Nel 2023 quasi 17.000 donne si sono rivolte al pronto soccorso con una diagnosi legata a episodi di violenza [1]. Ma secondo le stime, i casi che emergono sono solo una minima parte del fenomeno: la maggioranza resta nascosta, per paura, vergogna o mancanza di fiducia.
È proprio per questo che il medico di base, il ginecologo o il pediatra – figure che seguono nel tempo la salute delle donne e dei loro figli – possono giocare un ruolo decisivo nel riconoscere segnali anche sfumati, offrire ascolto e orientamento, e, quando necessario, attivare le tutele previste dalla legge.
Oggi, Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, ribadiamo il ruolo che un medico può avere nel prevenire la violenza o nell’essere di supporto alle donne vittime di violenza. Sperando che le donne trovino nel proprio medico un alleato e un valido supporto.
Dottore, come può un medico intercettare una richiesta di aiuto di una paziente?
Spesso le donne non parlano esplicitamente di quello che stanno vivendo. Ma ci sono segnali che possono far nascere un sospetto: lesioni frequenti, incongruenza tra il racconto e le ferite, richieste mediche ripetute e poco motivate, tristezza, insonnia, perdita di peso, ansia, segnali di isolamento. Il medico può fare la differenza semplicemente mostrando attenzione e creando uno spazio di ascolto non giudicante. Inoltre, prima di fare qualsiasi domanda su una possibile violenza, è importante assicurarsi che la conversazione avvenga in privato, senza la presenza del partner, di altri familiari o di terze persone [2].
E se durante la visita il medico coglie elementi di urgenza?
In presenza di un’emergenza (ad esempio se la donna ha subito un’aggressione recente, è molto spaventata e teme di tornare a casa), il medico deve assicurarsi prima di tutto che la persona sia messa al sicuro. Dovrebbe quindi contattare il pronto soccorso, o servizi di emergenza e metterla in contatto con un centro antiviolenza. In caso di minori vittime di violenza diretta o assistita, il medico deve inviare la segnalazione alla Procura della Repubblica presso il Tribunale per i minorenni [3].
Dottore, qual è il dovere fondamentale del medico di fronte a un sospetto caso di violenza domestica?
Il medico è tenuto a segnalare ogni reato procedibile d’ufficio (come maltrattamenti in famiglia, lesioni gravi o gravissime, abusi sui minori) di cui venga a conoscenza nell’esercizio della sua attività, anche senza il consenso della vittima del reato.
Questo obbligo può concretizzarsi come referto, quando vi è una rilevazione diretta della violenza, oppure come denuncia nel caso in cui la violenza sia riferita dalla vittima o da terzi.
La legge richiede al medico di attivarsi anche quando vi sia soltanto la possibilità di un reato. Nel caso della violenza domestica, questo dovere assume un valore ancora più forte, poiché la denuncia può proteggere la vittima e prevenire ulteriori aggressioni [3].
Dottore, cosa succede se il medico segnala un fatto che poi non si rivela un reato procedibile d’ufficio?
Il medico che segnala un sospetto in buona fede e nell’interesse della paziente, adempiendo ai propri obblighi di legge, non può essere perseguito per aver violato il segreto professionale. Anzi, la legge tutela il professionista che agisce per prevenire un danno più grave.
L’obiettivo è sempre la protezione della persona, anche a costo di rompere il silenzio. In ogni caso, è fondamentale che il medico documenti con attenzione ciò che osserva, in modo oggettivo, nella cartella clinica. Se la Procura ritiene che non si tratti di un reato perseguibile d’ufficio, dispone semplicemente l’archiviazione.
Insomma, il medico può davvero fare la differenza?
Sì, può fare la differenza. Anche solo con lo sguardo, l’ascolto, la disponibilità a credere al racconto di una donna. Può essere la prima persona a interrompere l’isolamento, a farle capire che non è sola e che esistono delle vie d’uscita.
Può fornire informazioni pratiche (come il numero 1522, gratuito e attivo 24 ore su 24), orientare verso i centri antiviolenza e creare una rete di protezione. Ma soprattutto, può far sentire la donna rispettata e creduta, e questo – a volte – è già un inizio.
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