2 Aprile 2021 di Ulrike Schmidleithner

Di forbici e vaccini

Le forbici sono un antichissimo strumento a cui difficilmente potremmo rinunciare. Sono state ideate più di millecinquecento anni fa grazie all’impegno di qualcuno che non ha visto solo un problema di cui lamentarsi, ma un compito da risolvere, una sfida per l’intelletto. Possiamo facilmente immaginare la grande soddisfazione dell’inventore nel momento in cui ha stretto tra le mani le prime forbici funzionanti.

Oggi questo strumento viene prodotto da aziende che, ovviamente, ne traggono un guadagno. Nessuno rifiuta di comprare e usare le forbici perché sono un prodotto industriale, perché qualcuno si è ferito facendo poca attenzione, perché a volte sono state usate come arma letale o perché le forbici appuntite vanno tenute lontane dai bambini. Semplicemente si sa che sono strumenti indispensabili ma che, come tutte le cose, vanno usate in modo corretto.

Anche i vaccini e le vaccinazioni sono indispensabili, e se le forbici ci rendono la vita più facile per la loro praticità, i vaccini possono addirittura proteggere la nostra salute e la vita stessa. Anche per i vaccini si devono osservare delle regole che per la loro complessità vengono studiate e stabilite da gruppi di esperti. Lo scopo è trarre il maggior beneficio possibile e limitare al minimo eventuali danni potenziali o conosciuti.

Così come non si può pretendere che sia impossibile ferirsi accidentalmente con delle forbici, allo stesso modo non è realistico chiedere che le vaccinazioni siano sempre prive di qualsiasi tipo di effetto collaterale. Ma questo non significa che non siano sicure, come purtroppo alcuni sostengono, facendo leva proprio su questo rischio residuo. Chi rifiuta di farsi vaccinare e far vaccinare i figli perché nessuno al mondo può garantire al 100% la totale assenza di reazioni avverse, dovrebbe, per coerenza, anche eliminare tutte le forbici – e a maggior ragione i coltelli – dalla propria casa.

Certo, se le forbici avessero unicamente una funzione ornamentale non avrebbe senso né produrle né comprarle per farle finire in qualche cassetto, con il rischio che feriscano un bambino che le scambia per un giocattolo. Anche le vaccinazioni, se non ci fossero le malattie dalle quali ci proteggono, non avrebbero alcun senso.

Nessuno avrebbe inventato, testato e prodotto le forbici se non ci fosse stato niente da tagliare. E nessuno investirebbe miliardi di euro per sviluppare, testare e produrre i vaccini se non ci fosse la minaccia delle malattie infettive.

Gli avvenimenti che a partire dal gennaio del 2020 hanno stravolto la vita di tutti gli abitanti del pianeta stanno dimostrando molto bene l’esistenza di un problema così grave da rendere assolutamente evidente la necessità di mettersi d’impegno per trovare delle soluzioni nel minor tempo possibile.

Questo obiettivo è stato raggiunto grazie a migliaia di scienziati, ai frutti della ricerca già a disposizione e alla vasta esperienza epidemiologica accumulata a partire dai tempi di Jenner, che alla fine del Diciottesimo secolo sviluppò il primo vaccino, quello contro il vaiolo.

È sotto gli occhi di tutti che i recenti vaccini sono stati sviluppati, testati e approvati con lo scopo di proteggerci dai gravissimi danni che il Sars-Cov-2 sta causando alla salute umana e all’economia. Anche tutti gli altri vaccini esistono perché le malattie contro cui agiscono sono molto dannose, soltanto che in questi casi il pericolo non è così evidente perché, proprio grazie all’efficacia delle vaccinazioni, quelle malattie non circolano più nella popolazione in modo massiccio.

A saltare all’occhio sono invece le sospette reazioni avverse che si registrano dopo le vaccinazioni, ma che – anche se fossero tutte veramente causate dai vaccini – sarebbero comunque infinitamente distanti dai danni che avrebbero causato le malattie stesse. Con il Coronavirus siamo ancora nella fase in cui si possono vedere benissimo i rischi della malattia e i benefici delle vaccinazioni.

Appare anacronistico che ci siano persone, alcune (per fortuna una minoranza) addirittura tra il personale sanitario, che invece di proteggersi con la vaccinazione preferiscono infettarsi con il Coronavirus, rischiando di danneggiare la propria salute o persino di perdere la vita. Probabilmente non si fermano a pensare che, anche se il virus non dovesse provocare loro il minimo sintomo, rischierebbero comunque di trasmetterlo ad altri che potrebbero non essere così fortunati. Per un medico, un infermiere o un assistente sanitario questo è particolarmente pericoloso, perché a lui si affidano persone spesso vulnerabili che hanno diritto a essere tutelate.

Queste persone vedono la realtà capovolta: il vaccino è il problema e non la soluzione. Ma la realtà non si piega ai pregiudizi di chi si chiude a riccio di fronte agli argomenti basati su prove scientifiche. Alla fine la vita presenta il conto e non è accettabile che lo debbano pagare gli innocenti.

Autore Ulrike Schmidleithner

Una mamma che segue dall’inizio del 2002 con grande passione la questione vaccini. In tutti questi anni ha approfondito ogni aspetto di questo tema. Conosce praticamente tutti gli argomenti usati dalle persone contrarie alle vaccinazioni. Ha controllato accuratamente ciascuno di questi assunti e ha scritto moltissimi articoli sul suo blog Vaccinar...SI’! e sulla pagina Facebook omonima, per spiegare in modo pacato e comprensibile anche a chi non ha studiato medicina come stanno realmente le cose secondo il parere della comunità scientifica. Ha sempre fatto controllare i suoi articoli da uno o più esperti per assicurare la correttezza scientifica, che è indispensabile per un tema così importante. Sul nostro sito cura “La rubrica della mamma” in cui si rivolge ai genitori stando al loro fianco.
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