Con l’aggiornamento della linea guida sulla gravidanza fisiologica sono cambiate le raccomandazioni per il rubeo test, l’esame clinico che rileva la presenza nel sangue di anticorpi anti-rosolia. Se prima lo screening per la rosolia era compreso negli esami da effettuare entro la tredicesima settimana di gestazione, la nuova linea guida non lo ritiene più utile. Contrarre la rosolia in gravidanza, però, rappresenta sempre un rischio per la salute del feto.
Perché non è più raccomandato lo screening della rosolia in gravidanza?
Sono quattro le motivazioni che sostengono la decisione di non raccomandare più lo screening della rosolia in gravidanza [1]. La prima è rappresentata dal fatto che negli ultimi anni la copertura vaccinale contro la rosolia ha raggiunto tassi molto elevati.
Inoltre, in Italia è stato finalmente raggiunto l’obiettivo di eliminazione endemica del virus: è dal 2021 che non si rilevano casi di rosolia nella popolazione italiana [2].
Anche per quanto riguarda la sindrome della rosolia congenita, la malattia che può colpire il bambino nato da una donna che ha contratto la rosolia in gravidanza, non si registrano casi dal 2018.
La quarta delle ragioni che ha spinto gli esperti a non raccomandare più il test per gli anticorpi contro la rosolia in gravidanza riguarda la presenza, nel nostro Paese, di un sistema di sorveglianza in grado di rilevare tempestivamente eventuali nuovi casi di infezione.
Sta dicendo, Dottore, che vaccinarsi contro la rosolia è inutile?
Assolutamente no. Come ribadito anche nel documento pubblicato dall’Istituto Superiore di Sanità, la vaccinazione rimane l’unico strumento in grado di proteggere le donne suscettibili alla rosolia dal contrarre la malattia [3].
Dottore, può spiegarsi meglio?
Certamente. Tutte le donne che non sono state vaccinate contro la rosolia o non hanno contratto l’infezione da bambine sono considerate suscettibili: non avendo gli anticorpi specifici contro il virus della rosolia, nel caso in cui vengano a contatto con il virus sono a rischio di contrarre l’infezione e di trasmetterla al feto. L’immunità materna, infatti, è considerata un fattore protettivo contro l’infezione da rosolia intrauterina.
Dottore, come faccio a sapere se sono suscettibile?
In assenza di una documentazione scritta che attesti la vaccinazione o la pregressa infezione, è possibile venire a conoscenza del proprio stato anticorpale nei confronti della rosolia effettuando un dosaggio degli anticorpi specifici.
È vero che l’aggiornamento della linea guida Gravidanza fisiologica non offre più questo screening alle future mamme, ma le donne che stiano programmando di rimanere incinte o che lo siano già possono ancora eseguire lo screening gratuitamente dopo averne fatto richiesta al proprio medico curante o allo specialista ginecologo. Se il test è negativo, significa che non si è immuni alla rosolia.
Come si previene la rosolia?
La rosolia si può prevenire attraverso il vaccino attenuato trivalente morbillo-parotite-rosolia o con il vaccino attenuato quadrivalente morbillo-parotite-rosolia-varicella. Nei bambini la vaccinazione è obbligatoria e gratuita e prevede la somministrazione di due dosi, la prima nel secondo anno di vita e la seconda a sei anni [4]. Per gli adolescenti o gli adulti mai vaccinati le due dosi vengono somministrate a distanza di almeno quattro settimane [5].
Cosa posso fare se sono suscettibile e vorrei avere un bambino?
La vaccinazione delle donne suscettibili alla rosolia rimane la strategia più efficace di prevenzione della sindrome da rosolia congenita. Tuttavia, poiché i vaccini a base di virus vivi attenuati sono controindicati in gravidanza, è necessario vaccinarsi almeno un mese prima di un eventuale concepimento, tenendo presente che si ottiene l’immunità completa solo dopo che si è ricevuta anche la seconda dose.
Si rassicurino le mamme in gravidanza che hanno già altri figli in attesa di essere vaccinati contro la rosolia: il vaccino può essere somministrato loro senza alcun rischio, perché non ci sono possibilità che il virus iniettato con la vaccinazione sia trasmesso ad altre persone.
Screening per la rosolia
- Le donne considerate suscettibili, quindi che non hanno mai contratto l’infezione o non vaccinate in passato, possono ancora effettuare il test
- Per eseguire il test gratuitamente bisogna farne richiesta al proprio medico curante o allo specialista ginecologo
- Il test consiste nell’effettuare un prelievo del sangue per ricercare due tipi di anticorpi: le immunoglobuline M (IgM), che indicano un’infezione in atto, e le immunoglobuline G (IgG), che indicano che si è venuti a contatto con il virus in passato e che siamo protetti da eventuali nuove infezioni
- Nel caso in cui il test risultasse negativo è consigliato vaccinarsi almeno un mese prima di un eventuale concepimento
Cosa devo fare se sono incinta e ho il sospetto di essere infetta?
Se si ha il sospetto di aver contratto l’infezione e si è incinte, prima di tutto è necessario avvertire il medico che sta seguendo la gravidanza. Il medico prescriverà una serie di esami per confermare o escludere la diagnosi di rosolia, ma, se la diagnosi è confermata, non può evitare che il feto si contagi. Al momento, infatti, non esistono terapie per prevenire o ridurre le possibilità che la madre trasmetta il virus al feto.
Lo ripetiamo ancora una volta: la vaccinazione nel periodo preconcezionale rimane l’unica strategia efficace. Per questo, tutte le donne in età fertile dovrebbero essere a conoscenza del proprio stato immunitario contro la rosolia e, sempre per questo, la nuova linea guida ribadisce l’importanza di offrire, subito dopo il parto, la vaccinazione antirosolia a tutte le donne suscettibili, in modo da proteggere tutti i futuri figli [3].
Quali sono i rischi per il feto?
La rosolia è una malattia lieve, ma diventa pericolosa se contratta in gravidanza: il virus della rosolia è in grado di superare la barriera placentare e può provocare anomalie embrio-fetali. Le donne incinte che contraggono l’infezione hanno un rischio aumentato di aborto spontaneo, morte intrauterina o malformazioni gravi del feto, che possono comportare, nei casi più gravi, cecità, sordità, malformazioni cardiache e ritardo mentale [5]. L’esito del contagio in gravidanza dipende prima di tutto dall’epoca gestazionale al momento dell’infezione.
Se l’infezione avviene poco prima del concepimento o nel primo trimestre di gravidanza, quando il processo di formazione degli organi non è ancora terminato, il rischio stimato di danni al feto può arrivare anche al 90%. All’aumentare dell’epoca gestazionale, il rischio diminuisce sensibilmente, al punto che, nelle infezioni contratte dopo la ventesima settimana, i casi di sindrome da rosolia congenita sono rari.
Argomenti correlati:
GravidanzaPuericulturaRosolia