Da diversi mesi, ripetutamente, si legge sui giornali di un’epidemia di scarlattina in corso. L’ultima volta, questo ottobre, in Inghilterra. Ma è davvero così?
Effettivamente sembrerebbe che con la fine della pandemia ci sia stato un incremento di episodi infettivi causati dallo streptococco beta emolitico di gruppo A, che può dare mal di gola, febbre e anche un’eruzione cutanea in caso di scarlattina nei bambini [1].
Già alla fine del 2022 il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie e l’Ufficio regionale europeo dell’Organizzazione mondiale della sanità avevano segnalato un aumento dei casi [2]. In seguito a queste segnalazioni il Ministero della Salute, ad aprile di quest’anno, ha emesso una circolare in cui sottolineava che anche l’Italia stava registrando un aumento dei casi di scarlattina da gennaio 2023, soprattutto nei bambini di età inferiore a 15 anni [3].
Dottore, cosa è lo streptococco?
Lo streptococco pyogenes, più conosciuto come streptococco beta emolitico di gruppo A (SBEGA), è un batterio che causa un’infezione molto diffusa nei bambini, soprattutto quando frequentano asili, scuole o centri sportivi. Negli adulti e nei bambini molto piccoli lo streptococco resta spesso asintomatico o si limita a un mal di gola, mentre i bambini tra i 5 e i 15 anni di età sono a maggior rischio di sviluppare complicazioni.
Questo batterio, inoltre, può essere contratto numerose volte: esistendone molti sottogruppi, una volta contratta l’infezione non si avrà un’immunità permanente [4].
Dottore, come riconosco un’infezione da streptococco?
A causa della sovrapposizione di alcuni sintomi, distinguere tra infezione da streptococco e infezione virale a volte può essere difficoltoso. Le forme virali, però, spesso presentano dei sintomi assenti in caso di streptococco, come raffreddore, tosse, congiuntivite o forme gastrointestinali.
Nel 10% dei casi la scarlattina è invece una conseguenza dello streptococco, e per i suoi tratti tipici può aiutare nella diagnosi. All’inizio i sintomi sono quelli di una comune influenza, con febbre (spesso alta, attorno ai 38-40°) e mal di gola. Dopo uno o due giorni inizia la fase esantematica (cioè con manifestazioni sulla pelle), caratterizzata da un’eruzione cutanea di colore scarlatto che dà il nome alla malattia.
Le macchie della scarlattina sono molto caratteristiche e per questo facilmente riconoscibili: come spiegano i pediatri del progetto UPPA, i puntini rossi sono piccoli, fitti e molto ravvicinati, un po’ sollevati al punto che la pelle può ricordare la consistenza di carta vetrata.
Generalmente la scarlattina non dà prurito, inizia a livello inguinale e ascellare per poi ricoprire rapidamente tutto il tronco, gli arti e il viso. Se si sospetta la presenza di scarlattina è bene osservare anche la lingua: all’inizio presenta una patina biancastra per poi diventare “simile a una fragola rossa”, con le papille in evidenza e di colorito rosso acceso [5].
Dottore, se sospetto che mio figlio abbia lo streptococco cosa devo fare?
Per confermare un’infezione da streptococco è necessario sottoporsi a tampone faringeo. Nonostante esistano dei tamponi fai-da-te, però, è sempre meglio rivolgersi al pediatra. L’attendibilità del tampone, infatti, dipende dall’adeguatezza della raccolta del campione che deve essere prelevato dalla parete posteriore dell’orofaringe e dalla superficie di entrambe le tonsille, da parte di personale sanitario adeguatamente formato [6].
Il fai-da-te, inoltre, può portare a diagnosi errate e a un utilizzo inappropriato della terapia antibiotica. Va considerato, infatti, che dal 10 al 25% dei bambini positivi al tampone sono in realtà portatori sani di SBEGA. Lo stato di portatore può perdurare da settimane a mesi, ma con un rischio minimo di complicanze e bassissimo rischio di trasmissione, e per questi bambini non è raccomandato l’antibiotico [6]. Ricordiamo, quindi, che l’antibiotico va preso solo su indicazione del pediatra.
Dottore, come mai sono aumentati i casi di infezioni da streptococco?
L’aumento delle infezioni da streptococco viene interpretato da molti ricercatori come un effetto delle restrizioni adottate per l’infezione da Covid-19, che hanno ridotto significativamente le interazioni sociali e allo stesso tempo accelerato l’adozione di interventi in grado di evitare la diffusione dei contagi (igiene delle mani, uso della mascherina).
Da un lato queste misure hanno contribuito a mantenere bassa la diffusione di molte infezioni pediatriche, virali e batteriche, durante la pandemia, ma dall’altro potrebbero aver portato a una ridotta stimolazione immunitaria [1]. Questa ipotesi, però, è molto dibattuta (ne abbiamo parlato nella scheda “I bambini oggi si ammalano di più per un “debito immunitario” dovuto a lockdown e mascherine?”) e ancora è difficile rispondere con certezza a questa domanda.
Quel che è sicuro, invece, è che con l’aumento osservato dei casi di infezione da SBEGA diventa molto importante saper riconoscere la scarlattina e le infezioni da streptococco. Quando necessario, infatti, l’inizio della terapia antibiotica in tempi rapidi può evitare in parte la diffusione del contagio [1].
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