Una donna dovrebbe arrivare preparata al momento del parto?

5 Luglio 2023 di Rebecca De Fiore (Pensiero Scientifico Editore)

Essere informati e prendere consapevolmente decisioni sulla propria salute è fondamentale, e vale anche per tutto il periodo della gravidanza. Abbiamo parlato, ad esempio, del momento che precede la gravidanza a proposito di stili di vita sani da assumere quando si decide di avere un bambino e dell’importanza di assumere acido folico.

Anche in sala parto, nonostante sia essenziale che le donne ascoltino i professionisti e i loro pareri medici, è importante anche che siano consapevoli delle decisioni che stanno prendendo. Così come di tutte le scelte da fare nel primo periodo che segue il momento del parto.

Dottore, come scegliere se fare o meno un taglio cesareo?

una donna dovrebbe arrivare preparata al momento del partoCome abbiamo spiegato nella scheda “Il parto cesareo è più sicuro di quello naturale?”, il taglio cesareo è un intervento chirurgico. Per quanto oggi in Italia la pratica in questo settore abbia raggiunto un elevato standard di sicurezza, comporta inevitabilmente dei rischi per la salute della donna e del nascituro. In generale, quindi, in assenza di problemi che lo rendano indispensabile, il parto naturale è più sicuro del parto cesareo, perché è bene tenere sempre presente che il parto è un evento fisiologico. Al contrario di quanto si pensi, ad esempio, se una donna ha subito un taglio cesareo in passato non è una strada obbligata sottoporsi allo stesso intervento anche con le gravidanze successive.

Come dicevo, però, il taglio cesareo, ovviamente, non è sempre evitabile: pensiamo, ad esempio, a quando il bambino è in posizione podalica, cioè quando la testa del nascituro è rivolta in alto. Ma sarà il medico a indicarlo.

Dottore, posso chiedere a una persona di fiducia di assistere al parto?

Certo, le attuali indicazioni a livello nazionale e internazionale prevedono che la donna abbia accanto una persona a propria scelta per tutta la durata del travaglio e del parto. La persona di fiducia della donna, infatti, non deve essere considerata un visitatore, per cui esistono restrizioni all’accesso, ma come una figura di supporto e parte integrante del processo della nascita.

Secondo il Ministero della Salute, durante il travaglio sarebbe buona norma anche [1]:

  • Permettere alla donna di bere e mangiare cibi leggeri, se lo desidera.
  • Incoraggiare la donna a utilizzare metodi non farmacologici per il controllo del dolore a meno che analgesici o anestetici non siano necessari a causa di complicazioni, nel rispetto delle preferenze personali della donna.
  • Incoraggiare la donna a camminare e a muoversi durante il travaglio e ad assumere la posizione che preferisce per partorire, a meno che non ci siano restrizioni specifiche dovute a complicazioni che in questo caso devono essere spiegate e condivise con la donna.
  • Assistere la donna senza ricorrere ad atti invasivi come interventi chirurgici o l’accelerazione o l’induzione del travaglio, a meno che non siano necessari a causa di complicazioni che in questo caso devono essere spiegate e condivise con la donna.

Ci sono altre cose che dovrei sapere?

una donna dovrebbe arrivare preparata al momento del partoL’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha prodotto diverse linee guida per promuovere buone pratiche e cure rispettose riguardanti anche l’aspetto relazionale del parto e della gravidanza [2].

In assenza di condizioni cliniche particolari, il bambino non andrebbe allontanato dalla madre e andrebbe incentivato il contatto pelle a pelle. In questo momento, infatti, il bambino conosce fisicamente la mamma, il suo respiro si regolarizza, il suo corpo si riscalda, smette di piangere e, dopo un periodo di tempo che varia da bambino a bambino, si attacca spontaneamente al seno materno per la prima poppata [3].

Un’altra buona pratica, su cui si è iniziato a insistere molto di recente, è il cosiddetto rooming-in, ossia la possibilità di tenere nella propria stanza il bambino dopo il parto, giorno e notte, senza limiti di orario. I benefici del rooming-in, infatti, sono numerosi e dimostrati da svariati studi: in particolare il fatto che lo speciale legame tra mamma e neonato sia favorito proprio dal contatto prolungato subito dopo la nascita [4].

Il rooming-in deve, però, essere una scelta libera della mamma e non deve essere imposto dalla struttura. Può capitare, infatti, che dopo il parto una donna si senta stanca e abbia bisogno di riposare: in questo caso il neonato può e deve essere tenuto dal nido della struttura. In generale, poi, assistere una donna che ha appena partorito significa lavorare con quella serie di insicurezze che una nascita può provocare, informandola, aiutandola a prendere le scelte migliori e supportarle.

Dottore, dovrei preferire l’allattamento al seno?

Assolutamente sì. È noto, infatti, che il latte materno costituisce di gran lunga il miglior alimento per un neonato per gli effetti immediati e per quelli che si riflettono sulla vita futura, sia della madre che del piccolo [5,6].

Innanzitutto il latte materno è in grado di fornire tutti i nutrienti di cui hanno bisogno i bambini nella prima fase della loro vita. Inoltre, contiene sostanze capaci di stimolare il sistema immunitario che non si trovano nei sostituti artificiali e che invece sono fondamentali sia per proteggere il bambino da eventuali infezioni batteriche e virali, sia per favorire lo sviluppo intestinale. A proposito dei benefici sulla donna, invece, le evidenze suggeriscono anche una forte associazione tra allattamento al seno e riduzione del fumo di sigaretta [7].

Secondo le indicazioni dell’OMS, dell’Unicef e dell’Unione Europea, recepite anche dal Ministero della Salute, è raccomandato l’allattamento esclusivo al seno fino ai sei mesi di vita del bambino e potrebbe poi continuare per due anni e oltre, secondo il desiderio della mamma e del bambino.

Dottore, anche durante la pandemia siamo riusciti a garantire una buona assistenza?

una donna dovrebbe arrivare preparata al momento del partoCon la pandemia l’assistenza al percorso nascita ha richiesto un adattamento, provocando un grande impatto sulla qualità percepita da parte delle donne e delle coppie che hanno affrontato la gravidanza in questo periodo.

A partire da febbraio del 2020 l’Italian Obstetric Surveillance System (ItOSS) dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS) ha avviato, in collaborazione con tutte le Regioni e le Provincie Autonome italiane, uno studio per monitorare i casi di infezione certa da SARS-CoV-2 nelle donne in gravidanza e che avevano appena partorito ricoverate in ospedale. Questo studio, unica fonte nazionale di dati sull’infezione da SARS-CoV-2 in gravidanza, ha così permesso di monitorare la modalità dell’assistenza al parto in tutti i punti nascita italiani che hanno assistito le donne durante la pandemia.

Per rispondere alla domanda, lo studio ha mostrato che pratiche assistenziali volte a proteggere la fisiologia della nascita e la relazione madre-bambino di cui parlavamo prima sono state radicalmente modificate per prevenire il contagio tra madre e neonato in caso di infezione materna. Dunque, la possibilità di avere una persona di fiducia in sala parto, il contatto pelle a pelle alla nascita, la condivisione della stanza tra madre e neonato e l’allattamento sono stati sospesi o fortemente limitati.

Pensiamo, ad esempio, che in media solo il 37,5 per cento delle donne ha avuto vicino a sé una persona di fiducia durante il travaglio-parto, mentre nel periodo pre-pandemico questa possibilità la aveva avuta circa il doppio delle donne [8].

Dottore, come è possibile che sia successo?

una donna dovrebbe arrivare preparata al momento del partoQueste decisioni sono state prese nei primi mesi della pandemia, quando ancora non erano disponibili evidenze scientifiche solide sulla possibilità di trasmissione del virus dalla madre al bambino e sull’effetto della malattia sul feto e sul neonato.

Successivamente l’Italia ha saputo reagire e ha fornito in tempi brevi numerose indicazioni per le donne in gravidanza e per la riorganizzazione dell’assistenza al parto. Già ad aprile 2020 l’OMS e le principali agenzie di salute pubblica internazionali, ma anche l’ISS e le società scientifiche di settore italiane, hanno diffuso le prime evidenze disponibili, raccomandando di non ricorrere di routine al taglio cesareo in caso di infezione in corso, di rispettare la riservatezza della donna e della coppia, di assicurare la presenza di una persona di fiducia durante tutto il travaglio e il parto, di non separare la mamma dal bambino, di promuovere allattamento e rooming-in [9].

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Autore Rebecca De Fiore (Pensiero Scientifico Editore)

Rebecca De Fiore ha conseguito un master in Giornalismo presso la Scuola Holden di Torino. Dal 2017 lavora come Web Content Editor presso Il Pensiero Scientifico Editore/Think2it, dove collabora alla creazione di contenuti per riviste online e cartacee di informazione scientifica. Fa parte della redazione del progetto Forward sull’innovazione in sanità e collabora ad alcuni dei progetti istituzionali con il Dipartimento di epidemiologia del Servizio sanitario regionale del Lazio.
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