Giocare fa bene alla salute dei bambini?

19 Novembre 2025 di Rebecca De Fiore (Pensiero Scientifico Editore)

Giocare è qualcosa che i bambini fanno ogni giorno in modo spontaneo: rincorrersi, saltare, costruire capanne, inventare storie con gli amici. Ma al di là del divertimento, giocare è davvero utile per la salute e lo sviluppo? Le ricerche più recenti confermano che sì, giocare fa bene: è un’attività fondamentale per la crescita fisica, mentale, emotiva e sociale.

Ed è anche un diritto. Lo ricorda la Giornata internazionale per i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza del 20 novembre, che celebra – tra gli altri – il diritto al gioco sancito dall’articolo 31 della Convenzione ONU. Giocare significa imparare, esplorare il mondo, sviluppare capacità e costruire relazioni. Garantire tempo, spazio e libertà per il gioco è quindi un modo per rispettare non solo un bisogno naturale, ma un diritto essenziale dell’infanzia.

In questa scheda cerchiamo di capire come e perché giocare fa bene, quali tipi di gioco sono importanti, e cosa considerare perché l’effetto sia davvero positivo.

Dottore, in che modo il gioco aiuta lo sviluppo fisico dei bambini?

Il gioco attivo – soprattutto quello che avviene all’aperto – stimola il corpo e contribuisce allo sviluppo armonico di muscoli, ossa e articolazioni. Saltare, correre, arrampicarsi e anche manipolare oggetti aiuta a migliorare l’equilibrio, la coordinazione e la forza. Il gioco è inoltre uno strumento utile per contrastare la sedentarietà e prevenire l’obesità infantile, oltre a favorire un buon ritmo sonno-veglia.

Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), i bambini fino a 5 anni dovrebbero dedicare almeno tre ore al giorno a svolgere attività fisica, anche di gioco non strutturato [1]. Il tempo trascorso all’aria aperta, inoltre, è stato associato a una minore incidenza di miopia nei bambini, probabilmente per la maggiore esposizione alla luce naturale e alla stimolazione della visione a lunga distanza [2]. Nella scheda “Se fa freddo è meglio tenere in casa i bambini?” spieghiamo perché è importante stare all’aria aperta, anche d’inverno.

I giochi di movimento non sono semplici passatempi, ma vere e proprie occasioni di sviluppo fisico e cognitivo. La motricità è un canale di apprendimento multisensoriale: quando un bambino salta, corre o rotola non sta solo facendo esercizio fisico, ma sta anche esplorando l’ambiente, misurando i propri limiti, imparando a reagire agli stimoli e sviluppando consapevolezza del proprio corpo e dello spazio. Queste attività permettono, ad esempio, di acquisire equilibrio, orientamento, coordinazione e anche capacità di risolvere problemi attraverso il corpo.

Dottore, che benefici ha il gioco sullo sviluppo mentale, emotivo e sociale?

Il gioco ha un ruolo essenziale nello sviluppo delle capacità cognitive, del linguaggio e dell’autoregolazione emotiva. Durante il gioco, i bambini imparano a pianificare, a risolvere problemi, a mettersi nei panni degli altri. Questo li aiuta anche a costruire empatia, tolleranza alla frustrazione e resilienza, cioè la capacità di affrontare le difficoltà.

In particolare, il gioco simbolico e quello immaginativo sono fondamentali per il pensiero creativo e per lo sviluppo della fantasia. Secondo l’American Academy of Pediatrics, giocare libera dallo stress e promuove il benessere psicologico [3]. Inoltre, favorisce la costruzione dell’identità e rafforza l’autostima, perché nel gioco ogni bambino può decidere ruoli, regole e modalità, sperimentando le proprie capacità in un ambiente sicuro.

Giocare non significa semplicemente svagarsi: nella visione pedagogica di Maria Montessori, ad esempio, il gioco è considerato un “lavoro” serio e importante. Quando un bambino è assorto nel costruire, infilare oggetti o spostare cose da un posto all’altro, sta sviluppando competenze, coordinazione, autonomia. E l’adulto dovrebbe rispettare questo impegno, evitando interruzioni non necessarie. L’interesse spontaneo che nasce nel gioco, infatti, genera concentrazione, e la concentrazione favorisce l’apprendimento.

Dottore, quali tipi di gioco sono particolarmente utili?

Prima di tutto è importante che il gioco sia adeguato all’età, sicuro e che vi siano sufficienti opportunità e spazio. Ma facciamo alcuni esempi:

  • Il gioco libero, non organizzato dagli adulti, stimola autonomia e immaginazione;
  • Il gioco fisico, come rincorrersi o saltare, aiuta lo sviluppo motorio;
  • Il gioco simbolico – come “fare finta di” – permette di esplorare emozioni e situazioni della vita quotidiana, ma anche di mettere in scena desideri, paure e vissuti, utilizzando oggetti come simboli e costruendo storie. È particolarmente importante tra i 2 e i 6 anni;
  • I giochi di gruppo insegnano a rispettare regole, a cooperare e a negoziare, migliorando la capacità di risolvere conflitti e rafforzando le relazioni tra pari;
  • Il gioco con un adulto, presente ma non invadente, contribuisce a rafforzare il legame affettivo e a promuovere fiducia e sicurezza.

Dottore, cosa può ostacolare il gioco?

Diversi fattori possono limitare il tempo e la qualità del gioco:

  • La mancanza di spazi adeguati. Questo aspetto è importante soprattutto per bambini con disabilità o vissuti traumatici, che potrebbero aver bisogno di ambienti più accoglienti o facilitanti per potersi esprimere attraverso il gioco [4];
  • Un’agenda quotidiana troppo piena di attività scolastiche e extracurricolari;
  • Una supervisione adulta eccessiva;
  • La prevalenza di attività digitali [5]. Basti pensare che i bambini sotto i 5 anni dovrebbero evitare l’uso di dispositivi elettronici per più di un’ora al giorno, mentre per i più piccoli si consiglia di non usarli affatto [1];
  • Caricare il gioco di aspettative o trasformarlo in un’attività prestazionale.

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Autore Rebecca De Fiore (Pensiero Scientifico Editore)

Rebecca De Fiore ha conseguito un master in Giornalismo presso la Scuola Holden di Torino. Dal 2017 lavora come Web Content Editor presso Il Pensiero Scientifico Editore/Think2it, dove collabora alla creazione di contenuti per riviste online e cartacee di informazione scientifica. Fa parte della redazione del progetto Forward sull’innovazione in sanità e collabora ad alcuni dei progetti istituzionali con il Dipartimento di epidemiologia del Servizio sanitario regionale del Lazio.
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