Anche i caregiver possono andare in burnout?

2 Settembre 2025 di Fabio Ambrosino (Pensiero Scientifico Editore)

Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, il burnout è una sindrome legata esclusivamente al contesto lavorativo, causata da stress cronico mal gestito, e si manifesta con esaurimento, distacco emotivo e calo dell’efficacia professionale [1].

Tuttavia, condizioni simili possono insorgere anche in chi si prende cura di un familiare malato o non autosufficiente: in questi casi si parla di caregiver burnout, un fenomeno sempre più riconosciuto dalla letteratura scientifica come rilevante per la salute pubblica.

Dottore, chi sono i caregiver?

Con il termine “caregiver” si indica chi assiste un familiare con disabilità, una malattia cronica o in età avanzata. Nella maggior parte dei casi si tratta di figli o coniugi che si occupano quotidianamente di un parente, spesso per lunghi periodi e senza un compenso economico.

In Italia, secondo l’Istat, si stimano oltre 7 milioni di caregiver familiari [2]. Il loro ruolo è prezioso per il benessere della persona assistita e per l’intero sistema sanitario. Tuttavia, proprio questa responsabilità costante, spesso svolta in solitudine, può diventare fonte di stress e disagio [3].

Che cos’è il burnout del caregiver?

Il burnout è uno stato di esaurimento fisico, emotivo e mentale che insorge quando ci si sente sopraffatti e incapaci di far fronte alle richieste. Nei caregiver, questa condizione può manifestarsi dopo mesi o anni di assistenza continua, specialmente se non si ha la possibilità di prendersi delle pause. I segnali includono:

  • stanchezza cronica;
  • disturbi del sonno;
  • ansia;
  • irritabilità;
  • senso di colpa;
  • isolamento sociale;
  • nei casi più gravi, depressione. [4, 5, 6, 7]

Chi sono i soggetti più a rischio?

Sono più esposti al rischio di burnout i caregiver che si identificano completamente con il ruolo di assistenza, trascurando la propria vita personale e sociale. In particolare, le donne oltre i 60 anni che assistono a tempo pieno il coniuge in fase avanzata di malattia rappresentano la categoria più vulnerabile. Spesso non ricevono supporti esterni, hanno problemi di salute e vivono situazioni familiari complesse. Anche le figlie con molte responsabilità, che non convivono con il malato ma se ne occupano regolarmente, possono sperimentare un forte stress [5].

Dottore, come si può prevenire il burnout?

Per prevenire il burnout è importante riconoscere i propri limiti e non trascurare il proprio benessere. Parlare con una persona fidata aiuta sicuramente a condividere lo stress ma in caso di sintomi molto impattanti è importante rivolgersi a uno specialista.

In generale, non bisogna vergognarsi di chiedere aiuto: suddividere i compiti e stabilire una routine sostenibile rende più gestibile l’impegno. È utile informarsi sulla malattia del proprio caro per affrontare meglio le difficoltà e accettare che, a volte, potrebbe servire un supporto esterno. Infine, non dimenticare di prendersi del tempo per sé stessi, alimentarsi bene e riconoscere anche i sentimenti negativi, senza colpevolizzarsi [4, 5, 7].

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Autore Fabio Ambrosino (Pensiero Scientifico Editore)

Fabio Ambrosino ha conseguito un master in Comunicazione della Scienza presso la Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati (SISSA) di Trieste. Dal 2016 lavora come Web Content Editor presso Il Pensiero Scientifico Editore/Think2it, dove collabora alla creazione di contenuti per siti di informazione e newsletter in ambito cardiologico. È particolarmente interessato allo studio delle opportunità e delle sfide legate all’utilizzo dei social media in medicina.
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