Dialoghi tra mondi paralleli
Quando si viaggia in treno a volte capita che per un breve tratto del percorso due treni si facciano compagnia, su binari paralleli. Nessun passeggero può avere un dialogo con i passeggeri dell’altro treno, ma solo con i compagni di viaggio. Qualcuno con una vena filosofica si potrebbe chiedere: “Perché mi trovo proprio su questo treno e non su quello che vedo ora dal finestrino? È merito mio o è solo il destino? O entrambi?”.
È una situazione in cui non esiste alcuna possibilità di vero contatto, possiamo solo vedere per qualche momento, a distanza di pochi metri, persone di cui non sappiamo nulla e di cui molto probabilmente non sapremo mai nulla.
Questa riflessione mi ha fatto venire in mente un altro libro di Agatha Christie: “Istantanea di un delitto (4.50 From Paddington)”. L’avventura comincia proprio con la scena in cui un’anziana signora, Elspeth McGillicuddy, amica di Miss Marple, dopo aver passato la giornata a Londra per comprare regali di Natale, torna a casa in treno. È stanca e si addormenta, ma improvvisamente viene svegliata da un rumore e guardando fuori nella notte vede un treno che viaggia nella stessa direzione sui binari paralleli. Con orrore assiste a un omicidio che si consuma nel compartimento di treno che per pochi minuti si trova alla sua stessa altezza. Vede un uomo, di spalle, che sta strangolando una donna. Dal punto di vista dell’osservatrice passiva ci sono infinite possibilità per spiegare il dramma che si è consumato davanti ai suoi occhi, persino che siano due attori che provano una scena per un prossimo spettacolo in teatro. Elspeth McGillicuddy non può conoscere i fatti. Ma tra la miriade di possibili spiegazioni, una sola può essere vera.
Ed ecco che entra in scena l’intraprendente Miss Marple, a cui la signora McGillicuddy racconta l’accaduto. Lei non si ferma mai alle apparenze, sapendo fin troppo bene che possono ingannare. Sa che per conoscere veramente che cosa c’è dietro la terribile scena vista dalla sua amica bisogna rimboccarsi le maniche e indagare in modo intelligente e sistematico. In altre parole, bisogna scendere dal treno e prendere contatto con la realtà. Soltanto così possiamo confermare o rigettare le ipotesi sulle persone che si formano inevitabilmente nella nostra mente.
Qualcosa di simile si può osservare sui social network. Ci sono gruppi di persone che viaggiano su un treno e osservano a distanza di sicurezza chi si muove sui binari paralleli. Non esiste alcuna possibilità di un vero contatto, gli uni non sanno nulla degli altri. Ognuno tende a sentirsi sul treno giusto.
Il treno può rappresentare tante cose: una religione, una fede, un partito politico, uno stile di vita, l’appartenenza a una classe sociale ecc. Nel mio esempio è indifferente che ci sia un treno “giusto” e uno “sbagliato”, o che uno si basi sulle prove scientifiche e l’altro no. Parlo solo dei rapporti interpersonali e del degrado della cultura della discussione.
Al posto della vera conoscenza dell’altro ricorriamo all’immaginazione, ed è anche più soddisfacente perché ci permette di vedere “quello là” in un modo che ci fa sentire migliori di lui. Così non si rovina la nostra visione del mondo e si lascia intatta l’autostima. I nostri compagni di viaggio applaudono, quale prova migliore ci può essere che ci abbiamo azzeccato? Chi appartiene a un gruppo tende a seguire in modo acritico l’opinione generale, si lascia trascinare dallo spirito che prevale nella congregazione. Anche se c’è una persona che esprime un’opinione differente, questo non intacca la forte corrente con cui ci si influenza a vicenda. Chi si azzarda a fare l’avvocato del diavolo rischia di sentirsi un compagno di viaggio scomodo, anche se in realtà il suo ruolo è molto importante all’interno del gruppo; ma di questo parlerò in un’altra occasione. Non c’è da meravigliarsi che chi non è d’accordo con qualcosa, per non sentirsi escluso e per non disturbare lo spirito che prevale nel gruppo, rimanga in silenzio o si esprima favorevolmente, nascondendo il suo vero pensiero.
Possiamo rafforzare la nostra opinione sui viaggiatori del treno parallelo, facendo delle istantanee e commentandole senza pietà insieme ai compagni. Questo ci fa guadagnare punti ma aumenta la spaccatura nella popolazione, e si può infatti osservare un inasprirsi dei toni che a loro volta vengono sfruttati per “provare” la cattiveria dell’avversario: il classico gatto che si morde la coda.
Quindi, per poter conoscere i viaggiatori del treno parallelo al nostro, dobbiamo rimboccarci le maniche; dobbiamo scendere dal treno, ascoltare e poi argomentare. Giudicare a occhi chiusi, seguendo soltanto i nostri preconcetti e conformandoci a quello che i compagni di viaggio approvano, è un comportamento che può generare guerre, perché nessuno sopporta di essere giudicato in modo ingiusto.
Scendiamo dal treno e ascoltiamo senza pregiudizi i passeggeri dell’altro treno. Cerchiamo un dialogo sincero e aperto con quelli che a loro volta sono scesi per incontrarsi con noi, e che in questo modo hanno dato prova di essere a loro volta disposti a mettersi in gioco. Non ci saranno tante occasioni, perché la maggioranza rimarrà irremovibile sul treno che occupa solo casualmente e continuerà a sparlare degli “avversari”, collezionando soltanto quello che prova le opinioni preconfezionate.
A scanso di equivoci questo non è un appello per una falsa par condicio, che è molto dannosa quando si tratta di temi come la salute, ma semplicemente un invito a non giudicare il prossimo senza conoscere la sua storia, le sue esperienze, le sue motivazioni, che spesso sono sincere. Non si dovrebbero trattare gli altri come se fossero dei farabutti solo perché hanno un’opinione diversa dalla nostra. Dovremmo cercare di vedere nel prossimo l’essere umano con tutti i suoi pregi e difetti e avere il sincero desiderio di raggiungerlo con i nostri migliori argomenti continuando a rispettarlo anche quando non accetta (ancora?) le nostre spiegazioni.
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