Inventare un amico immaginario, chiacchierarci, raccontargli segreti o persino litigarci: nei bambini in età prescolare (tra i 2 e i 6 anni) è un fenomeno molto diffuso che non deve preoccupare. I genitori, tuttavia, si pongono domande sul misterioso “ospite invisibile”. Potrebbe diventare un problema? Quale sarà l’impatto sulla crescita emotiva e cognitiva di nostro figlio?
Gli psicologi rassicurano: l’amico immaginario è una tappa naturale della crescita e, in molti casi, uno stimolo allo sviluppo del linguaggio e dell’autonomia. Imparare a osservare e condividere questa relazione speciale aiuta a vivere con serenità una fase che, nella maggior parte dei casi, è transitoria e positiva.
Dottore, chi è un amico immaginario?
In psicologia si parla di companion, compagni immaginari o invisibili, per indicare personaggi inventati dai bambini. Pur essendo creazioni della fantasia, hanno una personalità definita e sono considerati una “presenza” affidabile e costante [1].
L’amico immaginario più comune è simile per età e genere al bambino stesso. In casi altrettanto frequenti si tratta di animali; non mancano esseri fantastici come supereroi, fate e angeli oppure oggetti inanimati. Più raramente il bambino può personificare idee astratte, un po’ come nel popolare film di animazione Inside Out, dove le emozioni avevano un preciso aspetto [2].
Qual è, dunque, la funzione degli amici immaginari?
Gli amici immaginari svolgono funzioni complesse nello sviluppo infantile. Possono aiutare a combattere la solitudine, essendo sempre disponibili, in particolare per i figli unici. Permettono inoltre di sperimentare ruoli e situazioni nuove in un contesto sicuro, aiutando a esprimere emozioni difficili, elaborare paure e raccontare esperienze senza sentirsi giudicati. Possono trasformarsi in protettori, complici o persino antagonisti quando il bambino ha bisogno di sfogarsi (o litigare).
Attraverso il gioco con i compagni immaginari, i più piccoli sperimentano la condivisione, creano regole e modi per risolvere problemi e sviluppano l’autonomia dai “grandi”. Per esempio, è molto comune notare il coinvolgimento del companion nelle attività quotidiane: imitare la condivisione dei pasti, di un libro, dei vestiti, di un giocattolo.
L’invenzione di un compagno invisibile stimola anche la creatività e il gioco e, di conseguenza, anche funzioni cognitive come il linguaggio. Si è notato, per esempio, come le storie dei bambini con amico immaginario fossero più ricche nei dettagli e nel vocabolario rispetto ai coetanei che non avevano riferito la presenza di un companion [1, 2, 3].
Quanto è comune avere un amico invisibile?
Non è facile quantificare il fenomeno. Studi condotti in diverse culture stimano che quasi la metà dei bambini abbia un amico immaginario. Nasce in genere intorno ai 3 anni, raggiunge un picco di frequenza verso i 7 e tende a scomparire verso i 12 anni, quando la vita sociale diventa più attiva e autonoma [4, 5].
Dottore, allora è sano avere un amico invisibile?
Si tratta di un fenomeno transitorio che non deve preoccupare: fa parte del normale sviluppo infantile. Soprattutto in età prescolare, prima dei 6 anni, sono molto rari i rapporti problematici con l’amico immaginario. Il bambino, infatti, crea un personaggio di fantasia con consapevolezza e controllo e riesce a distinguere realtà e finzione. Non siamo, insomma, nel campo delle allucinazioni.
Le ricerche che hanno indagato il benessere mentale e sociale di questi bambini non hanno riscontrato effetti negativi. I genitori dovrebbero comunque osservare con discrezione il rapporto con l’amico immaginario per cogliere eventuali segnali di disagio [3, 4]. Gli psicologi consigliano di comprendere e condividere la fantasia del bambino. È preferibile quindi mostrare curiosità, fare domande, piuttosto che ignorarla o criticarla. Tentare di dimostrare che il personaggio non esiste potrebbe risultare frustrante per il piccolo [3, 6].
Quando diventa un problema?
La relazione con l’amico immaginario merita attenzione se il bambino [4, 6, 7]:
- cambia improvvisamente atteggiamenti e tratti del carattere;
- gestisce in modo insolito ansia, paura, rabbia;
- inizia ad aver paura dell’amico invisibile;
- riferisce che il suo amico lo invita a comportamenti pericolosi o vietati;
- ha disturbi del sonno o dell’appetito;
- rifiuta le amicizie reali.
In questi casi è consigliabile rivolgersi al pediatra o a uno psicologo, che sapranno valutare la situazione e capire se l’amico immaginario ha un ruolo nel disagio. Infine, è importante ricordare che non avere un amico immaginario è altrettanto normale e non indica alcun problema nello sviluppo.
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