L’ascolto della musica è un alleato per la crescita dei bambini: ha un impatto positivo sulle capacità cognitive, emotive e sociali. Non si tratta solo di un passatempo piacevole, ma di un vero e proprio strumento di apprendimento che produce effetti duraturi. La musica va quindi ascoltata con i propri bambini fin da piccolissimi: pensiamo che il cervello è particolarmente ricettivo agli stimoli musicali fin dalle fasi di sviluppo durante la gravidanza! Dunque è proprio in quel periodo che si può creare l’abitudine a condividere melodie e ritmi, da proseguire nel resto della vita.
Ci sono poi alcune occasioni speciali per ascoltare musica insieme. Il Festival di Sanremo, che inizia domani, è tra gli eventi musicali più attesi e seguiti, capace di far risuonare i brani presentati in tutto il Paese. Seguirlo in famiglia non deve, però, alterare i preziosi ritmi sonno-veglia dei bambini. Dunque, a seconda dell’età, saranno i genitori a decidere quando far andare i bambini a dormire, recuperando l’ascolto di alcune canzoni i giorni successivi.
Dottore, quali sono i benefici della musica per i più piccoli?
Cominciare ad avvicinare i bambini alla musica fin da piccoli è una buona abitudine. Con gli stimoli offerti dai genitori, i bambini sono capaci di acquisire facilmente abilità musicali, senza particolari istruzioni. E i benefici sono concreti e duraturi. Molti studi dimostrano che l’educazione musicale aiuta a imparare nuove parole (anche in un’altra lingua), a leggere e a fare calcoli [1,2].
Ascoltare (e suonare) musica è una delle opportunità concrete per migliorare le capacità cognitive, proprio come studiare le materie scolastiche o imparare le regole di un nuovo gioco. Avere confidenza con suoni e ritmi è inoltre un’esperienza multisensoriale completa, poiché attiva nel cervello anche le funzioni motorie [3,4]. Negli anni, molte ricerche hanno indagato i vantaggi nei bambini educati alla musica, ed è per questo che l’ascolto o l’apprendimento di uno strumento musicale rientra nei programmi scolastici e tra le attività extra-didattiche più frequentate [2].
Cosa succede al cervello di un bambino quando si ascolta musica?
Le funzioni e persino la struttura del cervello cambiano in risposta a stimoli ambientali. Questa capacità si chiama plasticità e nei primi tre anni è particolarmente vivace. Il cervello del bambino, insomma, è più ricettivo di quello dell’adulto: sa come acquisire e organizzare conoscenze; nel farlo, si sviluppano le diverse funzioni.
La musica riesce ad attivare i due emisferi cerebrali:
- il sinistro, responsabile delle funzioni verbali e della memoria;
- il destro, che regola le informazioni visive e spaziali, tra le quali l’attenzione.
L’ascolto della musica, dunque, non è mai passivo [1].
Quando è bene iniziare a far ascoltare musica ai più piccoli?
Già nelle prime ore dopo il parto i neonati sono sensibili alle note e al ritmo; suoni diversi suscitano nei più piccoli differenti reazioni, dal piacere al disagio [5]. Esiste una predisposizione musicale che inizia a manifestarsi soprattutto con le ninne nanne. Sembrerebbe anche che i neonati preferiscano la musica se vedono chi canta, come accade con le melodie sussurrate dai genitori prima del sonno [1]. Gli esperti del progetto “Nati per la musica” (pediatri, neonatologi, musicisti, psicologi, educatori) hanno così sintetizzato le tappe della scoperta musicale [6]:
- fino a 6 mesi: il suono e il canto dei genitori è un po’ la colonna sonora delle attività insieme, dalla pappa al cambio pannolino;
- dai 6 ai 24 mesi: l’ascolto della musica dovrebbe essere condiviso da genitori e figli, accompagnato da giochi e balli e da oggetti sonori;
- dai 24 ai 36 mesi: il bambino comincia a selezionare i suoi brani preferiti e impara a memorizzare e interpretare canzoni; si possono inoltre avvicinare i più piccoli alla musica dal vivo;
- dai 3 ai 6 anni: la creatività fin qui coltivata porta il bambino a inventare melodie e storie da cantare.
Dottore, la musica fa bene anche al feto?
Nel terzo trimestre di gravidanza, il feto sviluppa la capacità di sentire i suoni. Nella pancia della mamma risuona il ritmo costante, ma attutito, del battito cardiaco e dell’aria presente nello stomaco [7]. Arrivano però anche i suoni dall’esterno. Tra questi, i più frequenti sono le voci dei genitori; quella della mamma è percepita dal feto con la vibrazione delle corde vocali. Sono stimoli che aiutano a rafforzare il legame: suoni che rilassano o trasmettono emozioni positive alla mamma potrebbero avere lo stesso effetto sul nascituro [6].
Molti studi hanno cercato di rilevare le reazioni del feto alla musica classica, osservando i movimenti o registrando il battito cardiaco; è però molto complesso stabilire se la reazione motoria o emotiva sia collegata soltanto agli stimoli uditivi [8].
È vero che è la musica classica la più indicata per la crescita?
La credenza secondo la quale sia questo il genere ideale per sostenere lo sviluppo cognitivo dei bambini è molto popolare. C’è uno studio assai citato, risalente al 1993, che parla del cosiddetto “Effetto Mozart”. L’autrice, Frances Rauscher, sperimentò che con l’ascolto per dieci minuti della sonata per pianoforte K448 di Mozart i suoi studenti riuscivano a superare abilmente alcuni test di ragionamento spaziale rispetto allo stesso esperimento condotto nel silenzio o con altri generi musicali. Lo studio divenne popolare consacrando Mozart come miglior stimolo per l’intelligenza. Successivamente la ricercatrice ha precisato che qualsiasi composizione potrebbe avere lo stesso effetto: “La chiave è che devi goderti la musica. Se odi Mozart non troverai un effetto Mozart. Se ami i Pearl Jam, troverai un effetto Pearl Jam” [9].
In ogni caso i vantaggi dell’ascolto della musica per i bambini sono ormai noti: i genitori dovrebbero impegnarsi ad ascoltare insieme al bambino osservando le sue reazioni, aiutandolo a sviluppare preferenze, sperimentando generi diversi durante gli anni della crescita [10].
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