La Covid-19 è più grave in chi ha l’anulare più corto?

3 Giugno 2020 di Luca De Fiore (Pensiero Scientifico Editore)

Ecco una tra le tante domande strane che prima i ricercatori e poi i cittadini si sono posti a proposito della grave pandemia di Covid-19. In questo caso, occorre premettere che la valutazione dei dati epidemiologici ha documentato un eccesso di morti per Covid-19 nei maschi rispetto alle femmine [1]. La diversa letalità in rapporto al genere è stata osservata anche per altri coronavirus patogeni tra cui la sindrome respiratoria acuta grave (SARS)-CoV e la cosiddetta MERS (sindrome respiratoria del Medio Oriente) [2]. Sono cose che conviene approfondire, perché la maggiore frequenza di casi maschili gravi può aiutare a conoscere meglio la malattia: per esempio, indagando sulle risposte del sistema immunitario alla patologia. Altro filone di studio riguarda il ruolo dell’ormone testosterone sul sistema immunitario [3].

Cosa c’entra, però, la lunghezza del dito anulare?

I maschi e le femmine hanno generalmente proporzioni delle dita diverse. Nei maschi, il secondo dito (parliamo del dito indice) è più corto del quarto (l’anulare), ma nelle femmine le due dita sono della stessa lunghezza o l’indice è più lungo dell’anulare. Il rapporto tra le due dita sembra essere correlato a diversità fisiologiche esistenti tra femmine e maschi. Attenzione: stiamo parlando di correlazioni. Vale a dire di una relazione tra variabili che non comporta necessariamente una associazione, cioè un rapporto di causa ed effetto tra le variabili stesse.
L’ipotesi di ricerca che è alla base degli studi sul rapporto tra la lunghezza delle dita è che questa relazione apparentemente priva di significato possa invece servire da indicatore dell’esposizione del feto agli ormoni durante lo sviluppo iniziale, esposizione che potrebbe aiutare a identificare le origini fetali di alcune delle malattie degli adulti [4].
Chi ritiene che la pandemia possa essere almeno in certa misura condizionata dagli ormoni che controllano lo sviluppo e il mantenimento delle caratteristiche maschili (androgeni) osserva con particolare attenzione i livelli circolanti di testosterone, anche studiando la relazione tra i tassi di letalità della Covid-19 e l’età. Alcuni pensano che queste ipotesi possano aiutare a spiegare perché i bambini siano più resistenti alle infezioni prima dell’inizio della maturazione sessuale e della pubertà [5].

Chi ha condotto lo studio sull’importanza della lunghezza delle dita?

Lo studio è di un gruppo di ricercatori dell’università gallese di Swansea. Metodi e risultati della ricerca sono stati pubblicati su una rivista specializzata, Early Human Development [6]. Il team di ricerca studia da tempo il rapporto tra la lunghezza delle dita e l’insorgenza di alcune malattie, facendo riferimento a una banca dati di oltre 200 mila persone di tanti paesi del mondo.

Quali risultati ha trovato?

Nello studio pubblicato a metà del mese di maggio e riguardante la Covid-19, se si guarda specificamente alla mano sinistra, i primi 10 paesi con l’anulare più lungo nei maschi hanno avuto un tasso medio di mortalità del caso di 3,1 per 100.000 persone, rispetto ai 10 paesi con l’anulare più corto, nei quali il tasso medio di mortalità è di 5. Per la mano destra, i primi 10 paesi con l’anulare più lungo nei maschi avevano un tasso medio di mortalità di 2,7, rispetto ai 10 paesi con l’anulare più corto, con un tasso medio di mortalità di 4,9. Come ammettono gli stessi autori della ricerca, i dati sono statisticamente significativi solo nel caso della mano destra, ma questo è un elemento che sottolinea la fragilità dei risultati nel loro complesso.
C’è da aggiungere che anche i dati relativi al numero dei contagi registrati nei diversi paesi considerati non sono sempre ugualmente attendibili. Anche questo aspetto è stato riconosciuto dagli autori come un “limite” del loro studio.
Ciononostante, il primo ricercatore dello studio, il professor John Manning, ha affermato che alla luce dei risultati paesi come Australia, Nuova Zelanda, Austria e alcune nazioni dell’Asia orientale, dove l’anulare del maschio è più lungo, potrebbero avere “un vantaggio biologico” aggiungendo che “i nostri risultati potrebbero dirci che gli uomini con l’anulare lungo presenteranno sintomi lievi e potrebbero tornare al lavoro”.

Allora, essendo uomo e con l’anulare abbastanza lungo posso tornare a fare una vita normale?

Beh, in realtà è davvero meglio di no. In questi difficili e per molti aspetti drammatici mesi, abbiamo imparato alcune lezioni che dovrebbero suggerirci un approccio che potremmo vedere come una misura preventiva integrata. Gli elementi dalla quale è composta dovrebbero esserci tutti familiari: misure igieniche, distanziamento fisico e mascherine. Come ha scritto il chirurgo statunitense Atul Gawande, “da solo, ognuno ha dei limiti. Salta uno e la prevenzione non funzionerà. Ma, messi insieme e presi sul serio, bloccano il virus. Dobbiamo comprendere correttamente questi elementi, quali sono i loro punti di forza e i loro limiti, se vogliamo farli funzionare”. Insomma, non guardiamo il dito ma la luna, l’obiettivo di tornare presto a poter vivere insieme in sicurezza.La Covid 19 è più grave in chi ha l’anulare più corto card

Argomenti correlati:

Coronavirus

Autore Luca De Fiore (Pensiero Scientifico Editore)

Luca De Fiore è stato presidente della Associazione Alessandro Liberati – Network italiano Cochrane, rete internazionale di ricercatori che lavora alla produzione di revisioni sistematiche e di sintesi della letteratura scientifica, utili per prendere decisioni cliniche e di politica sanitaria (www.associali.it). È direttore del Pensiero Scientifico Editore. Dirige la rivista mensile Recenti progressi in medicina, indicizzata su Medline, Scopus, Embase, e svolge attività di revisore per il BMJ sui temi di suo maggiore interesse: conflitti di interesse, frode e cattiva condotta nel campo della comunicazione scientifica. Non ha incarichi di consulenza né di collaborazione – né retribuita né a titolo volontario – con industrie farmaceutiche o alimentari, di dispositivi medici, produttrici di vaccini, compagnie assicurative o istituti bancari.
Tutti gli articoli di Luca De Fiore (Pensiero Scientifico Editore)