C’è un allarme scabbia?

6 Agosto 2025 di Maria Frega (Pensiero Scientifico Editore)

Negli ultimi anni, anche in Italia, i casi di scabbia sono in forte aumento. I numeri sono da “boom”, secondo la stampa: +750% in tre anni [1]. Perché questa malattia torna a diffondersi in luoghi come ospedali, scuole, residenze sanitarie? Viaggiare, alloggiare in campeggi o case vacanze è rischioso? Gli spostamenti, l’overtourism e i contatti in ambienti diversi dalla quotidianità, in effetti, possono essere occasioni di contagio.

Purtroppo non sono disponibili strategie per prevenire l’infestazione e bisogna affrontare anche la crescente resistenza ai farmaci. Per questo, è necessario saper riconoscere i primi sintomi della presenza dell’acaro e intervenire tempestivamente.

Dottore, cos’è la scabbia e come si riconosce?

La scabbia è una malattia infettiva della pelle causata da un acaro, il Sarcoptes scabiei. Quando viene a contatto con la cute, questo parassita la penetra e scava microscopici cunicoli nei quali depone le uova. Nascono così ulteriori acari della scabbia che, se non debellati, colonizzano altre aree del corpo e altre persone, riuscendo a produrre nuove larve anche per i successivi due mesi.

L’acaro è difficile da individuare perché piccolo come una punta di spillo. Ci si accorge della presenza solo quando appaiono i primi sintomi sulla pelle, un po’ come accade con la cimice dei letti.

Le manifestazioni principali sono:

  • prurito intenso, soprattutto durante la notte;
  • eruzioni cutanee, con pustole dall’aspetto squamoso.

Le zone del corpo più colpite sono:

  • tra le dita;
  • nelle pieghe di polsi, gomiti, ginocchia, ascelle;
  • attorno alla vita;
  • su genitali, glutei e capezzoli.

Nei più piccoli, le lesioni sono più estese e possono comparire anche su viso, collo, cuoio capelluto, piante di mani e piedi [2, 3].

Quali sono le cause del ritorno della scabbia?

Per confermare l’effettivo ritorno della scabbia sono stati condotti diversi studi, anche in Italia. Nel Lazio, per esempio, subito dopo l’inizio della pandemia di malattia da Covid-19, è stata evidente la riduzione dei casi (-79,6%). Negli anni immediatamente successivi, invece, c’è stato un rapido aumento (+170,3% tra il 2022 e il 2023). I casi più numerosi si sono verificati nelle strutture sanitarie di lungodegenza.

Da queste evidenze si può dedurre che il lockdown aveva temporaneamente arrestato la diffusione della scabbia; mentre la ripresa delle attività, incluso il turismo, ha favorito l’aumento dei casi [4]. Analoghe situazioni si sono registrate a Bologna [5]. In Piemonte, dove i casi sono raddoppiati nel 2023, i più colpiti invece sono i giovani fino a 19 anni e gli over 80. Si segnalano di frequente, infatti, i focolai nelle residenze sanitarie assistenziali [6].

Oltre all’aumento dei contatti, incide anche la crescente resistenza ai farmaci. L’insuccesso della terapia può essere causato da diagnosi tardive e utilizzo scorretto dei trattamenti che, generalmente, sono lunghi e da proseguire in più cicli [1].

Come si trasmette?

La scabbia è molto contagiosa. Non è correlata alla scarsa igiene personale: può colpire individui di qualsiasi età e condizione sociale. Per la trasmissione occorre il contatto diretto e prolungato con una persona infetta. Le condizioni abitative affollate favoriscono la trasmissione, che aumenta notevolmente condividendo il letto o in caso di rapporti sessuali. Abbiamo parlato di strutture sanitarie, ma anche gli hotel e gli ostelli, i campeggi potrebbero essere rischiosi.

Il pericolo però, come dicevamo, è limitato senza il contatto diretto: gli acari possano vivere dentro i materassi fino a tre giorni, ma hanno bisogno della pelle umana per proliferare. Vestiti e biancheria sono un veicolo raro di contagio. Altrettanto rari sono i contagi in piscina, perché l’umidità impedisce agli acari di uscire dalla pelle (ma attenzione alle piscine!).

Non sono invece possibili i contagi da animali domestici: il parassita che provoca l’infezione nell’uomo è diverso dalla cosiddetta rogna che colpisce cani e gatti [2, 7].

Dottore, cosa possiamo fare se sospettiamo la presenza di acari della scabbia?

In casa è consigliato lavare biancheria e vestiti a oltre 60°C e asciugarli ad alte temperature o al sole. Per eliminare gli acari da oggetti e indumenti non lavabili è necessario sigillarli in sacchetti di plastica per almeno una settimana; materassi e cuscini possono essere igienizzati con il vapore.

Per limitare la diffusione è importante rivolgersi al medico al primo sospetto, perché le terapie sono più efficaci se tempestive [2].

Come si cura l’infezione?

La scabbia non guarisce spontaneamente: va trattata con farmaci specifici, prescritti dal medico o dal dermatologo, per eliminare sia i parassiti sia le uova. Non esistono prodotti da banco o preparazioni erboristiche approvati sul piano dell’efficacia e della sicurezza. Generalmente si utilizzano pomate (scabicidi) da applicare su tutto il corpo o farmaci da assumere per bocca. La terapia va seguita anche dai conviventi e dalle persone con cui si è venuti a contatto per più tempo, anche se asintomatici.

Ulteriori trattamenti possono essere prescritti per gestire il prurito (che può durare anche per settimane) e per controllare eventuali sovrainfezioni; le lesioni sulla pelle, infatti, sono esposte a batteri pericolosi, come stafilococco e streptococco [2, 7].

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Autore Maria Frega (Pensiero Scientifico Editore)

Maria Frega è sociologa, specializzata in comunicazione, e scrittrice. Si occupa di scienza, innovazione e sostenibilità per un'agenzia di stampa e altri media. Sugli stessi temi cura contenuti per testi scolastici e organizza eventi di divulgazione con associazioni ed enti pubblici. È inoltre editor di saggistica e tiene corsi di scrittura anche nelle scuole e in carcere. I suoi ultimi libri sono Prossimi umani e Filosofia per i prossimi umani, con Francesco De Filippo per Giunti Editore.
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