Se non fosse per le mascherine indossate dal pubblico, le foto dell’ultimo concerto dei Love of Lesbian – tenutosi il 27 marzo 2021 al palazzetto di San Jordi di Barcellona – potrebbero sembrare quelle di un evento del 2019. Circa 5.000 persone che cantano e ballano felici, code al bar, nessun distanziamento sociale.
Tuttavia, il fatto che si sia deciso di organizzare un concerto nel pieno della pandemia di Covid-19 non significa che in Spagna l’emergenza sia finita. Più che un evento mondano, infatti, il concerto dei Love of Lesbian è stato un vero e proprio esperimento scientifico. L’obiettivo? Capire se in questa fase dell’epidemia sia possibile mettere insieme migliaia di persone senza generare un focolaio.
Perché da quando c’è la Covid-19 non si fanno più concerti?
C’è un motivo se in quasi tutto il mondo gli eventi pubblici che prevedono un grande afflusso di persone, specie se in ambienti chiusi, sono sospesi: in queste situazioni il rischio di contagio è estremamente elevato. Un evento come un concerto musicale in un palazzetto, infatti, con molte persone che stanno estremamente vicine tra loro per un tempo prolungato mentre urlano e cantano, costituisce un ambiente ideale per la trasmissione del virus [1,2]. Non a caso la classifica delle attività più rischiose in questo senso, stilata dalla Texas Medical Association nei primi mesi dell’emergenza, vede la voce “assistere a un grande concerto musicale” posizionata tra quelle con il rischio più elevato, insieme a “partecipare a un evento sportivo allo stadio” e “recarsi al bar” [3].
Se siete curiosi di sapere qualcosa in più a proposito del rischio di prendere Covid-19, potete leggere la nostra scheda “È possibile prendere Covid-19 al ristorante?”.
Dottore, allora come si è svolto il concerto dei Love of Lesbian in Spagna?
L’ipotesi alla base dell’esperimento condotto in Spagna era la seguente: è possibile, prendendo specifiche precauzioni, organizzare un evento pubblico in sicurezza anche se il virus SARS-CoV-2 continua a diffondersi nella popolazione? La risposta a questa domanda, come è facile immaginare, dipende proprio dalle precauzioni messe in campo.
Per quanto riguarda il concerto dei Love of Lesbian gli organizzatori avevano previsto il seguente protocollo:
- i partecipanti dovevano essere risultati negativi a un test antigenico svolto il giorno stesso presso una delle tre sedi preposte;
- all’ingresso, a ogni partecipante veniva misurata la temperatura e consegnata una mascherina FFP2 da sostituire con quella che aveva al momento dell’arrivo;
- il pubblico era diviso in tre zone, ognuna con bagni e bar separati;
- tutte le informazioni relative all’evento, compreso il risultato del test antigenico, erano consultabili attraverso un’applicazione smartphone.
È comunque presto per dire com’è andata. Josep Maria Llibre, medico dell’ospedale Germans Trias i Pujol di Barcellona coinvolto nello studio, ha spiegato che i ricercatori terranno sotto controllo i partecipanti per i 14 giorni successivi all’evento in modo da individuare e monitorare eventuali contagi [4]. Dai controlli effettuati prima del concerto, invece, sono emersi 6 soggetti positivi all’infezione da SARS-CoV-2, i quali ovviamente non hanno potuto prendere parte all’iniziativa.
Dottore, è la prima volta che si fa un esperimento di questo tipo?
Non esattamente. Sempre a Barcellona si era tenuto a dicembre un concerto di dimensioni più piccole – circa 500 persone – presso la Sala Apodo. Anche in quel caso le precauzioni prevedevano test antigenico e uso di mascherina ma nessun distanziamento sociale. I risultati – come sottolineato in un’intervista rilasciata a elDiario.es da Boris Revollo, virologo dell’Isri Caixa Institute for AIDS Research coinvolto nello studio – sono stati positivi: “L’analisi statistica ci permette di affermare che non c’è maggior rischio di contagio nelle persone che partecipano a un evento di massa se vengono seguite le misure che abbiamo implementato nello studio” [5].
Ma non c’è solo la Spagna. Già da un paio di mesi a questa parte i Paesi Bassi hanno lanciato una serie di eventi tra concerti, spettacoli teatrali, partite di calcio e festival musicali per valutare la possibilità di permettere al mercato dell’intrattenimento di ripartire anche prima della fine della pandemia. L’ultimo in ordine di tempo è stato un festival musicale organizzato nel villaggio Biddinghuizen, con 1.500 partecipanti divisi tra due palcoscenici. Anche in questo caso per entrare nell’area concerti era necessario essere risultati negativi a un tampone, mentre l’utilizzo di una mascherina era consigliato ma non obbligatorio. Per poter valutare meglio l’evento da un punto di vista epidemiologico, inoltre, i biglietti dell’evento erano dotati di un dispositivo elettronico che rendeva possibile il tracciamento di spostamenti e contatti di tutti i partecipanti [6].
Dottore, quindi sarà presto possibile ricominciare ad andare ai concerti?
Impossibile dirlo al momento. Come spiegato in precedenza tutti i casi descritti, dalla Spagna ai Paesi Bassi, costituiscono degli esperimenti realizzati in condizioni controllate, utili soprattutto ad aumentare le conoscenze sulla trasmissione del virus. L’eventualità che l’organizzazione di eventi di questo tipo diventi effettivamente una possibile soluzione dipenderà dai risultati ottenuti e da molti altri fattori. Primo tra tutti, l’andamento dei contagi.
Diverso invece è il caso della Nuova Zelanda. Nello stato oceanico, infatti, dichiaratosi covid-free a dicembre, sono già ricominciati i concerti veri e propri. Lì, addirittura, ai partecipanti non è richiesto di indossare la mascherina ma solo di tenere accesso il bluetooth, per permettere il corretto funzionamento delle app di contact tracing [7].
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