Da venticinque anni i farmaci per proteggere lo stomaco, e tra questi soprattutto gli inibitori di pompa protonica (IPP), sono un pilastro nel trattamento delle malattie legate all’ambiente gastrico. Dall’acidità al reflusso, comprese le infezioni da Helicobacter pylori, l’ulcera e altre forme emorragiche, all’esofagite e alla gastrite: i cosiddetti gastroprotettori sono ampiamente utilizzati ed efficaci, secondo un position paper, un documento ufficiale, condiviso dall’Associazione Italiana Gastroenterologi ed Endoscopisti digestivi ospedalieri (AIGO), dalla Società Italiana di Farmacologia (SIF) e dalla Federazione Italiana Medici di Medicina Generale (FIMMG) [1].
I benefici, tuttavia, non devono comportare l’assunzione inappropriata e prolungata di questi medicinali. Secondo l’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri gli utilizzatori di IPP in Italia sono circa 3,5 milioni. Ne fa uso ben il 21% della popolazione, percentuale che cresce al 60% nei soggetti di età pari o superiore ai 75 anni [2]. Nel momento in cui la tendenza a seguire queste terapie è in aumento, è necessario fare chiarezza con le giuste informazioni e, naturalmente, consultandosi sempre con il proprio medico di medicina generale o con lo specialista per comprendere se e quando interrompere i trattamenti.
Dottore, i gastroprotettori sono dannosi se assunti per lungo tempo?
Solo in alcuni casi. I farmaci che controllano i disturbi del tratto gastrointestinale superiore sono estremamente efficaci, e proprio per questo così diffusi. Evitano patologie molto gravi, come le ulcere, e sono indispensabili per quei soggetti che sono costretti a terapie farmacologiche complesse potenzialmente dannose per lo stomaco.
“L’elevata efficacia, però – spiega a Dottore ma è vero che Maurizio Koch, senior director dell’Unità Operativa Complessa di Gastroenterologia ed Epatologia dell’Azienda Complesso Ospedaliero San Filippo Neri di Roma – non vuol dire che debbano diventare una terapia a vita. Sono pochissime le indicazioni per una terapia prolungata. Ogni medico, dunque, ha il dovere nei confronti dei pazienti di portare alla riduzione progressiva della terapia, fino alla cessazione. Nel frattempo, si deve monitorare rigorosamente la comparsa di effetti avversi. Tutto è correlato allo stato di salute del paziente: ad esempio, se si è in cura con farmaci che danneggiano lo stomaco, come l’aspirina o gli antinfiammatori non steroidei (FANS), gli inibitori della pompa protonica così come altre tipologie di protezione gastrica sono essenziali, ma per il periodo di terapia con gli agenti dannosi (tra i quali non vi sono gli antibiotici!)”.
Come funzionano i gastroprotettori?
Con la denominazione di gastroprotettori si indicano i farmaci con funzioni di protezione della mucosa gastrica, cioè dello stomaco. In generale, il loro effetto è contrastare la produzione di acido cloridico emesso dalle cellule della parete dello stomaco. I farmaci con questa funzione agiscono in due modalità differenti:
- bloccando, totalmente o in parte, le secrezioni acide dello stomaco;
- proteggendo la mucosa gastro-duodenale.
Nella prima categoria rientrano gli inibitori della pompa protonica, gli antagonisti dei recettori istaminici (detti anche H2 antagonisti) e gli antiacidi. Questi ultimi sono generalmente farmaci da banco: dal comune bicarbonato di sodio ai composti più complessi, sono efficaci per tamponare l’acidità, se si tratta di episodi sporadici.
Gli IPP invece sono individuabili perché i loro principi attivi terminano in “prazolo” e bloccano le cellule gastriche produttrici di acido. Un’azione simile è svolta anche dai farmaci H2 antagonisti, che proteggono bloccando le cellule gastriche attraverso i recettori dell’istamina [3,4]. L’azione di ognuno di questi principi attivi perdura dalle 18 alle 24 ore, garantendo dunque protezione se assunti quotidianamente, con l’eccezione degli antiacidi, attivi per minor durata [2].
La seconda categoria, invece, comprende principi attivi che agiscono senza impedire la formazione delle secrezioni gastriche acide, come il sucralfato; vengono prescritti solitamente in combinazione con gli inibitori della pompa protonica o in presenza di specifiche infezioni [3].
Quali sono gli effetti avversi in caso di assunzione prolungata?
Bloccare per lungo tempo la secrezione acida dello stomaco favorisce la crescita di agenti patogeni, i responsabili delle infezioni. Per questo aumenta il rischio di infezioni respiratorie o intestinali, di eventi cardiovascolari e di danni renali.
Si possono inoltre verificare carenze di micronutrienti come magnesio, ferro, vitamina B12, calcio, soprattutto quando la terapia è seguita per due anni o più. La carenza di calcio, causata in particolare dagli inibitori della pompa protonica, è all’origine dell’osteoporosi, con il conseguente rischio di fratture ossee [1,3,4,5]. In passato, si pensava che questo genere di farmaci avesse un ruolo nello sviluppo della demenza, ma questa ipotesi è stata smentita [6]. “Particolare attenzione, infine, va riservata ai soggetti anziani, a coloro che presentano comorbidità e seguono terapie con diversi medicinali, la cui interazione potrebbe causare più danno che beneficio”, spiega Maurizio Koch.
Dunque, dottore, come e quando smettere?
Innanzitutto, non bisogna smettere di propria iniziativa, ma bisogna sempre consultare il proprio medico di medicina generale o lo specialista di riferimento. La strategia più efficace per interrompere l’assunzione dei gastroprotettori è la riduzione graduale entro poche settimane. In questo modo si eviterà l’effetto rebound, cioè la ricomparsa dei sintomi, talvolta persino più gravi.
Anche i medicinali antiacido acquistabili senza ricetta medica richiedono cautela. Se i sintomi non scompaiono è opportuno consultare il medico, soprattutto in caso di soggetti con patologie cardiache, renali, in gravidanza o in allattamento.
Una terapia di mantenimento, continua, è invece indicata in caso di specifiche patologie che saranno valutate dal medico. Attenzione, infine, a non assumere farci per proteggere lo stomaco quando si segue una terapia antibiotica: è una consuetudine spesso inefficace e può diventare rischiosa [1,7].
Cosa possiamo fare per evitare il ricorso ai gastroprotettori?
I soggetti sani o coloro che non stanno seguendo terapie farmacologiche che richiedono una protezione per lo stomaco possono agire modificando lo stile di vita. Sia per evitare i disturbi gastrici sia per alleviare i sintomi, ecco qualche consiglio:
• limitare i cibi grassi, piccanti e alcuni alimenti specifici come pomodoro e agrumi,
• evitare alcol e bevande gassate,
• non fumare, non assumere menta,
• tenere sotto controllo il peso,
• non andare a letto prima di 2 ore dalla cena e dormire con la testa sollevata [2].
Argomenti correlati:
Disturbi gastrointestinaliFarmaci