Il colera sta tornando?

13 Luglio 2023 di Rebecca De Fiore (Pensiero Scientifico Editore)

Negli ultimi giorni si è tornati a parlare di colera, dopo la segnalazione di un presunto caso in Sardegna. Per fortuna la notizia non ha trovato conferma: proprio ieri, l’Istituto Superiore di Sanità ha comunicato i risultati delle analisi: il ceppo batterico in esame appartiene alla specie Vibrio cholerae, ma non ai sierogruppi che causano epidemie.

Può però essere utile fare un ripasso.

Il colera è un’infezione batterica dell’intestino, non difficile da trattare se la malattia viene gestita tempestivamente: infatti, i casi lievi o moderati di solito migliorano nel giro di una settimana. Anche le persone affette da casi gravi si riprendono completamente in una settimana o poco più se ricevono una corretta e adeguata assistenza medica [1].

Quali sono i sintomi del colera?

Il colera sta tornando?Il sintomo più comune è la diarrea acquosa, accompagnata da crampi all’addome e talvolta alle gambe. Anche come conseguenza dei sintomi prima descritti, la persona contagiata può andare incontro a una disidratazione importante, di cui diventa indicatore allarmante la scarsa produzione di urina (oliguria) o la sua interruzione (anuria), e si può provare la sensazione di avere la bocca secca e una gran sete.

I sintomi possono essere di diversa gravità a seconda dei casi e comparire in poche ore o anche qualche giorno dopo [1]. Come fa notare il sito dell’Istituto Superiore di Sanità, tre persone su quattro contagiate non manifestano alcun sintomo [2].

Dottore, come ci si ammala di colera?

Le persone si ammalano bevendo acqua o mangiando cibo contaminato dal batterio Vibrio cholerae che sviluppa una tossina nell’intestino [3]. I cibi più rischiosi sono quelli crudi o poco cotti. Non è una buona notizia per i tanti estimatori (soprattutto d’estate), ma consumare frutti di mare senza cuocerli è certamente una cattiva idea [2]. Consideriamo comunque che la malattia è diffusa soprattutto nelle zone tropicali e dove non sono rispettate condizioni igieniche ottimali [1], in particolare in Asia, Africa, America Latina, India e Medio Oriente.

Il colera sta tornando?Nelle città delle nazioni del cosiddetto “primo mondo” le condizioni igieniche sono tali da proteggere dal contagio. Vale sempre la pena ricordare la storia della “scoperta” dei meccanismi dell’infezione: si era a metà dell’Ottocento, a Londra, quando un’epidemia di colera stava mietendo centinaia di vittime [4].

Il medico John Snow, con un lavoro meticoloso sul campo, riuscì a identificare la fontanella (anche se in realtà era una pompa che attingeva al fiume Tamigi) alla quale si rifornivano gli abitanti della zona. Chiudendola, l’epidemia rapidamente si esaurì. Tra i tanti aneddoti della storia di Snow, la sua osservazione della scarsa probabilità di contagio tra chi frequentava un pub in uno dei quartieri più colpiti: i bevitori di birra erano “protetti” dal colera. Un caso unico, probabilmente, di prevenzione a base di alcol.

Non possiamo non sottolineare come le epidemie di colera siano più frequenti (e probabili) dopo un disastro naturale, per esempio un terremoto (come avvenne ad Haiti nel 2010, con conseguenze devastanti [5]) o un’alluvione: questo perché in condizioni di emergenza sanitaria è molto più difficile garantire sistemi igienici adeguati. Possiamo dire che il colera è una delle malattie simbolo delle disuguaglianze sociali e sanitarie nel mondo [6].

Dottore, posso provare a prevenire il contagio?

Gli interventi più importanti per la prevenzione delle epidemie di colera riguardano la depurazione dell’acqua e il funzionamento del sistema fognario. Oltre queste misure di salute pubblica, anche il singolo individuo può adottare alcuni accorgimenti, soprattutto se ci sono alcuni casi o un’epidemia nella zona e/o se si viaggia in zone a rischio [7]:

  • Lava le mani spesso, utilizzando il sapone. È bene farlo prima e dopo aver cucinato e assunto cibi, prima e dopo aver usato bagni, soprattutto se in comune. Chiariamo comunque che questa buona pratica andrebbe adottata sempre, non solo per prevenire il colera!
  • Assicurati di bere e usare acqua sicura. Usa l’acqua in bottiglia per lavarti i denti, lavare e preparare il cibo e preparare ghiaccio o bevande. Se l’acqua in bottiglia non è disponibile, utilizza dell’acqua che sia stata adeguatamente bollita o trattata utilizzando un filtro in grado di rimuovere i batteri.
  • Preferisci i cibi ben cotti. Come detto prima, i cibi più rischiosi sono quelli crudi o poco cotti. Se si preferiscono cibi crudi si possono prendere dei piccoli accorgimenti, come sbucciare frutta e verdura o usare il limone [8].

Ma posso prendere il colera da una persona già contagiata?

Il colera non è contagioso e raramente si diffonde attraverso un semplice contatto diretto con un’altra persona: è necessario entrare in contatto con materiali organici contaminati [1,2].

Quando devo chiamare il medico?

Il colera sta tornando?Se sospettiamo di avere i sintomi del colera dobbiamo contattarlo sempre, ovviamente. Come dicevamo prima, è indispensabile anche intervenire in maniera rapida, perché una disidratazione grave può determinarsi in tempi brevi, quindi è essenziale iniziare subito a reintegrare i liquidi persi [1].

La diagnosi di laboratorio serve a verificare la presenza dei batteri in un campione di feci [1].

L’obiettivo del trattamento del colera è reintegrare tutti i liquidi e i sali persi con la diarrea e il vomito. Solo le persone con una malattia particolarmente grave potrebbero aver bisogno di un ricovero in ospedale e di reintegrazione dei liquidi per via endovenosa [1,2].

Ci sono farmaci da prendere per curare il colera?

A volte il medico può decidere di prescrivere antibiotici per trattare il colera [1,2]. Gli antibiotici non sono importanti quanto la reidratazione, ma possono contribuire a ridurre la durata della malattia. Inoltre, possono rendere meno grave la diarrea legata al colera. Invece, i farmaci antidiarroici possono peggiorare i sintomi del colera [1], quindi le persone che pensano di avere il colera dovrebbero evitare di assumerli.

Esiste un vaccino?

Sì, ma quasi mai la vaccinazione è proposta nell’ambito di campagne di prevenzione regionale o nazionale, anche perché l’efficacia dei prodotti disponibili è stata talvolta messa in discussione [2].

Autore Rebecca De Fiore (Pensiero Scientifico Editore)

Rebecca De Fiore ha conseguito un master in Giornalismo presso la Scuola Holden di Torino. Dal 2017 lavora come Web Content Editor presso Il Pensiero Scientifico Editore/Think2it, dove collabora alla creazione di contenuti per riviste online e cartacee di informazione scientifica. Fa parte della redazione del progetto Forward sull’innovazione in sanità e collabora ad alcuni dei progetti istituzionali con il Dipartimento di epidemiologia del Servizio sanitario regionale del Lazio.
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