A Natale siamo tutti più buoni. Speriamo che questa convinzione – diventata ormai un luogo comune – abbia un fondamento di verità. Purtroppo, però, il problema reale è che i nemici che ci circondano non hanno alcuna intenzione di diventare più miti o arrendevoli.
Nemici natalizi: a chi si riferisce dottore?
Ne abbiamo diversi, purtroppo, a iniziare dal colesterolo. Celebrare il Natale è associato a livelli più elevati di colesterolo totale e LDL e a un rischio più elevato di ipercolesterolemia nella popolazione generale. Uno studio svolto in Danimarca (per ritrovarlo in rete, si tratta del Copenhagen General Population Study) ha mostrato che i livelli medi di colesterolo nella popolazione sono maggiori del 15% a fine dicembre-inizio gennaio rispetto a maggio-giugno [1].
Quindi, come ogni medico sa, salvo casi particolari una diagnosi di ipercolesterolemia non dovrebbe essere fatta intorno a Natale, rimandando l’esame a un momento successivo e adeguatamente distanziato dall’Epifania, certamente prima dell’inizio di un eventuale trattamento farmacologico per ridurre i valori di colesterolo. Insieme ad altri fattori, sappiamo che l’ipercolesterolemia non è una buona notizia per il nostro cuore.
Vuol dire, dottore, che a Natale dovremmo fare attenzione alla salute del cuore?
Non proprio: a Natale – come in ogni altro periodo dell’anno – dovremmo cercare di vivere una vita serena, affrontando nel modo più equilibrato possibile le difficoltà e le preoccupazioni quasi sempre presenti.
Però, è bene sapere che alcuni studi hanno evidenziato una maggiore frequenza di disturbi cardiovascolari anche gravi durante le festività natalizie. Per esempio, un numero più elevato di infarti miocardici acuti rispetto al resto dell’anno [2]. I dati di un registro nazionale delle unità coronariche in Svezia hanno rivelato un aumento del 15% dei casi di infarto miocardico acuto durante le vacanze di Natale [3]. È stato anche riscontrato un rischio più elevato di mortalità o riammissione a 30 giorni tra i ricoverati in ospedale a Natale in Ontario, uno stato del Canada [4]. Uno studio su una coorte di cittadini norvegesi molto numerosa, pubblicato nel 2021, ha ipotizzato che negli ultimi tre decenni potrebbero essersi verificate 11 morti in eccesso nel periodo natalizio [5].
Dal momento che alcune di queste ricerche erano state svolte negli Stati Uniti – dove il Natale coincide con uno dei periodi più freddi dell’anno, durante il quale è maggiore la diffusione di virus influenzali – lo studio è stato ripetuto in un Paese come la Nuova Zelanda, dove il Natale “cade” in estate [6]. Ebbene, i ricercatori hanno provato che anche in un contesto dove il Natale si verifica durante la stagione più calda, i decessi durante le festività natalizie sono aumentati di circa il 4% rispetto alla media del resto dell’anno. Anche l’età media delle persone che muoiono in questo periodo è leggermente inferiore a quella del resto dell’anno. Ciò suggerisce che le vacanze stesse potrebbero contribuire a un aumento della mortalità, indipendentemente dagli effetti del tempo e dai problemi di salute associati alle temperature più fredde.
Lo studio non era disegnato per chiarire il motivo di un’eventuale maggiore mortalità, ma alcuni commentatori hanno suggerito possibili cause in base ai dati di altre ricerche già svolte.
Quali potrebbero essere dunque i motivi?
Le vacanze sono un momento stressante per molte persone poiché si moltiplicano gli obblighi, non solo familiari e sociali, ma anche economici. Questo insieme di cose potrebbe contribuire all’aggravamento di alcuni fattori di rischio legati all’insorgere di problemi cardiaci. Pensiamo per esempio all’aumento dei valori della pressione arteriosa. Come detto, possono avere un ruolo anche il consumo di cibi più ricchi sempre presenti durante le feste, dai dolci alle carni, così come le numerose occasioni conviviali che tipicamente rendono interminabili i pranzi e le cene, o comunque assai più lunghi del solito. Il consumo di alcol aumenta anche durante le festività natalizie, il che per alcune persone può contribuire a problemi di salute.
Ma a causare un maggiore rischio potrebbero esserci anche altre ragioni, non legate a fattori clinici, per così dire: per esempio la riduzione dell’esercizio fisico. Molti corsi di ginnastica, tennis o nuoto si interrompono, alcune persone si allontanano dalla città di residenza e talvolta si finisce con l’interrompere le buone abitudini. E la variabilità stagionale dell’attività fisica è stata dimostrata da diversi studi [7]. Ma non solo…
Oltre ai valori pressori e del colesterolo, cosa può mettere a rischio la salute del cuore?
I clinici che hanno condotto le ricerche che abbiamo citato hanno suggerito che le persone che avvertono un dolore toracico o altri sintomi riconducibili potenzialmente all’infarto miocardico potrebbero ritardare il ricorso alle cure di un medico perché non vogliono interrompere le feste di Natale e Capodanno.
Non è infrequente tendere a rimandare il momento di consultare un medico o di recarsi al pronto soccorso durante le vacanze. Si tende ad aspettare il più possibile, anche per timore che possa trattarsi di un errore per il quale – addirittura – si potrebbe essere giudicati negativamente dai professionisti sanitari impegnati nell’emergenza.
Allo stesso tempo, chi fosse in viaggio per vacanza potrebbe impiegare più tempo per orientarsi fino a trovare un medico o il posto di soccorso, il che inevitabilmente finisce con l’aumentare il rischio o la gravità dell’episodio clinico.
Argomenti correlati:
Malattie cardiovascolariMedicinaProblemi stagionaliStress