L’HIV si può prevenire?

1 Dicembre 2025 di Maria Frega (Pensiero Scientifico Editore)

Nel 2024 in Italia ci sono state 2379 nuove diagnosi di infezione da HIV, cioè 4 nuovi casi per 100mila residenti. Se fino al 2020 la diffusione del virus era in calo, negli ultimi quattro anni si è registrato un aumento che, si spera, sia già stabilizzato [1].

Fermare i contagi da HIV è possibile. Si tratta, infatti, di una condizione prevenibile, agendo su più fronti: informarsi sulle misure di prevenzione, come l’utilizzo del preservativo, effettuare i test per la diagnosi precoce, ricorrere alle nuove profilassi farmacologiche, nei casi necessari.

Sono questi i temi promossi nella Giornata mondiale contro l’AIDS (World AIDS Day) che ricorre ogni anno il primo dicembre. Intanto la ricerca continua ad affrontare le complesse sfide per formulare un vaccino efficace contro l’HIV e una cura per l’AIDS.

Cosa sono HIV e AIDS?

L’HIV è il virus dell’immunodeficienza umana: attacca il sistema immunitario e, in particolare, un tipo di globuli bianchi (linfociti CD4). Dopo il contagio, il virus inizia a replicarsi e indebolisce progressivamente il sistema immunitario.

L’HIV si trasmette attraverso i fluidi corporei come sangue, sperma e secrezioni vaginali; con il latte materno o durante il parto; mentre il bacio, dunque la saliva, o la condivisione del cibo non sono un rischio. Il rischio di contrarre il virus aumenta in alcuni casi specifici: rapporti sessuali senza protezione, se si è già contratta un’infezione sessualmente trasmissibile, se si condividono strumenti come aghi e siringhe in caso di abuso di droghe.

La trasmissione attraverso trasfusioni di sangue, trapianti e altre procedure mediche che prevedono iniezioni e tagli è un’eventualità oggi estremamente rara nei Paesi con sistemi sanitari adeguati.

I primi sintomi dell’infezione sono simili a quelli di un’influenza; in una fase più avanzata si manifestano anche perdita di peso, ingrossamento dei linfonodi, febbre persistente.

L’AIDS (sindrome da immunodeficienza acquisita) è lo stadio conclamato dell’infezione da HIV, quando non trattato. Si caratterizza come una grave carenza delle difese immunitarie; l’organismo diventa vulnerabile a infezioni e patologie: tubercolosi, meningite, tumori. Al momento non esiste una cura per l’AIDS, ma la diagnosi precoce dell’HIV e i trattamenti antiretrovirali possono rallentare e bloccare lo sviluppo della sindrome.

Fonti:

Dottore, l’HIV si può prevenire?

Sì, è prevenibile. Il rischio di contrarlo dipende soprattutto dall’adozione di comportamenti sicuri nelle situazioni a rischio. La prima linea di difesa è l’uso del preservativo, che va utilizzato in ogni tipo di rapporto sessuale (vaginale, anale, orale). Oltre al preservativo più diffuso, il condom, che protegge in caso di rapporto penetrativo, esistono anche dispositivi simili per le altre tipologie di rapporti.

Altrettanto importante è conoscere lo stato di salute del partner. Si può accertare eseguendo periodicamente i test per l’HIV e per le altre malattie sessualmente trasmissibili. Gli screening per l’HIV sono oggi semplici da effettuare e rapidi; il risultato è immediato nel caso di prelievo della saliva o di una goccia di sangue dal dito.

Sebbene esistano dispositivi di autodiagnosi, è possibile eseguire anche lo screening tramite un prelievo di sangue negli ospedali e nei laboratori territoriali. Sono esami gratuiti ed è garantito l’anonimato. Quest’ultima modalità è consigliata anche quando l’esito dello screening fatto in autonomia sia dubbio o positivo [2].

Dottore, si dovrebbe fare il test dopo ogni rapporto sessuale?

No, ma occorre però essere consapevoli dei propri comportamenti. Se non si ha una relazione stabile, quando non si ha la certezza della sieronegatività in entrambi i partner, lo screening è uno strumento di prevenzione fondamentale. Inoltre, è bene superare la paura e i pregiudizi, parlando apertamente con i partner della necessità del controllo e delle protezioni [2].

“In Italia – spiega Andrea Antinori, direttore sanitario dell’Istituto Nazionale per le Malattie Infettive Lazzaro Spallanzani IRCCS di Roma – si stima che siano circa 9.000 le persone che ignorano la propria condizione: non solo rischiano di ammalarsi perché l’infezione non trattata progredisce, ma possono anche trasmettere il virus ad altri”. La diagnosi precoce e l’inizio del trattamento per arrestare lo sviluppo del virus sono strumenti decisivi per impedire la catena del contagio [3].

Il preservativo protegge con certezza?

Se usato correttamente e con costanza, sì, e protegge dall’HIV e dalle altre infezioni sessualmente trasmissibili. L’efficacia stimata è del 98%; è però necessario seguire attentamente le istruzioni per l’uso: utilizzarlo per tutta la durata del rapporto, cambiarlo in caso di rottura o se posizionato male, non indossarlo se si pensa sia stato mal conservato o danneggiato [4, 5].

Il preservativo non è l’unico modo per prevenire il contagio dell’HIV per via sessuale; la sua efficacia aumenta in combinazione con altri strumenti per la prevenzione, come la profilassi farmacologica.

Dottore, davvero esistono farmaci che proteggono dall’HIV?

Oggi, intanto, sappiamo che una relazione con un partner con HIV non espone al rischio di contagio. Vale infatti l’equazione U=U, cioè “Undetectable Equals Untransmittable”. Vuol dire che una persona con HIV che assume regolarmente la terapia ha una carica virale così bassa da non essere più rilevata dagli esami del sangue (Undetectable), dunque non trasmette il virus tramite i rapporti sessuali (Untransmittable) [2].

Inoltre, è disponibile la profilassi pre-esposizione, la PrEP, che prevede l’uso di farmaci antiretrovirali ed è indicata per chi è sieronegativo ma a rischio infezione. Questo trattamento riduce le probabilità di contrarre il virus fino al 95%, sia in caso di rapporti sessuali sia se si fa uso di droghe iniettive. La PrEP ha mostrato di essere efficace e sicura soprattutto per specifiche categorie: coppie formate da maschi e coppie sierodiscordanti, cioè quando uno dei partner è positivo all’HIV [4, 6].

Come spiega Enrico Girardi – direttore scientifico dell’Istituto Nazionale per le Malattie Infettive Lazzaro Spallanzani IRCCS di Roma – la PrEP è recentemente evoluta: dalla pillola da assumere quotidianamente oppure in occasione di situazioni a rischio, sono oggi disponibili “farmaci iniettabili a lunga durata d’azione, con somministrazioni ogni due o sei mesi, capaci di offrire una protezione prolungata e una migliore aderenza, specialmente per chi ha difficoltà con l’assunzione quotidiana delle pillole” [7].

Esiste infine una forma di profilassi post-esposizione (PEP): è sempre un farmaco antiretrovirale per persone HIV negative che agisce, però, riducendo la possibilità di acquisire il virus. Si assume subito dopo un rapporto considerato a rischio su prescrizione di un infettivologo [8].

Dottore, è vero che presto sarà disponibile un vaccino contro l’HIV?

Periodicamente si diffondono notizie sull’arrivo di un vaccino, ma spesso si confonde con questo termine la nuova forma di profilassi, cioè la PrEP semestrale, di recente approvata anche in Europa [9].

Sviluppare un vaccino contro questo virus continua a essere una sfida molto complessa, nonostante da decenni la ricerca sia attiva e intensiva.

Per questo, la prevenzione e l’individuazione precoce restano le armi fondamentali contro HIV e AIDS.

Argomenti correlati:

HIV e AIDSMedicinaPrevenzione

Autore Maria Frega (Pensiero Scientifico Editore)

Maria Frega è sociologa, specializzata in comunicazione, e scrittrice. Si occupa di scienza, innovazione e sostenibilità per un'agenzia di stampa e altri media. Sugli stessi temi cura contenuti per testi scolastici e organizza eventi di divulgazione con associazioni ed enti pubblici. È inoltre editor di saggistica e tiene corsi di scrittura anche nelle scuole e in carcere. I suoi ultimi libri sono Prossimi umani e Filosofia per i prossimi umani, con Francesco De Filippo per Giunti Editore.
Tutti gli articoli di Maria Frega (Pensiero Scientifico Editore)