appartamento perenne a volte conosciuta come “ciliegia invernale”. Mangiare le bacche provoca vomito e gastroenteriti: attenzione, perché veder rotolare le palline rosse può attirare l’attenzione degli animali domestici e anche loro sono vulnerabili agli effetti delle sostanze contenute nelle bacche.
Quindi alcune piante possono essere pericolose anche per cani e gatti?
Sì. Uno studio italiano pubblicato di recente sembra suggerire che le intossicazioni colpiscono più frequentemente i cani che i gatti [3]. Alcune piante natalizie sono tra quelle più indiziate: la Stella di Natale può provocare problemi agli occhi e all’apparato digerente. Lo stesso si può dire per l’agrifoglio e per il vischio [4]. Si tratta comunque di rischi da non enfatizzare.
Ma davvero una rivista scientifica importante ha dedicato spazio alle piante di Natale?
Sì, anche questo rientra nella tradizione del BMJ: le riviste specialistiche di medicina, al pari delle altre testate, ritengono essenziale coltivare la relazione con i propri lettori e i settimanali scientifici più importanti cercano di distinguersi dagli altri anche per queste scelte editoriali. La cosa più strana per un lettore italiano è che nello stesso approfondimento sui rischi legati alle piante natalizie siano stati discussi anche i pericoli associati all’uso di piante aromatiche nel pranzo di Natale. Avvertire che un ramoscello di rosmarino possa causare un ascesso epatico sembra realmente un po’ esagerato…
Considerando la preoccupante situazione epidemiologica che ancora stiamo attraversando, i maggiori pericoli non sembrano legati all’ingestione di bacche ma al baciarsi sotto al vischio. A meno di non farlo… con la mascherina.
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